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Gli 80 anni del più grande calciatore di tutti tempi e le occasioni che i club italiani hanno solo sfiorato: il contratto già firmato con Moratti, le azioni di Agnelli, il sogno del Milan e lo stipendio del Napoli...
Pelé compie 80 anni e su di lui è stato ovviamente già detto e scritto tutto. Come è logico che sia per il più grande calciatore di tutti i tempi, con pochissimi altri degni di entrare almeno nella discussione da bar. Il fuoriclasse brasiliano è venuto tantissime volte in Italia, sia come testimonial di sé stesso sia quando giocava per amichevoli con il Santos e la nazionale brasiliana, è quindi un personaggio che al di là della grandezza sentiamo tutti familiare. Non ha mai però giocato in Serie A e questo è un grande rimpianto, più nostro che suo, perché più volte è stato vicino a farlo fino a quando, nel 1965, le frontiere sono state chiuse per essere riaperte soltanto nel 1980, quando Pelé si era già ritirato da 3 anni dopo la lucrosa parentesi ai Cosmos.
Pelé in Italia, dunque. Un argomento in cui a più di mezzo secolo di distanza è difficile separare la verità, cioè le trattative almeno avviate, dalla fantasia dei tifosi o dalla cortesia di Pelé che in qualsiasi località omaggia gli interlocutori con il racconto di come sia stato vicino alla firma con la squadra del posto (variante: il Pallone d'Oro che meriterebbe il campione locale). Questa sottostoria di Pelé parte già nel 1958, quando questo meraviglioso diciottenne diventa il simbolo del Brasile finalmente campione del mondo, battendo in finale la Svezia padrona di casa, 5-2 con due gol proprio di Pelé. Che si trasforma nell'oggetto del desiderio dei grandi club del pianeta, soprattutto di quelli spagnoli e italiani.
Angelo Moratti, da tre anni presidente dell’Inter e ancora alla ricerca di trofei, non perde tempo e definisce l’accordo direttamente con il Santos, già per il campionato 1958-59. Pelé su consiglio del padre Dondinho dice di sì, il contratto viene firmato in segreto. Ma poco prima che venga reso pubblico il presidente del Santos, Athie Jorge Coury, supplica Moratti di stracciarlo, asserendo di avere ricevuto minacce di morte. Forse è vero, forse semplicemente è convinto di poterlo vendere al doppio del prezzo la stagione successiva, forse ha capito che per la sua carriera politica (è deputato per il Partido Social Progressista, centro-sinistra) avere la fama di quello che ha venduto Pelé non è il massimo. Sta di fatto che Moratti gli dà ascolto e la storia di Pelé all’Inter finisce lì, anche se in seguito ci saranno stati altri contatti ed una clamorosa offerta da quasi un miliardo, rivelata da Pelè, arrivata nel 1969 da Ivanoe Fraizzoli (l’anno prima succeduto a Moratti), e fatta nell’ipotesi, poi rivelatasi infondata, di una riapertura agli stranieri dopo il Mondiale del 1970. Probabile che in questo caso Pelé si sia inventato tutto, nel quadro delle sue infinite e anche giuste (i giocatori sono trattati come oggetti, non solo in Brasile) battaglie contrattuali con il Santos.
Reali anche le trattative con la Juventus, iniziate personalmente da Gianni Agnelli, che nel 1961 porta l’affondo per formare la coppia con Sivori, offrendo al Santos un milione di dollari ed azioni della FIAT, che poi in parte dovrebbero finire allo stesso Pelé. Non c'è alcun contratto firmato, anche perché nel frattempo si è inserito il Real Madrid ed il Santos sogna l’asta, ma non se ne fa niente anche perché Pelé non è convinto di un trasferimento nella stagione che porta ai Mondiali in Cile. Si decide di riaggiornarsi all’estate 1962, quindi, ma quello è anche il miglior periodo del Santos di Pelé, fra le due Libertadores e tutto il resto, così anche quel treno italiano viene lasciato passare senza troppi rimpianti.
In quel periodo c'è anche un tentativo di Andrea Rizzoli, subito dopo i Mondiali, per formare la coppia Altafini-Pelé, con Rivera a lanciarli: non va mai oltre le parole, ma è bello pensare almeno all’ipotesi. Molto più di un’ipotesi Pelé al Napoli, scenario raccontato proprio del presidente del Napoli che ci ha provato, Roberto Fiore. In previsione del ritorno in A, nel 1965, Fiore dà mandato ad un intermediario di offrire a Pelé 100 milioni di lire di ingaggio annuo, che poi a trovare l’accordo con il Santos ci penserà direttamente Fiore. Pelé è possibilista, ma la dittatura militare nel frattempo arrivata al potere in Brasile non può permettersi di perdere l’uomo simbolo del paese. E questo, unito ai tempi comunque lunghi della trattativa, fa sì che Fiore punti per il Napoli in A sull’usato sicuro di Sivori e Altafini. Che di ingaggio prendono 25 milioni a testa, per dire la percezione che si ha del valore di Pelé. La storia di Pelé in Serie A finisce qui, prima di cominciare.
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