Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
La quasi impresa di Dortmund, Tudor alla Juventus e la B su Sky
Da un’imbarcata storica a una quasi impresa, anche questa storica, tipo Leoni di Highbury: tutta la follia del calcio, insieme ai pregi e difetti di Spalletti, nella sconfitta della Nazionale a Dortmund, che toglie all’Italia le Final Four di Nations League e la loro organizzazione, ma soprattutto la manda nel girone di qualificazione mondiale della Norvegia, da incontrare già il 6 giugno. Il ritorno i tedeschi lo hanno chiuso nel primo tempo, con tre gol che hanno rispecchiato il divario imbarazzante visto in campo anche se il secondo, quello di Musiala a porta vuota su passaggio da calcio d’angolo di Kimmich, rimarrà negli annali come esempio di mancanza di concentrazione: mai vista una cosa del genere ad alto livello, con colpe diffuse ma quelle di Donnarumma superiori a quelle dei compagni. Partita in ogni caso preparata male dal commissario tecnico, con la difesa totalmente cambiata (Calafiori infortunato, Di Lorenzo mandato sulla fascia, Bastoni cambiato di posizione rispetto a San Siro e nel suo ruolo abituale andato un po’ meglio) e la scelta di Maldini seconda punta, sbagliata proprio a livello concettuale anche se il giocatore dell’Atalanta ha avuto l’unica occasione da gol azzurra nel primo tempo. Poi nel secondo tempo l’Italia non ha sbracato ed è stata molto orgogliosa nel contenere il passivo, grazie alle due prodezze di Kean e anche ad una manovra più ampia, ispirata dall’ingresso di Politano che a Milano da titolare era piaciuto molto. Se il rigore dato da Marciniak al 74’, per il contatto fra Schlotterbeck e Di Lorenzo, fosse stato confermato dal VAR (ed era rigore, per il metro internazionale medio: il calcio dipende dagli episodi e questo ha danneggiato l'Italia) avremmo di sicuro visto un finale diverso, al di là del 3-3 poi agguantato con un altro rigore. Ma certo nei 180’ la Germania è stata meglio, ragionando in covercianese: non abbastanza per trasformarla in un mito irraggiungibile, modello e progetto da copiare (sarà per questo che devono inventarsi centravanti trentenni), se è bastato Politano a cambiare ogni ragionamento e a far stracciare i virulenti editoriali per l’esonero di Spalletti (ma non di Gravina). Inutile dire che questa sconfitta un po’ così, con tanti rimpianti e senza il disastro da ‘tanto peggio tanto meglio’, lascia l’Italia in mezzo ai suoi equivoci, con un gruppo dalle porte girevoli e la sensazione, anzi la certezza, di avere costruito poco.
Igor Tudor non ha più possibilità di arrivare al quarto posto da Champions di quante ne avesse Thiago Motta, ma era assurdo legare il suo esonero al risultato della partita con il Genoa: alla fine la tempistica della scelta di Elkann e Giuntoli è stata l’unica cosa giusta di tutta la vicenda, chiusa nel solito modo e cioè con l’esonero dell’allenatore. Anche se ovviamente le colpe per una squadra costruita male e con un cattivo ambiente dovrebbero ricadere sui dirigenti: ma Elkann non si può esonerare da solo e Giuntoli, come nei videogiochi di una volta, ha (forse, visto che è in discussione anche lui) una terza vita da giocarsi dopo che le prime due sono state fallimentari. Se a Thiago Motta si imputava una certa arroganza, certo Giuntoli non brilla per autocritica e alla fine focalizzarsi sull’allenatore è servito a salvare, non crediamo a lungo, anche la sua posizione. In tutto questo la scelta di Tudor assomiglia per molti versi a quella fatta dal Milan con Sergio Conceiçao: fra i bravi allenatori disoccupati l’unico che ha accettato un quasi offensivo orizzonte contrattuale e sportivo di pochi mesi, disponibilità unita alla fama di duro che esalta molti tifosi, almeno fino a quando non si gioca. In sintesi: più che una scelta per salvare la Champions League e fare un buon Mondiale, scenari alla portata anche di Motta, è sembrata una mossa per avere le mani libere nell'immediato futuro. Con altro allenatore, altri giocatori, altri dirigenti.
Perché Sky ha comprato gli highlights delle ultime 8 giornate di Serie B, pagandoli 70.000 euro? Dubitiamo che una ricerca di mercato abbia evidenziato l’aumento dell’interesse del pubblico di Sky per la Serie B, anche se ne abbiamo lette di più strampalate, quindi bisogna guardare più avanti. Il contratto di DAZN con la Lega di B scade nel 2027, ma è evidente a tutti che la scomparsa di questa categoria da Sky l’abbia resa mediaticamente invisibile, anche se sempre di pay-tv stiamo parlando. Il paragone con la Serie C, presente su Sky anche se con altre aspettative (si sperava nelle seconde squadre, mediaticamente rivelatesi un flop), spiega bene il concetto.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato