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Si è chiuso malissimo, al di là dell'esonero, il periodo alla guida della Roma di un allenatore che in carriera aveva quasi sempre tirato fuori il massimo dalle sue squadre
Ivan Juric è stato il peggior allenatore della Roma nel dopo Capello, se vogliamo far partire la storia moderna dall’ultima Roma capace di vincere lo scudetto. Lo è stato per media punti, dietro a tutti (dall’alto in basso Spalletti, Ranieri, Garcia, Andreazzoli, Di Francesco, Fonseca, De Rossi, Mourinho, Zeman, Montella e Luis Enrique), ma soprattutto lo è stato per la sensazione di provvisorietà trasmessa all’esterno e, cosa ben più grave, ai suoi giocatori. Il soliti discorsi sui traghettatori non valgono, basti pensare ai pochi mesi di Montella e Andreazzoli alla guida della Roma, senza contare il fatto che Juric è stato messo sulla panchina della Roma dalla quinta giornata di campionato, con quasi un anno davanti e il tempo per guadagnarsi la riconferma. Meno ne aveva avuto nella scorsa stagione De Rossi, al di là del fatto che il contratto triennale fattogli firmare successivamente si sia rivelato una mossa scellerata.
Juric aveva anche iniziato bene, con il 3-0 all’Udinese, il pareggio con l’Athletic Bilbao e la vittoria, faticosa ma pur sempre vittoria, con il Venezia, decisa dal primo gol di Pisilli in Serie A. A quel punto l'allenatore croato sembrava avere in mano la situazione, anche con la maggioranza dei giocatori che ha rimpianto De Rossi fin dal primo minuto e che gli ha remato contro sia del punto di vista tattico (il 3-4 e qualcosa non è mai piaciuto) sia da quello dell’atteggiamento, per non parlare del merito di certe scelte, da Angelino braccetto all’ostracismo assurdo nei confronti di un campione come Hummels. E così, fra Dybala, Pellegrini e altri, sono iniziati le mezze parole, i mezzi infortuni, i mezzi retroscena che a Roma come altrove certificano il precipitare di una situazione.
Non ci ricordiamo a memoria un comunicato di esonero in cui si ringrazia l’allenatore per avere gestito un ambiente difficile, quindi in qualche modo giustificandolo. Poi è chiaro che di giustificazioni non c’è bisogno: la lontananza fisica ma anche emotiva dei Friedkin, le dimissioni della CEO Souloukou che aveva personalmente scelto Juric sorprendendo tutti, Ghisolfi di fatto scavalcato, una rosa piena di doppioni (Guardiola e Mourinho insieme non troverebbero la formula per far coesistsre Dybala, Soulé e Baldanzi) e di sopravvalutati, crolli di rendimento (Zalewski, che Juric ha anche provato a recuperare, ma anche Pellegrini) che prescindono dalla Roma, più tante altre cose avrebbero reso il lavoro difficile per qualunque allenatore.
Ma Juric, uno vero, uno che arriva dal basso e non si è mai visto regalare niente, ha fatto peggio rispetto alle previsioni più negative e anche rispetto allo Juric che tutti conoscono: quello di Crotone, quello di Verona, anche quello di Genova fra un esonero e un reintegro in un ambiente simile a quello romanista. Un allenatore che ha sempre fatto giocare un calcio aggressivo, molto verticale, con un pressing alto, senza ricami, qualcuno dice da provinciale ma non è che il calcio di Klopp sia (fosse) molto diverso, per non citare Gasperini che di Juric è amico e maestro. Paradossalmente i lanci di Svilar per Dovbyk, contestati dagli esteti, sono la cosa più da Juric che si sia vista in questi due mesi scarsi. Ma proprio scarsi.
stefano@indiscreto.net
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