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Atletico de Madrid v Real Madrid C.F. - UEFA Champions League 2024/25 Round of 16 Second Leg

MADRID, SPAIN - MARCH 12: Giuliano Simeone of Atletico de Madrid shakes hands with Carlo Ancelotti, Head Coach of Real Madrid, after colliding on the touchline during the UEFA Champions League 2024/25 Round of 16 second leg match between Atletico de Madrid and Real Madrid C.F. at Estadio Metropolitano on March 12, 2025 in Madrid, Spain. (Photo by Angel Martinez/Getty Images)© Getty Images

Il tocco di Ancelotti

Il solito Real Madrid, la grandezza di Bruno Conti, gli stipendi della Turris, DAZN in chiaro e il ritorno di Agnelli

1 giorno fa

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In Atletico-Real Madrid ennesima vittoria, nel senso di passaggio del turno, del Real ed ennesima dimostrazione del fatto che i calci di rigore sono crudeli ma sono sport, non lancio della monetina: vanno tirati (la perfezione assoluta quelli di Mbappé e Bellingham) e parati. A sorprendere, o forse no, è stata nei festeggiamenti la totale mancanza di stile dei vincitori, con l’unica eccezione di Ancelotti. Un atteggiamento che sarebbe insopportabile in tutti gli altri sport e che anche nello stesso calcio, dove si è visto davvero di tutto, fa impressione. La dietrologia sul Real Madrid penalizzato dalla UEFA di Ceferin anti-Superlega andrebbe comunque messa in prospettiva, visto il VAR a chiamata, nella sostanza è stato davvero così, per il doppio tocco, sempre che ci fosse (e pare proprio di no), di Alvarez sul rigore.  

I 70 anni di Bruno Conti sono stati giustamente celebrati da tutti, non soltanto per ciò che il campione del mondo 1982 ha fatto in campo. Ma è inutile negare che il dopo-calcio giocato del MaraZico sia stato molto inferiore al potenziale, al di là della bellezza del lavorare con i giovani, dell’amore per Roma, eccetera. Una situazione comune a quasi tutti gli ex ragazzi di Bearzot: pochi hanno provato ad allenare e solo uno, Zoff, lo ha fatto bene, con Tardelli che si è spento subito, pochi hanno fatto i dirigenti di rappresentanza (Baresi, Antognoni) o di collegamento, come Oriali. La maggior parte dei campioni del mondo 1982 non ha mai avuto vere velleità post-calcio, diversamente da quelli 2006 che passano da un fallimento all’altro ma riescono, e soprattutto vogliono, a vivere di quell’aura. È come se Spagna ’82 fosse stato qualcosa di troppo grande, come peso specifico nella cultura italiana. Bruno Conti capelli al vento sulla fascia al Bernabeu, l’urlo di Tardelli, la parata di Zoff su Oscar, Bergomi e Scirea che palleggiano nell’area tedesca, e potremmo andare avanti ore: una grandezza, senza entrare nel merito sportivo perché ci sono state nazionali sulla carta più forti, che Conti ha vissuto in prima fila.

Anche la Turris buttata fuori dalla Serie C, come il Taranto, per le sue inadempienze (tre mesi di mancati pagamenti di stipendi e di IRPEF, fra le altre cose) e anche per lo scarso interesse dell’imprenditoria locale nel salvare il club dalla scomparsa e dalla ripartenza, formalmente sotto altra ragione sociale, dall’Eccellenza. La decisione del TFN, arrivata 5 giorni dopo quella riguardante il Taranto, trasforma così il Girone C in un campionato a 18 squadre con cancellazione di tutti i punti ottenuti contro la Turris: fra le più danneggiate Trapani e Casertana, che fra Taranto e Turris si vedono volare via ben 10 punti, ma in tanti possono lamentarsi.

Atalanta-Inter trasmessa in chiaro da DAZN, domenica sera, dovrebbe indurre i padroni del calcio a riflettere sul futuro televisivo. Detto che è facoltà di DAZN trasmettere in chiaro 5 partite, un marziano si farebbe questa domanda: ma se uno non è indotto ad abbonarsi da Atalanta-Inter, cioè una delle partite-scudetto, perché dovrebbe farlo per Atalanta-Torino o Udinese-Inter? La stessa politica adottata per il Mondiale per club, tutto in chiaro con alcune partite addirittura cedute a Mediaset, fa pensare che il modello di business stia cambiando. E la ipotetica, futuribile, fantomatica Superlega (aka Unify League) ha fra i suoi punti centrali la trasmissione della partite in chiaro.

Almeno per un po' nessun ritorno di Andrea Agnelli alla Juventus e non perché lui non voglia tornare o non abbia la possibilità di mettere insieme un pool di investitori pesanti, ma semplicemente perché John Elkann non gliela vuole vendere. Le ragioni non sono evidentemente finanziarie, visto che su questo piano la Juventus per Exor è soltanto un peso.

stefano@indiscreto.net

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