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Manchester City FC v Brighton & Hove Albion FC - Premier League

MANCHESTER, ENGLAND - MARCH 15: Erling Haaland of Manchester City reacts during the Premier League match between Manchester City FC and Brighton & Hove Albion FC at Etihad Stadium on March 15, 2025 in Manchester, England. (Photo by Matt McNulty/Getty Images)© Getty Images

Paura di Haaland

Spalletti verso la Norvegia, i 45 minuti di Maldini, gli arbitri NFL e la panchina d'oro di Inzaghi

6 giorni fa

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Spalletti non è stato esonerato, e nemmeno ha avvertito il bisogno di dare le dimissioni, dopo il disastro tecnico e soprattutto ambientale di Euro 2024, quindi anche dopo la partita a due facce (eufemismo) di Dortmund la sua posizione fino al Mondiale sembra salda. E del resto è anche l’unico c.t. finora scelto da Gravina, l’uomo del futuro secondo la quasi totalità delle componenti del calcio italiano. Nel momento del disfattismo cosmico, che peraltro la Nations League non merita, bisogna ribadire che l’Italia ha una buona classe media, certo non peggiore di quella tedesca, e non può vivere come un incubo (Spalletti ha già rifiutato l’idea di Acerbi su Haaland, quasi una citazione dell'avvicinamento all'ottavo mondiale '98 con la Norvegia di Tore Andre Flo) la data del 6 giugno quando a Oslo si capirà se anche a questo giro il Mondiale passerà dagli spareggi. La tentazione del 3-6-1, scelta fatta nel secondo tempo di Dortmund più che altro per non sbracare, è forte. Rimane la certezza che questa Nazionale non stia andando da alcuna parte e che anche il miglior Spalletti un certo tipo di partite le soffra sempre, vivendole e facendole vivere male.

Emblematica la partita di ritorno di Daniel Maldini, giocatore che si può discutere (in due mesi di Atalanta ha giocato in campionato, fra infortuni e scelte di Gasperini, meno minuti di quelli giocati a Dortmund) e che finora ha dimostrato poco, ma che è senz'altro meglio di quello visto contro i tedeschi: da elogiare (e Spalletti lo ha fatto) giusto per il coraggio nel chiedere palla e farsi vedere dai compagni travolti dallla situazione. In un contesto di negatività tutti fanno un po' peggio del loro, in questo momento il problema principale della Nazionale non è la statura dei difensori (Buongiorno, Bastoni e Calafiori sono 1.90 e passa) ma un ambiente in cui tutti si sentono precari. Il Kean fantastico del secondo tempo potrebbe, per dire, tranquillamente a Oslo essere sostituito da Retegui o da chi magari sarà più in forma. Insomma, Pruzzo è nato nel momento sbagliato.

Così, di botto, dal non sapere niente al vedere quasi tutto. Da questo turno di Serie A gli spettatori negli stadi potranno sapere i motivi dei check degli arbitri, e dalle semifinali di Coppa Italia (e solo in Coppa Italia) gli arbitri microfonati spiegheranno live i motivi delle loro decisioni, tipo NFL. Interessanti innovazioni, nella direzione del trattare i tifosi come esseri pensanti e non come subumani, quindi innovazioni da seguire con simpatia senza rimpiangere un passato felice in realtà mai esistito. Ecco un motivo, almeno uno quindi c’è, per essere contenti che mezza Serie A sia di proprietà statunitense.

Simone Inzaghi ha vinto per la prima volta la Panchina d’Oro, premio di prestigio perché assegnato dalla FIGC sulla base dei voti degli altri allenatori ma anche premio assurdo nella tempistica, visto che riguarda quanto fatto l'anno scorso. Con gli allenatori che, spiace dirlo, votano come noi del bar: chi ha vinto lo scudetto è quasi sempre il premiato. Negli ultimi 20 anni soltanto Prandelli, Guidolin, Sarri e Gasperini sono riusciti a rompere questa tradizione, riportando il premio alla sua essenza, cioè quella di premiare il collega che ha fatto meglio in proporzione ai mezzi. Se no dovremmo dire che in questo momento Norris o Piastri sono molto più forti di Verstappen. Ciò premesso, al di là del fatto che per l'anno scorso il premio lo avrebbe meritato Thiago Motta (e glielo avrebbero assegnato il giorno dopo l'esonero...), Simone Inzaghi è sottovalutato da molti, anche dai suoi dirigenti (diversamente avrebbe già un contratto con l’Inter fino al 2030 al posto del 'manca solo la firma') e da commentatori che vedono calcio relazionale ovunque tranne dove c’è.

stefano@indiscreto.net

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