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Italy v Sweden - FIFA 2018 World Cup Qualifier Play-Off: Second Leg

MILAN, ITALY - NOVEMBER 13:  Antonio Candreva of Italy in action during the FIFA 2018 World Cup Qualifier Play-Off: Second Leg between Italy and Sweden at San Siro Stadium on November 13, 2017 in Milan, Italy.  (Photo by Claudio Villa/Getty Images)© Getty Images

L'ultimo assist di Candreva

Il ritiro di un campione, Casadei alla Tardelli, le dimissioni di Motta e il modello Newcastle

Redazione

7 giorni fa

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A 38 anni Antonio Candreva ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, ma non dal calcio, dopo 20 stagioni da professionista di cui 16 in Serie A, e 54 presenze in Nazionale con cinque (Lippi, Prandelli, Conte, Ventura e Di Biagio) commissari tecnici diversi e l'ultimo assist, al conteggio attuale, per l'Italia in un Mondiale visto che il perfetto cross di sinistro per il gol di Balotelli all'Inghilterra fu suo. Una semplice curiosità in una carriera ottima ma leggermente inferiore al potenziale, per colpa della sua duttilità, che in teoria sarebbe un pregio, dei troppi (10) club cambiati, e del timing sbagliato quando ha giocato in Juventus, Lazio e Inter, tre situazioni che ha incrociato poco prima del tempo. 

Cesare Casadei non è cresciuto nel mito dell’urlo di Tardelli, ma Spalletti lo ha convocato come centrocampista per certi versi alla Tardelli e non come storico del calcio. Eppure la sua mancata conoscenza del mito fondativo di diverse generazioni, compresa la nostra, rivelato a Paola Ferrari a Novantesimo Minuto, è stata giudicata da molti quasi lesa maestà. Al di là del fatto che Casadei sappia chi sia stato Tardelli, è comunque incredibile che nell’era di YouTube non abbia mai visto il gol del Bernabeu, nato dal leggendario palleggio in area tedesca fra Scirea e Bergomi, e la relativa esultanza. Per motivi meramente tecnologici ci stava invece che il Tardelli vero non avesse idea di come giocasse Giovanni Ferrari.

Non c’è dubbio che la famiglia Agnelli e i dirigenti da lei scelti, da Boniperti a Moggi a Marotta, siano alla base delle tante vittorie e dei milioni di tifosi che la Juventus ha in tutta Italia, ma la logica dovrebbe valere anche per le stagioni negative. Il linciaggio mediatico di Thiago Motta, al di là delle indubbie colpe di un allenatore che comunque facendo il suo può ancora tranquillamente arrivare quarto senza bisogno di traghettatori, è figlio di schemi già visti, a meno che ci siano sfuggite le richieste di dimissioni per Giuntoli o di passi indietro da parte di John Elkann. Incredibile, anzi molto credibile, il modo in cui si cerca di indurre un allenatore ad andarsene rinunciando a quanto gli spetta: tutti uomini verticali con i soldi degli altri.   

Per il Newcastle di PIF un miliardo di euro speso in quattro stagioni per vincere una Coppa di lega, guadagnandosi la qualificazione per la prossima Conference League: non sappiamo se sia il modello inglese o il modello arabo, di sicuro l’attrattività della Premier League, soprattutto agli occhi del terzo mondo calcistico (di cui fanno parte anche gli USA, non solo gli arabi o gli ormai dimenticati cinesi e russi) va al di là di qualsiasi considerazione finanziaria e sportiva. La fortuna del calcio è che ci sono più soldi in cerca di impiego che grandi campioni. Se il Newcastle è un modello allora ridateci i vecchi patron con i loro pagamenti in nero.

stefano@indiscreto.net

 

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