Il Mondiale dell'Halftime Show

L’Halftime Show fra il primo e il secondo tempo della finale del Mondiale 2026, annunciato da Gianni Infantino, sembra fatto apposta per ispirare commenti del genere ‘Signora mia, che tempi’, ma in realtà non farà più danni al calcio rispetto alla fase finale a 48 nazionali di cui soltanto 16 europee (a Spagna 1982 erano 14 su 24). Nemmeno se, come è logico, l’intervallo organizzato con la consulenza di Chris Martin dovesse per questo durare molto più di 15 minuti. Lo spettacolo che tutti associano al Super Bowl non è in contraddizione con la sacralità dell’evento sportivo: potrà dare fastidio ai veri appassionati, ma anche intercetta un pubblico generalista magari poco interessatio a Eagles-Chiefs come a Francia-Argentina.

Tutto questo nell’attesa che il Mondiale per club decolli e che nel giro di 3 o 4 edizioni, quindi nel 2033 o 2037, raggiunga l’importanza di quello per nazionali, cosa più che possibile visto l’osceno mercato dei passaporti che ha trasformato molte nazionali in club: il Marocco altro quarto a Qatar 2022 altro non è che la squadra dei francesi che non ce l’hanno fatta a giocare per la Francia. Comunque sia, il miliardo di dollari di montepremi per le 32 partecipanti all’edizione del prossimo giugno, con criteri di spartizione ancora ignoti (ma è probabile che Inter e Juventus si mettano in tasca non meno di 40 milioni a testa), è una cifra oltre ogni immmaginazione. Per fare un paragone: il montepremi del Mondiale 2014 in Brasile riservato alle 32 partecipanti fu di 406 milioni di dollari, quello di Russia 2018 poco meno (400), quello in Qatar di 440 milioni. L’idea di base è che nel mondo di domani il Real Madrid interessi più dell’Argentina.

Che il modo di approcciarsi allo sport stia cambiando, rispetto a quello di chi si fa esplodere un’arteria discutendo di un rigore o di un fuorigioco, lo dimostra anche il boom di vendite della quarta maglia del Milan, quella esibita durante la recente sconfitta contro la Lazio a San Siro. Nel mondo in cui siamo cresciuti nessun tifoso, non soltanto del Milan, avrebbe comprato una maglia slegata dai propri colori tradizionali (questa è un misto di Portogallo e Belgio), ma bisogna prendere atto della realtà del 2025 e senza snobismo tenere insieme la vecchia anima più centrata sulla squadra e quella nuova che sfrutta anche moda, personaggi e collezionismo. 

Il ritorno della pubblicità dei bookmaker nel calcio italiano non è ancora ufficiale ma è sicuro, a quasi 7 anni dalla misura contenuta nel cosiddetto Decreto Dignità, che non ha fatto diminuire in Italia né le scommesse legali né quelle illegali. Misura oltretutto aggirata attraverso siti di informazione che hanno promosso i marchi e attraverso la comparazione quote. Ci sono varie stime sull’impatto di questa liberalizzazione sulla Serie A, le più ottimistiche dicono complessivamente 120 milioni all’anno, ma il punto non è questo bensì la profonda ipocrisia con cui viene trattato il tema scommesse mentre si sfilano soldi agli italiani con giochi e lotterie statisticamente molto più penalizzanti per chi gioca. Il rischio ludopatia, più o meno autocertificata, o è per tutto o è per niente.

stefano@indiscreto.net