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L'Italia di Spalletti anche contro il Belgio ha confermato di avere svoltato, come gioco e come spirito, dopo l'orrenda spedizione a Euro 2024. Eppure i giocatori convocabili sono più o meno sempre quelli...
Fra l’Italia e la vittoria quasi sicura nel suo girone di Nations League c’è stata soltanto l’espulsione, meritata, di Lorenzo Pellegrini a 5 minuti dalla fine del primo tempo, sul 2-0 per gli azzurri con i gol di Cambiaso e Retegui. Sarà stato il difficile momento nella Roma, dove i tifosi l’hanno messo nel mirino dopo l’esonero di De Rossi, sarà stato Bastoni che lo ha messo in difficoltà con un rilancio sbagliato, sta di fatto che un’Italia che fin lì stava volando dopo l’entrata assurda di Pellegrini su Theate ha preso subito il gol di De Cuyper e poi è stata costretta ad una partita di contenimento, peraltro dignitosissima grazie al sacrificio di Retegui, con il Belgio che ha segnato il 2-2 ancora sugli sviluppi di un calcio piazzato. Tutto sommato bene così, ricordando che a maglie invertite per un fallo come quello di Bastoni su Openda staremmo parlando di rigore negato, ipotizzando complotti contro il calcio italiano.
Al di là dell’aspetto tattico, con la scelta definitiva della difesa a tre, che fra l’altro permette di inserire più facilmente chiunque in un gruppo che non è un gruppo, con le porte troppo girevoli, Spalletti ha confermato di avere cambiato passo con le vittorie su Francia e Israele, preparando le singole partite invece di lavorare su improbabili cicli. Se hai centrocampisti tonici come Tonali e Frattesi, che sul piano atletico sono stati davvero di altissimo livello, ed in generale una squadra che accompagna l’azione, il dibattito sulle punte italiane che non ci sono può anche essere superato, almeno nelle partite in cui funziona tutto il resto.
Il Belgio ha facilitato il compito con la presunzione di Tedesco, che si è inventato Doku a tutta fascia facendolo umiliare da Dimarco, ma in sintesi si può dire che l’Italia dell’Olimpico può conquistarsi via Nations un buon posto per il sorteggio mondiale e poi andarci davvero, al Mondiale, 12 anni dopo l’ultima presenza: dei 14 azzurri che scesero in campo a Natal contro l’Uruguay giocano oggi soltanto Darmian, Verratti, De Sciglio e Immobile, mentre Balotelli è in cerca di squadre e gli altri (Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo, Marchisio, Parolo, Cassano e Thiago Motta) fanno altro o anche niente. Questo non per ricordare la triste spedizione brasiliana, ma per sottolineare quanto sia importante andarci, al Mondiale, a questo giro, senza fare gli schizzinosi quando Spalletti si pone obbiettivi medi, che non fanno sognare.
Tornando all’attualità, bisogna dire che all'Olimpico il migliore in campo insieme a Dimarco è stato Mateo Retegui, uno dei pochi centravanti veri in giro per l’Europa e unico a mettere d’accordo Mancini, Totti e Spalletti, tre personaggi non proprio amicissimi fra di loro. Retegui è stato infatti l’unica buona intuizione nella breve, svogliata e ormai terminata carriera da procuratore di Totti, che già nel 2020 provò a portarlo in Italia: all’epoca era un ventunenne di buone ma non fenomenali prospettive, che il Boca prestava di qua e di là. Soltanto tre anni dopo Mancini, in piena depressione post-Mondiale, se lo inventò italiano per la partita di qualificazione europea contro l’Inghilterra, con una di quelle scelte un po’ provocatorie, del genere Pafundi, che però davano una scossa all'ambiente.
Da allora Retegui è uscito dalle convocazioni azzurre soltanto per infortunio, anche se Spalletti come titolare gli ha quasi sempre preferito Scamacca. Del quale ha preso il posto anche nell’Atalanta, dopo il grave infortunio. Un toro come Retegui, al di là dei gol, permette di giocare con iun centrocampista in più (e un Pellegrini ispirato sarebbe l'ideale per galleggiare fra la punta e chi si inserisce) e nella sostanza di fare sempre bella figura contro le squadre forti e/o presuntuose. In definitiva un’Italia che è tornata credibile e che rende ancora più ridicoli i dibattiti post Euro 2024 sui settori giovanili (Retegui con quelli italiani c’entra zero), sui giovani che non giocano più a pallone nei cortili, sulle percentuali di italiani in Serie A, eccetera. Ancora nel 2024 siamo in grado di mandare in campo un’Italia decente, al di là dei risultati, delle mani avanti e del disfattismo cosmico. Magari non alzerà la coppa a East Rutheford, ma a quel torneo ci deve andare.
stefano@indiscreto.net
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