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Liverpool FC v Paris Saint-Germain - UEFA Champions League 2024/25 Round of 16 Second Leg

LIVERPOOL, ENGLAND - MARCH 11: Gianluigi Donnarumma of Paris Saint-Germain saves a penalty from Curtis Jones of Liverpool during the shootout in the UEFA Champions League 2024/25 Round of 16 Second Leg match between Liverpool FC and Paris Saint-Germain at Anfield on March 11, 2025 in Liverpool, England. (Photo by Julian Finney/Getty Images)© Getty Images

Colpa di Donnarumma

La Champions del PSG, la logica di San Siro e la fine del Taranto

2 giorni fa

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Gigio Donnarumma è stato protagonista del meritato, soprattutto per quanto di si era visto all’andata, passaggio del turno del PSG in Champions League, parando due rigori sui tre tirati nella serie finale dal Liverpool, quelli di Darwin Nunez e di Jones. Almeno per qualche giorno potrà quindi essere considerato fra i migliori portieri del mondo, come avviene in tutto il mondo ma curiosamente non in Francia e in un’Italia che gli deve come minimo l’Europeo 2020. Tolte le serie finali, che spesso mandano a tirare rigoristi così così, la statistica di carriera di Donnarumma è comunque pazzesca: 40 rigori contro, di cui 10 parati e 7 tirati fuori. In sostanza chi va a tirare un rigore con Donnarumma in porta ha quasi la metà di probabilità di non segnare, percentuale che si alza in quella che incredibilmente viene definita lotteria ma che è invece calcio allo stato puro, un gesto tecnico contro un altro gesto tecnico. Detto questo, dell’immagine di Donnarumma piace soprattutto il non curare la sua immagine: gliene importa poco e alla fine ha ragione lui. Chiaramente se tornasse a giocare per un club italiano (Mino Raiola riteneva che il suo ambiente ideale fosse la Juventus, ma alla scadenza del contratto con il PSG nel 2026 varrà tutto) la musica cambierebbe, almeno da noi. Quanti articoli abbiamo letto su Luis Enrique che lo detesterebbe? Ieri mentre si abbracciavano non sembrava. 

Otto proprietà diverse negli ultimi dodici anni, quattro per l’Inter e quattro per il Milan, per arrivare all’unica soluzione sensata per San Siro e cioè che lo comprino Inter e Milan per fare nell’area circostante un impianto nuovo o ristrutturare il vecchio, tuttora considerato dalla UEFA, e non da milanesi nostalgici o da residenti nimby, stadio a cinque stelle. Soluzione non soltanto sensata, ma anche piano A per entrambi i club fin dall’inizio al di là dell’ufficialità e dei depistaggi fatti sulla pelle di qualche comune. Tutto sempre con il mantra mediatico, non proprio genuino, che lo stadio di proprietà possa essere il motore di successi sportivi incredibili. Come se di recente, e ancor di più in passato, fossero mancati. Ma forse il vero progetto è trasformare tutti in tifosi dell’Arsenal, gente di bocca buona, quando non direttamente turisti, che compra a 180 euro quarte maglie orrende.

L’esclusione del Taranto dal campionato di Serie C, ufficializzata qualche giorno fa, non deve far dimenticare le altre penalizzazioni per motivi amministrativi: Lucchese, Messina e Triestina, per citare i casi più recenti, uno per girone. Con i punti persi che si sommano: il Messina, ad esempio, oltre ai 4 decisi dal TFN perde anche i 6 ottenuti sul campo con il Taranto, in un girone C che diventa adesso a 19 squadre. Il presidente della Lega Pro, Matteo Marani, pensa a un miglioramento della selezione all’entrata per una categoria che l’attenzione di Sky e le seconde squadre dei grandi club non hanno rivitalizzato (il Milan, penultimo nel girone B, rischia anche di retrocedere) e che forse davvero dovrebbe fondersi con la B, come pensavano qualche anno fa nella stessa FIGC, riprendendo una vecchia idea di Gravina attualizzata da rebranding (nel mondo di oggi non puoi chiamarti Serie B o Serie C: meglio Lega nazionale, Serie A2, eccetera) e salary cap. Di certo serve un svolta radicale, diversa dalla fidejussione di una banca locale compiacente o obbligata dalla politica.

stefano@indiscreto.net

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