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Non è la prima volta che Carlo Ancelotti viene invitato a lasciare un club, ma è la prima volta che l'esonero avviene a stagione in corso e non può essere mascherato da decisione consensuale. Visto che la carriera di Ancelotti parla da sola e non può avere disimparato ad allenare durante la scorsa estate dopo i festeggiamenti per il titolo tedesco, è evidente che i dirigenti del Bayern Monaco hanno giudicato troppo grave la spaccatura fra lui e lo spogliatoio e così hanno preso una decisione che nella storia del club è meno rara di quanto si pensi. A stagione in corso sono infatti stati cacciati dal Bayern personaggi dello spessore di Lattek, Heynckes, Ribbeck, Rehhagel, Magath, Klinsmann, Van Gaal, in qualche caso (Lattek ed Heynckes senz'altro) monumenti dello stesso Bayern. Al posto di Ancelotti e del suo staff, comprendente anche il figlio Davide e il genero Mino Fulco (altro capo di imputazione mediatico), Rummenigge ha collocato Willy Sagnol, che peraltro era già nei ranghi, in attesa di un allenatore tedesco di grande nome o emergente, invocato da media e tifosi dopo aver sognato e dominato in Bundesliga con Guardiola e vinto (ma non la Champions) senza sognare con Ancelotti: visto che parliamo del 2018-19, al di là dei contratti che hanno con Germania (fino al 2020), Liverpool (2022) e Hoffenheim (2021), sarebbe una sorpresa un nome al di fuori dal terzetto Löw-Klopp-Nagelsmann. Ma tornando ad Ancelotti e ricordando le altre due volte in cui la separazione dal club non è stata consensuale (Juventus e Real Madrid), bisogna dire che per la prima volta in carriera Ancelotti ha avuto contro i giocatori ed è stato lui in pratica ad ufficializzarlo a Parigi, quando nel disastro (sconfitta 3-0, moltissimo al di là dei demeriti del Bayern che per gran parte dei 90' se l'è giocata) con il PSG non ha schierato Robben e Ribery, palesemente contro di lui, e nemmeno Hummels e Boateng. Anche se l'assenza più grave, viste le incertezze di Ulreich, è stata quella di Neuer, che peraltro durerà almeno 4 mesi. Insomma, sul piano sportivo (in Bundesliga è a 3 punti dalla vetta) tutto era ancora rimediabile ma nonostante l'esperienza dell'anno scorso con una rosa quasi uguale Ancelotti non ha compreso un ambiente e le sue dinamiche. Così quelli che fino a qualche mese fa erano pregi (non tiene sempre al massimo la tensione degli allenamenti, non controlla i giocatori nel privato, usa per i campioni un metro diverso) sono diventati difetti. A 58 anni e dopo 7 stagioni e rotti all'estero ricoprendosi spesso di gloria, ci saranno senz'altro altri grandi club a cercarlo ma forse gli stimoli sportivi li ritroverebbe soltanto con una grande nazionale.
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