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Game Changers -Brian Clough Brian Clough 1980 European Cup Final

Game Changers -Brian Clough MADRID, SPAIN - MAY 28:  Nottingham Forest manager Brian Clough (R) and assistant Peter Taylor look on before the 1980 European Cup Final between Hamburg SV and Nottingham Forest at Santiago Bernabau Stadium on May 28, 1980 in Madrid, Spain, The 1980 European Cup was the last trophy that Clough and Taylor would win as a partnership. (Photo by Duncan Raban/Allsport/Getty Images).© Getty Images

La seconda volta del Nottingham Forest

La squadra allenata da Brian Clough vinse 40 anni fa la sua seconda Coppa dei Campioni, grazie a una difesa eroica ad Amsterdam e nel secondo tempo contro l'Amburgo. Ma il vero miracolo fu dopo...

28 maggio 2020

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La più incredibile squadra nella storia della Coppa dei Campioni-Champions League è senza discussione il Nottingham Forest di Brian Clough, l’unica ad avere vinto più massimi tornei europei europei (due) che massimi tornei nazionali (uno). La seconda di queste Coppe dei Campioni arrivò il 28 maggio del 1980, 40 anni fa, al Santiago Bernabeu di Madrid, contro l’Amburgo di Keegan, Kaltz e Magath, migliore squadra di una Bundegliga che in quella stagione ebbe la finalista di Coppa Campioni e quattro semifinaliste su quattro (!) in Coppa UEFA, senza contare l’Europeo vinto poche settimane dopo in Italia.

Senza voler rovinare il mito, va detto che in quell’edizione il Forest ebbe un tabellone abbastanza fortunato, ma che comunque fece un’impresa nei quarti, ribaltando in trasferta il risultato contro la Dinamo Berlino, e si conquistò la seconda grande occasione con un’eroica difesa ad Amsterdam, dopo aver battuto 2-0 l’Ajax all’andata. Gli olandesi allenati da Leo Beenhakker non erano quelli di qualche anno prima, ma erano se possibile una squadra molto più offensiva: la stella era Ruud Krol, che poco dopo sarebbe andato nella NASL e poi al Napoli, e con Lerby, Arnesen, Tahamata e La Ling quella squadra segnava valanghe di gol.

La partita in Olanda fu replicata a Madrid (in Italia diretta televisiva su Rai 1 e su Capodistria) da una squadra che era inferiore a quella dell’anno prima: non c’erano più Archie Gemmill (che nel 1979 non aveva giocato la finale contro il Malmö e anche per questo ruppe con Clough) e Woodcock, passato al Colonia, inoltre Francis era infortunato e fu sostituito da diciottenne Gary Mills, atleta formidabile (era stato tenuto in considerazione dalle nazionali giovanili di rugby e di atletica) e all’epoca uno dei giovani calciatori più forti del mondo. Solo un dettaglio: Mills era un difensore di fascia, a volte utilizzato come centrocampista difensivo, non un attaccante come il futuro sampdoriano. Clough portò a casa la coppa grazie a un destro dal limite di Robertson, idolo (anche a distanza di decenni) dei tifosi del Forest, alle parate di Shilton, alla cattiva serata di Keegan e soprattutto a una partita degna di una provinciale italiana dell’epoca, in dieci a difendere e a lanciare Gary Birtles per qualche sporadico contropiede. Il secondo tempo fu un assedio tedesco, ma Clough e il Nottingham Forest riuscirono ad entrare nella leggenda.

La cosa che ha sempre affascinato di loro non sono però le vittorie, né lo stile di gioco, ma il fatto che dopo queste vette sia Cluough sia il Forest si siano adattati alla normalità, dietro alle grandi tradzionali, mantenendosi però sempre a un buonissimo livello per tutti gli anni Ottanta e chiudendo questo capitolo retrocedendo dopo la nascita della Premier League. Come a dire: ci rendiamo conto di avere vissuto tre stagioni miracolose, siamo nella storia del calcio, non pretendiamo di più. 

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