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L'Italia come punto di partenza, i contratti del Parma, il Cagliari di Piras e l'addio di Moratti
Leonardo Bonucci comincia quindi la sua carriera di allenatore come assistente di Corradi alla Under 20, nazionale fino a pochi anni fa sorella brutta e semisconosciuta dell’Under 21 (e non per quell’anno di differenza) ma che da quando partecipa stabilmente al Mondiale ha cambiato passo anche dal punto di vista mediatico: terza nel 2017 con Evani (con in campo Barella, Dimarco e Orsolini), quarta nel 2019 con Nicolato (la squadra di Scamacca, Pinamonti e Frattesi), seconda l’anno scorso con Nunziata (in campo Casadei, Baldanzi e Pafundi) perdendo la finale contro l’Uruguay. Piazzamenti da asteriscare, come tutti quelli del calcio giovanile, ma sempre meglio di nessun piazzamento come dimostra l’Under 21 che ha fallito le ultime quattro qualificazioni olimpiche. Dal punto di vista della FIGC l'ennesima scelta filosofica discutibile: invece di avere soltanto allenatori esperti, magari poco conosciuti ma esperti, per formare i giovani si utilizza la maglia azzurra come parcheggio per chi ancora non ha bene deciso il proprio futuro. E questo non c'entra con la storia di Bonucci, che è enorme visto che parliamo del quarto per presenze con l'Italia.
È da poco uscita la biografia di Gigi Piras, Una vita in rossoblù, scritta da Pietro Marongiu, libro che ripercorre la carriera dell’attaccante icona del Cagliari almeno al pari di Gigi Riva, anche se ovviamente il livello calcistico nemmeno è paragonabile. Certo è che Piras, da ieri settantenne, con la maglia del Cagliari ha segnato 87 gol in 14 stagioni equamente divise fra A e B, dal 1973 al 1987. Cresciuto nel mito di Riva, cosa scontata per un ragazzo sardo nato nel 1954, a differenza dei coetanei lui con Riva ci ha giocato sul serio. Fin dall’esordio in Serie A, il 26 aprile 1974, sostituendo Nené in un Cagliari-Fiorentina e segnando il gol della vittoria a 10 minuti dalla fine, su un’azione da calcio d’angolo in cui come al solito Riva era marcato da tre difensori. Chi ha una certa età lega però Piras soprattutto a Pietro Paolo Virdis e alla straordinaria coppia d’attacco che formarono nella Serie B da cui il Cagliari allenato da Toneatto ripartì dopo la fine dell’era Riva.
Interessante statistica del CIES, che sintetizzato l’età media in cui un calciatore è stato per la prima volta messo sotto contratto dal suo club attuale, escludendo chi proviene dal settore giovanile. In altre parole, chi è che punta di più sui giovani formati da altri? Nel mondo c’è il clamoroso caso dello Zilina, che mette sotto contratto soltanto calciatori Under 21, ma prendendo in considerazione soltanto i grandi campionati il club che più punta sui calciatori giovani è lo Strasburgo, davanti a Brentford e Lipsia, con Chelsea e Real Madrid ottimi quarto e quinto. In Italia la squadra più lungimirante è il Parma: il 75% dei componenti la sua rosa è stato messo sotto contratto prima dei 25 anni, e ben il 41,7% prima dei 21, meglio di Venezia e Bologna. Dal lato opposto la squadra con più primi contratti per over 30 è il Como, con il 30%, davanti all’Inter con 29,2. Como e Inter fra l’altro prima e terza fra le squadre delle prime cinque leghe.
L’era Moratti all’Inter sembra finita un secolo fa, ma in realtà sono soltanto 10 anni oggi. Visto che fu il 23 ottobre 2014 che Massimo Moratti si dimise da presidente onorario, mettendo ufficialmente fine alla sua partnership con Thohir. Due anni dopo avrebbe venduto le sue quote residue, con l’inizio dell’era Suning, e il resto è storia di oggi. Stando soltanto all’ufficialità, quindi aumenti di capitale e finanziamenti vari, si può dire che i quasi vent’anni alla guida dell’Inter siano costati a Moratti più di 1,2 miliardi di euro, circa come a Berlusconi i 31 di Milan (però facendo ritornare 600 milioni alla base nel 2017) e agli azionisti della Juventus le ultime sette stagioni bianconere.
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