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Torino FC, conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore Paolo Vanoli

President of Torino FC Urbano Cairo,  during the press conference of the new coach of Torino FC in the preseason summer training camp of Torino Fc in Pinzolo. July 23, 2024. Sport - soccer-EXCLUSIVE TORINO FC (Photo by Fabio Ferrari/LaPresse)© LAPRESSE

Cairo record

Con 7.031 giorni di presidenza del Torino superato Orfeo Pianelli. Ma soltanto per le statistiche...

2 dicembre

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Urbano Cairo è il presidente durato più a lungo nella storia del Torino, ma non esattamente il più amato dai tifosi. Il giorno dopo la sconfitta casalinga con il Napoli l’editore milanese (e milanista) ha con 7.031 giorni di presidenza superato Orfeo Pianelli, presidente dal 1963 al 1982, con ben altri risultati: lo scudetto 1975-76, il primo e unico dopo Superga, tre secondi posti di cui due (1971-72 e 1976-77) considerabili scudetti buttati, per non dire altro, tanti piazzamenti onorevoli e anche due Coppe Italia, senza contare i tanti giocatori della Nazionale schierati in una Serie A senza stranieri, in numero inferiore soltanto a quelli della Juventus. Il confronto con i risultati del Torino di Cairo, due settimi posti come massimo traguardo, è impietoso ma non dice tutto perché il problema negli ultimi 19 anni è stata la perdita di una identità e non il mancato acquisto di Valentino Mazzola o di Messi.

E pensare che Pianelli veniva da alcuni sbeffeggiato quasi per gli stessi motivi, cioè la mancanza di ambizione e la sudditanza nei confronti dei poteri forti e in particolare della Juventus. Lo accusavano di essere con la sua azienda un fornitore della FIAT, cosa che in realtà era visto che la sua Pirelli & Traversa (impianti elettrici per l’industria) fece fortuna proprio grazie al boom dell’auto. Questo non impedì al vituperato Pianelli di presentarsi ai tifosi ingaggiando Nereo Rocco, che pochi mesi prima (!) aveva vinto la Coppa dei Campioni con il Milan, come se Cairo la scorsa estate avesse ingaggiato Ancelotti, di fare sempre ottimi mercati rapportati a quell’epoca autarchica e di rifiutare alle tre grandi i suoi migliori giocatori, a partire da Gigi Meroni per proseguire con il gruppo che avrebbe fatto parte del primo ciclo della Nazionale di Bearzot: fra i 22 del Mondiale 1978 Pecci, Zaccarelli, Patrizio e Claudio Sala, Graziani e Pulici. Un’epoca che si concluse per tragedie personali, come il rapimento del nipote Giorgio, di quattro anni, industriali e anche giudiziarie. Nel 1982 la presidenza del Torino sarebbe passata a Sergio Rossi, anche lui fornitore FIAT e anche lui buon presidente anche se meno di Pianelli, che gestì il Torino con Nizzola e Moggi.

Inutile ripercorrere tutta la storia granata, rimanendo su quella di Cairo si può dire che nel suo Torino, avuto in regalo nel 2005 dall’allora sindaco Chiamparino sfruttando l’escamotage del Lodo Petrucci (che consentiva di fatto di dare un club a chiunque, retrocedendo di una sola categoria e facendo marameo a gran parte dei creditori), si sono visti in 19 anni 18 allenatori: Arrigoni, Stringara, De Biasi tre volte, Zaccheroni, Novellino due volte, Camolese, Colantuono due volte, Beretta, Lerda due volte, Papadopulo, Ventura, Mihajlovic, Mazzarri, Longo, Giampaolo, Nicola, Juric e Vanoli. Quasi nessuno, detto senza offesa, paragonabile al Rocco del 1963 o, scendendo un po’, a Mondino Fabbri e Gigi Radice.

Da notare che in questo quasi ventennio, fra centinaia di acquisti, come è per tutti i club di oggi, soltanto 7 siano costati (ingaggio escluso) più di 10 milioni di euro: Verdi il più caro nella storia di Cairo, con 22 milioni, seguito da Ilic, Immobile, Niang, Zaza, Meité, Izzo e Vlasic. Nello stesso periodo le cessioni da più di 10 milioni di euro sono state 16, partendo dai 47 milioni ricavati da Bremer e proseguendo con Buongiorno, Zappacosta, Maksimovic, Bellanova, eccetera. Insomma, se il Torino a Cairo è costato soltanto una media di 4 milioni l’anno, la metà di quanto costa la Juventus Next Gen in Serie C, è chiaro che fra gli acquisti non potevano esserci Haaland e Bellingham a prezzo pieno. E quindi? Le recenti aperture di Cairo all’ipotesi di una cessione permettono di disegnare qualsiasi scenario, Red Bull, arabi, le fantomatiche cordate piemontesi (azionariato popolare è già stato detto?), eccetera. Ma questo non toglie che nei 19 anni di Cairo il Torino abbia abbassato il suo status, perdendo tifosi giovani e per ovvie ragioni molti di quelli vecchi.

stefano@indiscreto.net

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