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Il Mondiale vinto da Bruno Pizzul

Il Mondiale vinto da Bruno Pizzul

Addio al terzo, in ordine cronologico, dei telecronisti della Nazionale, uomo di cultura capace di raccontare il calcio con competenza ma senza saccenza. E soprattutto senza urla..

9 giorni fa

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Bruno Pizzul ci ha lasciato a 87 anni, 42 dei quali passati a fare telecronache con l'aggiunta di altri da opinionista appassionato più al calcio di oggi che al modo in cui oggi viene raccontato il calcio. Con Pizzul, e in generale con quelli della sua scuola, non è che ogni azione di un primo turno di Coppa Italia fosse incredibile, meravigliosa, storica. Poi era il primo, in pubblico o in privato, ad ammettere che alcuni telecronisti di oggi sono più preparati di quelli di ieri dal punto di vista delle informazioni, ma certo lui antesignano del 'less is more' non avrebbe voluto fare il telecronista oggi.

Ex discreto calciatore arrivato alle soglie del professionismo, soprattutto con il Catania, bisogna avere una certa età per ricordare che Pizzul diventò famoso prima come moviolista, ovviamente alla Domenica Sportiva, che come telecronista visto che la rubrica, introdotta nella stagione 1970-71, generò subito polemiche fortissime: essendo di fatto quella l’unica fonte di informazione, qualsiasi parola di Pizzul e successivamente di Carlo Sassi veniva vivisezionata e criticata. Pizzul, la persona meno polemica e meno tifosa del mondo (aveva avuto una simpatia giovanile per il Torino, come era ovvio per un bambino nato nel 1938), ebbe problemi con la Juventus, con il Napoli e con altri club, prima di lasciare definitivamente la moviola a Sassi e diventare il vice Martellini.

Che come telecronista della Nazionale sostitutì ai Mondiali messicani del 1986, così come Martellini aveva sostituito Carosio in quelli messicani del 1970. Due cambi della guardia non programmati, perché Carosio era stato sostituito per un termine (mai da lui usato, come dimostrato decenni dopo da Massimo De Luca e Pino Frisoli) all'ìndirizzo dell’arbitro etiope di Italia-Israele e Martellini per un malore una volta arrivato in Messico. Carosio, Martellini Pizzul: praticamente la storia d'Italia, visto che il calcio non è soltanto calcio, dagli anni Trenta all'inizio di questo millennio. 

Il dispiacere professionale di Pizzul, tornato a vivere in Friuli, non è quello di non avere fatto carriera, insomma di non essere diventato un ‘capo’, non gliene importava niente e chi lo ha conosciuto sa che non era un vezzo, ma quello di non avere legato la sua voce a quella di una grande impresa degli azzurri. All’Europeo 1968 non era ancora entrato in RAI, ai Mondiali del 1970 e quelli del 1982 il titolare era Martellini, poi Pizzul avrebbe raccontato 5 Mondiali di 5 nazionali fortissime ma che per un motivo o per l’altro non avrebbero alzato la coppa. La beffa, si per dire, è che l'Italia di Martellini avesse vinto nel 1982 e quella di Marco Civoli nel 2006.

Fra le tante la partita da dimenticare non è però di un Mondiale, nemmeno quelle dei rigori di Napoli, Pasadena e Parigi, o l'ottavo di finale con la Corea del Sud. Da dimenticare è ovviamente l'Heysel, situazione che Pizzul nel dolore e nella confusione generale (fino al termine della partita non ci fu certezza nemmeno sui morti) gestì bene, con una telecronaca di Juventus-Liverpool volutamente asettica, che riascoltata a distanza di anni mette i brividi.

Le origini friulane, l’ottima cultura di base e le frequentazioni a Milano (anche se raramente Pizzul si muoveva dalla sua zona, vicina agli studio RAI di corso Sempione) lo hanno fatto ritenere vicino a Bearzot, in realtà Pizzul è stato amicissimo di Azeglio Vicini e il vero dolore, per lui e per una generazione, è stato quello di aver vissuto le notti magiche di Italia ’90 senza il trionfo finale. Ma siamo sicuri che anche in quel caso sarebbe stato capace di mettere il calcio in prospettiva, senza farlo passare per una materia da scienziati. Bruno Pizzul ha accompagnato con grazia i migliori anni della nostra vita, lo piangiamo. Per noi il Mondiale lo ha vinto.

stefano@indiscreto.net

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