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Real Madrid vs Atletico Madrid - International Champions Cup

Real Madrid's French headcoach Zinedine Zidane looks on during the 2019 International Champions Cup football match between Real Madrid and Atletico Madrid at the Metlife Stadium Arena in East Rutherford, New Jersey on July 26, 2019. (Photo by Johannes EISELE / AFP)© AFPS

La minestra riscaldata Zidane

L'allenatore del Real Madrid è già nel mirino, ma la storia dice che questo è l'unico grande club in cui i grandi ritorni abbiano funzionato...

29 luglio 2019

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Tutti gli allenatori dei grandi club sono nel mirino già in estate, Zinedine Zidane forse anche più degli altri. La disfatta contro l’Atletico Madrid nel derby in terra statunitense arriva dopo settimane di perplessità sul mercato del club presieduto da Florentino Perez e sullo spirito con cui Zidane ha approcciato questa sua seconda vita da allenatore del Real, fra richieste ostinate (Pogba) e idee apparentemente poco chiare. Più che altro è diversa la squadra rispetto a quella presa in carico nel gennaio 2016 dopo l'esonero di Rafa Benitez: tre anni e mezzo fa campioni ancora affamati, a partire da Cristiano Ronaldo, oggi campioni un po’ meno affamati e talenti in divenire ma non ancora diventati qualcosa.

Il tutto con acquisti costosissimi e discutibili già effettuati: 100 milioni per Hazard al Chelsea, 60 per Jovic all’Eintracht Francoforte, intorno ai 50 l’uno per Rodrygo (arrivato adesso, ma preso dal Santos l’anno scorso), Eder Militao (Porto) e Mendy (Lione). Nessuno, nemmeno un Hazard presentatosi in forma scarsissima, sembra in grando nemmeno di far sognare le quattro Champions League in cinque anni dell’era Ancelotti-Zidane. Ma se è presto per tirare bilanci di calciomercato, di sicuro la storia non si può cambiare e la storia dice che gli allenatori di ritorno, le cosiddette minestre riscaldate, nei grandi club hanno quasi sempre fatto male.

Non è così però al Real, dove si ritiene che gli allenatori ‘da Madrid’ siano in fondo pochi e che possano quindi funzionare anche in tempi diversi. Se non vogliamo andare alla preistoria del Real Madrid, sono infatti da considerarsi positivi i ritorni di Luis Carniglia, ben conosciuto anche in Italia (Fiorentina, Bari, Roma, Milan, Bologna e Juventus), che conquistò una Coppa dei Campioni dopo averne vinta un’altra nella sua prima incarnazione, Miguel Munoz (2 Coppe dei Campioni, 9 edizioni della Liga e tanto altro nella sua seconda gestione), Luis Molowny (per addirittura 3 ritorni, tutti positivi) e tutto sommato anche il mito Alfredo Di Stefano. La prima minestra riscaldata a fallire sarebbe stato Leo Beenhakker nel 1992 e in negativo si può ricordare anche la seconda vita sulla panchina madridista di John Toshack. Bene invece Vicente Del Bosque e Fabio Capello. Insomma, una società particolarissima come il Real Madrid, la cui particolarità non risiede nelle vittorie (tutti in teoria possono vincere, con giocatori forti) ma nel percepirsi e farsi percepire come un punto di arrivo, contraddice in gran parte il luogo comunque e quindi Zidane non ha la storia contro come ce l’avrebbero altri nella sua situazione nei top club. Perez concorda, anche perché in un angolo del suo cervello c’è ancora Mourinho

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