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L'ex attaccante della Nazionale torna in Italia per un finale di carriera all'altezza del suo talento, all'inseguimento del tempo perduto...
Mario Balotelli torna in Italia, per dare una mano al Genoa nel raggiungere la salvezza e a sé stesso per chiudere la carriera su un palcoscenico adeguato alla sua classe. È il suo dodicesimo club, il settimo (dopo Nizza, Marsiglia, Brescia, Monza, Adana Demirspor in due riprese e Sion) negli ultimi sei anni, e già questo dice tutto di un giocatore con un grande avvenire dietro le spalle ma che può avere ancora un buon presente. Certo non c'era la coda per ingaggiarlo e anche questo spiega i 500.000 euro lordi con cui il Genoa lo pagherà fino a giugno, quando poi tutto sarà riscritto dalla nuova proprietà e dall'eventuale permanenza in Serie A.
Campionato da cui manca dal 2020, da quando con il Brescia deluse fra squalifiche, problemi con i tre allenatori (Corini, Grosso e Diego Lopez) e soprattutto con il club per questioni finanziarie, pochi gol, 5 e un rendimento che comunque non riuscì a evitare la retrocessione di una squadra da retrocessione, in cui brillava soltanto l'allora emergente Tonali. Poi dopo un periodo di inattività paragonabile a quello vissuto fino a oggi Mino Raiola riuscì a fargli avere un'altra chance in B nell'ambizioso Monza berlusconiano, dove quelle poche partite non le giocò nemmeno male: 6 gol che non furono sufficienti per la promozione e nemmeno per convincere Mancini a sfidare i suoi giocatori per convocarlo a Euro 2020. Il buon inizio con l'Adana Demirspor gli sarebbe valso la convocazione per uno stage azzurro qualche mese dopo, ma ormai certi treni erano passati. Fino al 2026 Balotelli rimarrà l'ultimo italiano ad avere segnato in un Mondiale, il gol del 2-1 all'Inghilterra: poi in pochi giorni si sarebbe passati dalla statua equestre ai processi da parte degli 'uomini di calcio', ma sono storie più volte raccontate e quindi arriviamo al presente, che significa Genoa.
Cosa può fare Balotelli per Gilardino? Il Genoa è una squadra da due mesi in caduta libera, dopo il discreto inizio di stagione: la sconfitta dell'Olimpico con la Lazio è stata la sesta nelle ultime otto partite (contiamo anche quella amarissima in Coppa Italia con la Sampdoria), ma la classifica è meno grave della sensazione trasmessa e soprattutto della pochezza della rosa dopo le cessioni di Retegui e Gudmundsson e la sfortuna galattica di infortuni gravissimi come quelli di Gollini, Messias e Malinovsky, senza contare quelli meno gravi come Vitinha e Ekuban. Il tutto in mezzo a un cambio di proprietà con 777 Partners che ha messo il club sul mercato in un momento in cui sul mercato ci sono davvero tanti club. Un caos che non impedisce al Genoa di avere il settimo pubblico della Serie A: 32.002 spettatori a partita, più di squadre che fanno la Champions come Bologna e Atalanta. Per tornare in alto gli basterebbe in teoria poco: è anche ciò che si è sempre pensato di Balotelli.
stefano@indiscreto.net
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