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AS Roma v ACF Fiorentina - Women Supercup

CESENA, ITALY - MAY 24: Arrigo Sacchi during the Women Supercup match between AS Roma and ACF Fiorentina at Dino Manuzzi Stadium on May 24, 2024 in Cesena, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)© Getty Images

Sacchi senza stress

I campioni nel mito, l'occasione di Chivu, Marotta presidente e la Juventus di Tether

18 febbraio

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L’età media degli allenatori si è alzata, ma non al punto di ritenere credibile il ritorno su una grande panchina di Arrigo Sacchi a 79 anni, a 24 dall’ultima volta in cui ha allenato dal campo, poche partite con il Parma verso la fine dell’era Tanzi, prima di dare le dimissioni per lo stress. La battuta detta all’AdnKronos dell’allenatore del memorabile Milan di fine anni Ottanta e di una meno memorabile Nazionale, comunque seconda al Mondiale 1994, ha acceso la fantasia di molti della generazione X e fatto sorgere una domanda: perché in un calcio in cui Ranieri a 73 anni e mezzo e dopo una carriera non meno stressante di quella di Sacchi pensa di rimanere alla guida della Roma uno come Sacchi non allena di fatto dalla fine degli anni Novanta? Il paragone non farà piacere a nessuno dei due, ma in questo atteggiamento Sacchi è stato molto simile a Roberto Baggio: miti mediatici al di là dei risultati, grandi ma non più grandi rispetto a quelli di tanti altri coevi, e della loro importanza nella storia del gioco. Campioni, perché anche Sachi a suo modo lo è stato, affezionati al proprio mito e timorosi di rovinarlo.

In quattro anni e rotti Kyle Krause ha speso quasi 400 milioni, cifre ufficiali, per il Parma e di certo per decidere l’esonero di Fabio Pecchia non si è fatto condizionare dal contratto fino al 2027 firmato lo scorso ottobre dall’allenatore della promozione, che però in Serie A si è dimostrato inadatto a gestire una rosa sulla carta da metà classifica, comunque non da terzultimo posto. Ai tifosi di Empoli e Verona, le squadre da raggiungere e superare, sarebbe piaciuto negli ultimi anni avere queste disponibilità… Dopo l’inspiegabile rifiuto di Tudor, inspiegabile perché Krause a Parma fa sul serio, la firma di Cristian Chivu. A quasi 45 anni alla prima esperienza da allenatore nel calcio professionistico dopo 6 stagioni nelle giovanili dell’Inter: per lui una grande occasione, perché gli si chiede soltanto di fare meglio di squadre con rose molto inferiori. E per noi una domanda: con quale criterio si scelgono gli allenatori? Perché Tudor era la prima scelta, ma le seconde insieme a Chivu erano Pirlo e Magath. L'unico punto di contatto ci sembra una molto presunta (parlandone da allenatori) immagine internazionale.

La mira di Lautaro Martinez può trasformare in poche settimane Beppe Marotta da genio del calcio a dirigente che ha sbagliato tutto, per questo dopo la sconfitta con la Juventus e soprattutto dopo il mercato di gennaio che di fatto ha portato soltanto alla scommessa su Zalewski si può fare qualche considerazione sulla prima Inter post Zhang (ma anche Zhang è ormai post Zhang, viste le ultime dalla Cina), nata la scorsa estate. Pagando le cambiali su Frattesi (31 milioni), Arnautovic, Carlos Augusto e Palacios (prestato al Monza prima che tornasse Nesta, che non lo vede bene), investendo 14 milioni su un secondo portiere mai preso in considerazione da Inzaghi come Martinez, e dando un contratto quadriennale a un trentenne (Zielinski) e uno triennale a un trentaduenne (Taremi) svincolati. Insomma, quelli che stanno tenendo in piedi l’Inter e quelli che la terranno in piedi con la loro cessione sono stati presi dal Marotta di prima, quello versione Zhang, anche lo Zhang in smart working. Il Marotta presidente nell'era Oaktree non ha invece esordito con il botto, al di là appunto della mira degli attaccanti che poi supporta ogni ragionamento.     

Un classico che non tramonta mai è “Gli Agnelli vogliono vendere la Juve”. Ma anche a questo giro è falso, nonostante Tether sia un gigante da 141,7 miliardi di dollari di capitalizzazione (mentre stiamo scrivendo) e possa, se gliela vendessero, comprare tutta la Serie A. L’azienda che emette la stablecoin il suo 5,01% che la rende seconda azionista della Juventus sietro a Exor (78,86%) e davandi a Lindell Train (4,98%) lo ha comprato sul mercato, quindi da piccoli investitori e non dalla società controllata da John Elkann. Certo Exor potrebbe vendere, vale ogni scenario, ma nel mondo di chi muove i soldi veri si ritiene che nel 2025 le società sportive con brand internazionali siano nella media sottovalutate. Da qui investimenti a prima vista strampalati, come quello citato sul Parma. Non è insomma il momento giusto per vendere, semmai lo è per spendere. E sono chiari i motivi per cui oggi lo facciano entità lontane e astratte (anche Exor in fondo lo è, a meno di paragonare Elkann a suo nonno) invece che i ‘patron’ italiani di una volta. Che tornerebbero in massa, se ci fosse ancora quella contabilità allegra che in tanti (soprattutto negli sport diversi dal calcio) rimpiangono.

stefano@indiscreto.net

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