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File Photo: Thomas Tuchel

File Photo: Thomas Tuchel HAMBURG, GERMANY - DECEMBER 21:  Head coach Thomas Tuchel of Mainz 05 reacts prior to the Bundesliga match between Hamburger SV and 1. FSV Mainz 05 at Imtech Arena on December 21, 2013 in Hamburg, Germany.  (Photo by Dennis Grombkowski/Bongarts/Getty Images)© Bongarts/Getty Images

Tuchel lo straniero

Il tedesco è il terzo allenatore non britannico nella storia dell'Inghilterra, dopo Eriksson e Capello. Una scelta inconcepibile per le tifoserie delle altre grandi nazionali... 

7 giorni fa

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Thomas Tuchel è il nuovo allenatore della nazionale inglese, il terzo non britannico della sua storia dopo Sven Goran Eriksson e Fabio Capello. Il cinquantunenne tedesco ha firmato con la Football Association un contratto di diciotto mesi, quindi con l’orizzonte del Mondiale 2026: sarà il successore di Gareth Southgate, dopo queste partite (4 che diventeranno 6 visto che con Grecia e Irlanda in panchina ci sarà ancora lui) in cui Lee Carsley ha fatto da traghettatore: tornerà a guidare l’Under 21 e, a suo dire, non ha mai pensato di diventare il commissario tecnico della nazionale maggiore. E del resto l’Inghilterra non ha un allenatore per così dire ‘federale’, dai tempi di Winterbottom, anche se Southgate si avvicinava molto a questa figura visto aveva iniziato con l’Under 21 inglese dopo 3 stagioni non memorabili alla guida del Middlesbrough.

Da ricordare, anche se è ancora viva la commozione per la sua morte, che Eriksson iniziò bene, portando l’Inghilterra ai quarti di finale del Mondiale 2002 (sconfitta con il Brasile) ma poi per quattro anni entrò nel mirino di media e tifosi non solo per i risultati appena discreti, in linea con quelli dei suoi predecessori e successori, ma anche per il suo stile troppo compassato, secondo i critici causa delle tante occasioni perse dall'Inghilterra una volta arrivata al momento decisivo (ma dal 1966 le hanno provate tutte). Stile apprezzato però da molti giocatori, Beckham su tutti. Peggio sarebbe andata con Fabio Capello, contestatissimo anche perché si circondò soltanto di italiani (da Baldini a Tancredi, da Galbiati a Neri) e facendo quindi la parte di quello che viene a spiegare il calcio ai barbari, con il quale l’Inghilterra si qualificò per il Mondiale 2010, uscendo malamente con la Germania agli ottavi (da non dimenticare però il gol non dato a Lampard, con pallone ben oltre la linea di porta, che sarebbe stato quello del 2-2). Insomma, i precedenti non giocano a favore di Tuchel: i c.t. stranieri con l’Inghilterra hanno fatto più o meno come quelli inglesi bravi, nel caso di Capello anche peggio. Poi i curriculum di Eriksson, Capello e Tuchel erano e sono ottimi, tutte in teoria ottime scelte.

Il vero tema è però un altro: come mai fra le nazioni che trainano il calcio soltanto in Inghilterra il c.t straniero viene accettato, pur non essendoci unanimità sul tema? L’Italia non l’ha quasi mai avuto (ultime tracce le 4 partite Herrera in tandem con Valcareggi nel 1966-67), così come la Francia, la Spagna (con le significative eccezioni degli spagnolizzati Kubala e Santamaria), l’Argentina e il Brasile, dove la sola ipotesi di Ancelotti aveva scatenato una rivolta anche politica. In altre parole tutti i grandi paesi di calcio accettano di avere generazioni di giocatori più scarse di altre, ma quasi nessuno, tranne appunto l’Inghilterra, accetta di non avere almeno un uomo che capisca di calcio. Anche se la scelta del c.t. straniero non è solo per questioni tecnico-tattiche, ma anche per avere una figura teoricamente libera da condizionamenti locali. Ha insomma un suo perché, pur non essendo garanzia di risultati.

stefano@indiscreto.net

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