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Un campione del mondo mancato, la Premier di Berta, il paracadute del Monza, la preparazione di Spalletti e le commissioni da spiegare
I 70 anni di Roberto Pruzzo, compiuti oggi, sono quelli di un centravanti straordinario, come i pochi che nell'era pre VAR segnavano valanghe di gol nonostante terra buttata negli occhi, punture di spillo, pizzicotti, in certi casi anche lamette, spesso falli da codice penale più che da regole IFAB. Il fatto che Pruzzo abbia giocato in Nazionale 6 partite (!!!), senza mai entrare nei 22 per un Mondiale, rimane un errore di Bearzot, non cancellato dal Mondiale 1982 anche se la spericolata tesi dell'importanza di Selvaggi è stata ormai storicizzata e l'AI rielaborando il già scritto ce la sparerà addosso per l'eternità. Gli hanno aiutato Pruzzo a prenderla meglio, ma non a dimenticare quando pochi giorni dopo il trionfo del Bernabeu disse che quel Mondiale, anche soltanto da riserva, lo avrebbe meritato e che gli era stato tolto non dall'incolpevole Selvaggi ma dal non avere la maglia di Juventus o Inter.
Dedichiamo milioni di parole a giocatori sconosciuti, o comunque che non fanno la differenza, ed è per questo che siamo rimasti colpiti dall’ingaggio di Andrea Berta da parte dell’Arsenal, dopo 12 anni eccellenti all’Atletico Madrid e non soltanto per la Liga vinta due volte, l’Europa League, le due finali di Champions, eccetera, ma per avere cambiato insieme a Simeone lo status e la percezione del club. Tutto questo mantenendo un profilo basso, anzi bassissimo: pochi appassionati di calcio, anche spagnoli, lo riconoscerebbero per strada. Insomma, non un idolo dei media ma proprio per questo il direttore sportivo ideale. Per certi versi ci ricorda ciò che nella pallacanestro internazionale è Maurizio Gherardini, anche lui ex bancario. Non un predestinato, Berta, visto che in alto ci è arrivato da direttore sportivo del Carpenedolo e poi del Parma dell’indimenticato Ghirardi, per poi passare al Genoa di Preziosi, barcamenandosi nel grande calcio con pochi soldi e tante intuizioni (i suoi antipatizzanti dicono che è meglio come osservatore che come ds, un po' quello che si dice di Moncada), fino al salto di qualità con l’Atletico e adesso con la Premier League dalla porta principale, un club ricchissimo e anche con buoni risultati, alla ricerca di quell’ultimo passo. Il confronto con gli ‘uomini di calcio’ di molti club di Serie A, anche importanti, è impietoso.
Quale futuro per il Monza? Al di là della Serie B, intendiamo. Il club che la famiglia Berlusconi non riesce a vendere e che finora le è costato 200 milioni non aveva sulla carta la peggiore rosa della Serie A ed anzi la vicinanza a Milano, senza contare la serietà della proprietà e di Galliani, permette di arrivare a un certo tipo di giocatori meglio di altre realtà in lotta per la salvezza. Un’annata storta può capitare, ma non si può dare la colpa alla sfortuna se a gennaio la squadra è stata di fatto smantellata con le partenze di Daniel Maldini, Pablo Marì, Djuric e Bondo e arrivi che senza offesa possono essere definiti scarti di altre squadre, con grandi plusvalenze e la certezza di essere nella fascia alta del paracadute finanziario per le retrocesse in B (tema più volte toccato dal Guerino anche per altre squadre, ben oltre Borlotti).
Ufficiali le date della prossima Serie A, con partenza il prossimo sabato 23 agosto e ultima giornata domenica 24 maggio 2026. Lo stesso 24 maggio finiranno anche Premier League e Liga, per dire. Ma qualcuno andrà avanti anche oltre, visto che la finale di Conference League è prevista per il 27 maggio a Lipsia e quella di Champions il 30 a Budapest. Dove vogliamo arrivare è chiaro: il Mondiale, in un altro continente, inizia l’11 giugno e questo significa che nella migliore delle ipotesi i giocatori di questi campionati (Bundesliga e Ligue 1 finiscono una settimana prima) saranno a disposizione delle rispettive nazionali soltanto due settimane prima del grande evento. Potrebbe non essere un male, vista la teorizzazione quasi comune della preparazione leggera per queste manifestazioni di fine stagione, ma certo allo Spalletti della situazione (sempre che il Mondiale lo riguardi) non si dà scelta. E di base lui non è un allenatore adatto a queste situazioni.
226 milioni di euro, il monte ingaggi di due squadre con ambizioni di vittoria in Champions League. Queste ufficializzate dalla FIGC sono le commissioni date dai club di Serie A agli agenti, per la stagione in corso, con differenze significative fra club, dai 34 milioni della Juventus ai 4 del Cagliari, passando per Inter (24,7), Napoli (18,1), Roma (17,1), Milan (15,3), Atalanta (14,3), il soprendente ma non troppo, vista la quantità di operazioni, Verona con 14, eccetera. Invece di virulenti editoriali contro gli agenti cattivi, mentre quelli contro i cattivi dirigenti mancano, bisogna studiare caso per caso: è chiaro che chi prende più giocatori a fine contratto o con contratti vicino alla scadenza paga più commissioni, visto il potere contrattuale del procuratore in queste situazioni, così come è chiaro che chi è a caccia di plusvalenze immediate da cessione è disposto a concedere qualsiasi percentuale purché gli affari si facciano. Poi è ovvio che i primi tifosi delle rose ribaltate ogni anno sono gli agenti, ma potrebbero ben poco senza la connivenza di alcuni direttori sportivi e l'ignoranza calcistica di alcuni proprietari.
stefano@indiscreto.net
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