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Atalanta vs Juventus - Finale Coppa Italia 2023/2024

John Elkann Juventus’ Danilo during the Italian Cup final soccer match between Atalanta and Juventus at Rome's Olympic Stadium, Italy, Wednesday, May 15, 2024. (Alfredo Falcone/LaPresse)© LaPresse

Agnelli contro Elkann

Il processo a Thiago Motta, la Supercoppa 2025, il Mondiale a 64 squadre e il portavoce di Conceiçao

11 marzo

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Il processo mediatico e tifoso a Thiago Motta è linea con la tradizione: a seconda del risultato linciaggio dell’unico, fra tutti gli addetti ai lavori, che in teoria capisce qualcosa di calcio e cioè l’allenatore. Un atteggiamento figlio anche della beatificazione estiva, che per molti versi ha ricordato quella, comunque insuperabile, del ‘calcio liquido’ di Pirlo. Tutto questo non deve far dimenticare che la Juventus di Thiago Motta pur avendo una rosa simile a quella dell’ultima Juventus di Allegri sta facendo nettamente peggio, non soltanto come risultati (quella della scorsa stagione dopo 28 giornate era terza a 59 punti, uno dietro il Milan secondo e 10 sopra il quinto posto della Roma, questa ne ha 52 ed un punto solo sopra il quinto posto) ma anche come atteggiamento. Senza dimenticare le modalità dell’uscita da Champions e Coppa Italia, con l’ultima Juve di Allegri che non era in Europa ma in Coppa Italia terminò da vincitrice con tanti saluti a Giuntoli e Gasperini, entrambi impacchettati. Alla fine il vero confronto è fra Giuntoli e il Marotta versione Juventus, che fallì la prima stagione ma dalla seconda cambiò passo, e quello verissimo e innominabile fra John Elkann, pensando anche al quadriennio 2006-2010, e Andrea Agnelli. Perchè i giocatori li possono sbagliare, e li sbagliano, tutti, anche i presunti re del mercato, ma la creazione dell'ambiente giusto è un'altra cosa. Alla fine il miglior editoriale sulla Juventus di questa stagione l'aveva scritto Danilo. 

L’inizio della Serie A nella stagione che porterà (forse) al ritorno dell’Italia in un Mondiale sarà deciso dagli arabi. Che probabilmente hanno già deciso, visto che una delle due finaliste di Coppa Italia, e quindi delle partecipanti alle Final Four di Supercoppa, uscirà da Bologna-Empoli e che nei primi due posti in campionato potrebbe benissimo piazzarsi l’Atalanta. Ecco, agli occhi di un organizzatore straniero Atalanta-Empoli è una prospettiva di cui liberarsi, rimandando a edizioni successive (per contratto due delle prossime quattro) l’operazione. Va detto che è facoltà degli arabi non scegliere le squadre, ma cambiare il format. Traducendo: con un Milan vincitore della Coppa Italia in finale sul Bologna e un'Inter campione d'Italia è possibile che si opti per la finale secca. In questo momento comunque lo scenario più probabile è quello che vede la Supercoppa 2026 per così dire venduta a un altro paese (evidentemente del terzo mondo calcistico), in data da definire, con il piano B che prevederebbe un cambio di format e il ritorno provvisorio al passato: partita unica in Italia fra i vincitori di scudetto e Coppa Italia. Comunque vada, nemmeno quest’anno ci sarà lo stop del campionato a Natale, che fra l’altro cade di giovedì e non costringerebbe nemmeno ad acrobazie di calendario.  

Il Mondiale a 48 squadre non durerà a lungo, anzi forse durerà soltanto un’edizione visto che all’interno della FIFA c’è una corrente di pensiero maggioritaria che ritiene 64 il numero giusto per la fase finale di un torneo che si sta facendo di tutto per svalutare. Dal punto di vista della chiarezza 64 sarebbe meglio di 48, evitando il ripescaggio di alcune terze e non di altre, ma per il resto...  Il delegato FIFA dell’Uruguay, uno dei paesi che ospiteranno partite dell’edizione 2030 senza esserne formalmente fra gli organizzatori (e infatti la partita in Uruguay sarà soltanto una, quella inaugurale al Centenario), ha soltanto dato voce a un pensiero che è anche di Infantino: il Mondiale per nazionali non è che debba mettere in campo soltanto le squadre forti, ma deve essere una festa del calcio da spalmare su due mesi e su più continenti. La botte piena, cioè il megamondiale a 64 a partire proprio dal 2030, e la moglie ubriaca, cioè un Mondiale per Club che batta per prestigio la Champions.

Si sono scritte così tante cose sul Milan che fino alla scelta del direttore sportivo, Tare o chi per lui, ci si può astenere. Anche perché molti ‘retroscena’ altro non sono che comunicazione pura, interna o esterna al club, una volta si sarebbe detto veline: senza cimici cosa ne sappiamo del pranzo americano fra Cardinale e Furlani che avrebbe depotenziato Ibrahimovic? Più alla nostra portata il finale di stagione, con la semifinale-derby di Coppa Italia da vincere per i tifosi e magari un’Europa League strappata in extremis, prima dei saluti (davvero in ogni caso, perché ha irritato tutti) a Sergio Conceiçao. Intanto le dimissioni di Francisco Empis da portavoce dell’allenatore portoghese fanno sorgere una domanda che batte tutte le altre: ma esisteva un portavoce di Sergio Conceiçao?

stefano@indiscreto.net

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