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Monza vs Juventus - Serie A 2024-2025

AC Monza's head coach Alessandro Nesta during seventeenth Serie A soccer match between Monza and Juventus, at the U-Power Stadium in Monza, Italy - Sunday, December 22, 2024. Sport - Soccer (Photo AC Monza/LaPresse by Studio Buzzi)© Photo AC Monza/LaPresse by Studio Buzzi

L'esonero di Natale

Il Monza da Nesta a Bocchetti, gli americani pro Simonelli, la Kings League su Sky e la Souloukou al Nottingham Forest

2 giorni fa

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L’esonero di Alessandro Nesta è a prima vista il classico esonero da squadra ultima in classifica, giusto per dare una scossa nel modo più facile, posto che Bocchetti sia adesso in grado di darla, questa scossa. Ci sta, tanti allenatori lavorano proprio grazie a questo modo di risolvere le crisi, non soltanto in Italia, a volte il cambio funziona. Ma il Monza stava giocando un discreto calcio, nonostante le tante assenze (Djuric e Maldini su tutte), e anche con la Juventus ha mostrato un bell’atteggiamento, rischiando oltretutto di pareggiare. Insomma, questo ennesimo esonero di un campione del mondo 2006 sembra più uno scarico di responsabilità da parte di Galliani che una scelta con motivazioni sportive o psicologiche. Perché in 6 anni il Monza è costato a Berlusconi e adesso ai suoi eredi più di 250 milioni di euro fra ricapitalizzazioni e finanziamenti vari, quindi si può dire che la gestione Galliani sia stata un disastro, a meno di non interpretarla come una sorta di TFR per i tanti successi ottenuti con il Milan. Anche qui peraltro con bilanci in rosso fisso, ma almeno vedendo il livello dei giocatori e i trofei alzati si capiva il perché.

Il primo atto da presidente di Lega di Ezio Simonelli è stato quello di annullare il Consiglio previsto per il 27 dicembre, convocato dal suo predecessore Casini e ultimo disperato tentativo del partito di Lotito e De Laurentiis di condizionare la Lega come è stato in questi ultimi anni di sostanziale immobilismo da litigi, con la baracca salvata dai soldi di DAZN e Sky che con il senno di poi appaiono fuori mercato. Da qui a dire che il partito vincente (Inter, Milan, Juventus, Roma, Fiorentina, Atalante, eccetera) sia il bene e Lotito il male ce ne passa, a meno che la colonizzazione della Serie A sia da considerarsi positiva.

Ci vorranno tanti anni perché il calcio vero, o supposto tale, sia soppiantato dalla Kings League, ma certo lo pseudo calcio a 7 inventato da Piqué ha molte carte da giocare per intercettare i gusti dei giovani di oggi. L’accordo fatto con Sky è significativo, anche se non è garanzia di successo: basta confrontare i quattro gatti che guardano il padel rispetto a Sinner o il calcetto rispetto alla Champions di calcio. Certo sul piano dello spettacolo puro influencer, youtuber e creator vari possono fare meglio di un qualsiasi Como-Empoli, fatta eccezione per chi tifa Como e Empoli. Però la forza del calcio, quella che tanti suoi dirigenti (sicuramente pochi di quelli statunitensi) non hanno capito, è che non si tratta di uno spettacolo. Ce ne sono già adesso di migliori, di spettacoli, senza arrivare alla Kings League. Il calcio è identità, appartenenza, tifo, ricordi, sogni. Chi lo segue non vuole nemmeno divertirsi, gli basta soltanto che finga di essere credibile.

Lina Souloukou nuovo CEO del Nottingham Forest fa capire molte cose della Roma dei Friedkin. Intanto che la manager greca è stata ritenuta responsabile della disastrosa gestione societaria e sportiva del post Mourinho. Diversamente l’avrebbero coinvolta nel progetto Everton o in altre aziende della loro galassia. La seconda cosa da sottolineare, forse la più importante, è che nessun dirigente può lavorare bene nel calcio se ha un orizzonte temporale limitato: l’allenatore può dare una sferzata alla squadra in poche settimane, il giocatore anche in una partita, ma per chi delinea strategie e gestisce funziona diversamente. La Souloukou era arrivata alla Roma nell’aprile 2023, dopo avere lavorato bene all’Olympiacos, che non a caso ha lo stesso proprietario del Forest, cioà Evangelos Marinakis. In ogni caso la sua avventura in giallorosso è finita di fatto con l’esonero di De Rossi, lo scorso settembre, seguito dalle minacce alla CEO da parte di anonimi tifosi e con le dimissioni della CEO. Insomma, l’era Soulokou alla Roma è durata 17 mesi ed è terminata a causa di una scelta sì sbagliata, come il triennale a De Rossi, ma non imputabile a lei visto che fu totalmente dei Friedkin, desiderosi di confermare un nome gradito ad una piazza che ancora non aveva digerito la cacciata di Mourinho. Lei avrebbe preferito Palladino, consigliatole da quel Modesto che aveva avuto come osservatore all’Olympiacos prima che lui andasse al Nottingham Forest (piccolo il mondo) e poi a fare il direttore sportivo al Monza di Galliani, con cui adesso la separazione sembra inevitabile. In mezzo altre vicende, come la mancata cessione di Dybala, l’arrivo di Ghisolfi, o quella comica della tuta che ricordava vagamente l’azzurro della Lazio (ma in realtà era verdina), con la Soulokou che cacciò il dirigente responsabile della scelta. In sintesi, ancora nel 2024 nel calcio e non soltanto nel calcio i dirigenti contano meno dei padroni.

stefano@indiscreto.net

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