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La notte di Ducadam

La notte di Ducadam

Addio a un portiere diventato icona anni Ottanta non soltanto per quei quattro rigori parati a Siviglia, ma perché in quel calcio poteva diventare campione d'Europa la Steaua Bucarest...

3 dicembre

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Con la morte di Helmut Duckadam se ne va una delle leggende di un calcio in cui la Steaua Bucarest vinceva la Coppa dei Campioni con una squadra tutta di rumeni, battendo in finale un Barcellona per nove undicesimi spagnolo (e Schuster di fatto catalanizzato) dopo avere superato a fatica il Kuusysi nei quarti di finale e in rimonta l’Anderlecht nelle semifinali. Le partite dei primi turni, vinte con maggiore scioltezza dalla squadra di Jenei, contro Vejle e Honved. Cose da ricordare a chi sopravvaluta il passato, di solito i molto giovani e i molto vecchi...

Un mondo in cui Duckadam era conosciuto come Ducadam, rumenizzazione forzata di un cognome tedesco visto che il portiere faceva parte della minoranza degli Svevi del Banato (la zona di Timisoara, in sostanza), anzi di una minoranza nella minoranza visto che la sua famiglia non si era rifugiata nella Germania, ovviamente quella Occidentale, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una carriera stroncata di fatto pochi mesi dopo quel magico 7 maggio 1986 a Siviglia, quando parò tutti e quattro i rigori tirati nella serie finale dal Barcellona: tiri di Alexanco, Pedraza, Pichi Alonso e Marcos. Una trombosi, a soli 27 anni, lo fece stare fermo per tre stagioni, riprendendo gli studi di ingegneria, prima di riprendere e chiudere in tono minore e mettersi fare a tempo pieno l’icona, fra un problema di salute e l’altro e la morte arrivata a 65 anni.

Ancora più sfortunato di lui Urruticoechea, per tutti Urruti, che quella sera per il Barcellona parò i primi due rigori, di Majearu e Boloni, prima di arrendersi ai tiri di Lacatus e Balint. Quante volte è successo in una partita così importante che una squadra abbia perso dopo avere neutralizzato i primi due rigori? Di lì a poco avrebbe partecipato al suo terzo Mondiale con la Spagna, sempre senza giocare un minuto e perso il posto nel Barcellona dopo l’arrivo di Zubizarreta, poi nel 1988 dopo due stagioni in panchina si sarebbe ritirato all’arrivo di Cruijff allenatore: per Urruti la morte avrebbe bussato a 49, incidente stradale.

Ma tornando a Duckadam-Ducadam, può essere considerato fra i più grandi pararigori nella storia? Se usciamo dal compitino statistico, comunque impossibile perché numeri credibili su quegli anni in Romania non ci sono (o non li abbiamo trovati), e andiamo su chi è rimasto nella storia del calcio, per il peso che i suoi rigori parati hanno avuto, allora Duckadam (che due anni prima di Siviglia parò un rigore anche a Ubaldo Righetti, in uno Steaua-Roma di Coppa delle Coppe ricordato anche per la sua violenza) ritorna in gioco in un gruppo dove chiaramente svettano gli argentini, Martinez e Goycoechea. Senza dimenticare proprio Urruti, eccellente nei rigori per così normali ma anche negli shootout: in quella Coppa dei Campioni nella semifinale con il Goteborg nella serie finale ne parò uno e poi segnò il suo. Ma quella di Siviglia sarebbe stata la notte di Ducadam.

stefano@indiscreto.net

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