Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
La Champions della Juventus, lo scudetto del quarto posto e il caso Lookman
La disfatta della Juventus a Eindhoven porta a 3 su 3 in campo le eliminazioni italiane agli spareggi-pseudo sedicesimi di Champions, ma soprattutto a un disfattismo cosmico riguardante il calcio italiano che sarebbe davvero degno di miglior causa. La scorsa stagione 3 italiane (Inter, Napoli e Lazio) negli ottavi, così come in quella precedente (Inter, Milan e Napoli) portando anche il Milan in semifinale e l’Inter in finale, 2 nel 2021-22 (Inter e Juventus), 3 nel 2020-21 (Juventus, Lazio e Atalanta), 3 nel 2019-2020 (Juventus, Napoli e Atalanta), e ci fermiamo al Covid. Quest’anno agli ottavi soltanto l’Inter, è vero, così come è vero che bisogna risalire al 2014-15 (la prima Juventus di Allegri) per trovare una sola italiana negli ottavi, ma non va dimenticato che Juventus, Milan e Atalanta i loro spareggi se li sono giocati da favorite, quindi con colpe specifiche di allenatori e giocatori e non del livello complessivo della Serie A (sarà meno allenante della Eredivisie?). Tutto questo al di là del fatto che i club rappresentino soltanto sé stessi e non il calcio italiano, senza arrivare ai proverbiali e inesistenti (forse prima dell’invenzione dell’auto) bambini che giocano in strada: ieri 3 titolari italiani nella Juventus, martedì 3 nell’Atalanta e 0 nel Milan. Al massimo questi club rappresentano appunto la Serie A, che a questo punto senza (ma non è ancora detto) la quinta classificata in Champions avrà una lotta per il quarto posto in cui non si faranno prigionieri, da tanto che è importante. O almeno così ci dicono quelli degli scudetti dei bilanci, nonostante gli introiti della Champions siano quasi sempre reinvestiti in ingaggi.
Detto questo, ogni situazione è una storia a parte e quella di Thiago Motta alla Juventus può considerarsi al capolinea in caso di mancato raggiungimento del quarto posto in campionato, a meno che eventuali exploit di Inter, Lazio, Roma e Fiorentina consentano un sorpasso ai danni di Spagna o Inghilterra. Obbiettivo raggiungibile, il quarto posto, per la squadra che quattro giorni fa ha battuto l’Inter, ma che non cambierebbe il giudizio complessivo su un allenatore con il phisique du rôle del maestro da progetto, con quel filo di arroganza che mette in soggezione gli interlocutori più deboli, contrapposto sempre al mestierante (secondo i suoi antipatizzanti, non secondo noi) Allegri, adesso certo non triste per un fallimento che ha anche, se non soprattutto, la faccia di Giuntoli, se il miglior giocatore della Juve (pur inesistente con il PSV) è un onerosissimo prestito libero. A proposito di attaccanti, con l’unico pallone toccato nella mezzora giocata Vlahovic stava per mandare la partita ai rigori.
La delusione dell’Atalanta, nona nel megagirone a 36 ed eliminata dal Bruges ventiquattresimo (sospetto, come Fantozzi con gli sfilatini di pane: per sei mesi si è giocato per niente?), si è accompagnata al caso Gasperini-Loookman nato la scorsa estate ma tenuto basse grazie all’ottima stagione della squadra. In sintesi, il nigeriano avrebbe voluto andarsene in un grande club, mettendosi fuori squadra come Koopmeiners: soltanto che nel suo caso (il club era il PSG) l’Atalanta e Gasperini hanno trovato sbagliati i tempi e lo hanno costretto, si fa per dire, a rimanere. Fra belle partite e mezze frasi tutto si è trascinato fino all’altra sera e all’episodio del rigore sbagliato contro il Bruges, che ha fatto esplodere Gasperini al punto di fargli dire che Lookman non solo non avrebbe dovuto tirare, ma che non sa tirare i rigori. In realtà dei 5 rigori tirati con la maglia dell’Atalanta quello parato da Mignolet è il primo sbagliato… Un caso diverso da quello celeberrimo che contrappose Gasperini al Papu Gomez, ma con lo stesso esito finale.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato