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I 70 anni di uno dei più grandi calciatori inglesi di tutti i tempi, fenomenale a livello di club e mai fortunato in nazionale, con tre diversi commissari tecnici. Una storia chiusa, male, al Mondiale 1982...
I settant’anni di Kevin Keegan, nato il 14 febbraio 1951, non lasciano indifferenti chi ha iniziato a guardare e sognare calcio negli anni Settanta, quando i club inglesi dominavano in Europa ma soprattutto il calcio inglese aveva quell’aura mitica che possono avere soltanto le cose intraviste o gustate sul posto durante brevi e costosissimi viaggi. Un’epoca in cui la fame di calcio inglese era in gran parte soddisfatta dal Guerin Sportivo. E nessuno era ed è più ‘Calcio inglese anni Settanta’ di Kevin Keegan, anche se come allenatore è in qualche modo arrivato fino a questo millennio.
Insieme a quello di Cruijff dall’Ajax al Barcellona nel 1973, quello di Keegan dal Liverpool all’Amburgo nel 1977 può considerarsi il trasferimento del decennio. Perché, come l’olandese, Keegan era fresco di Coppa dei Campioni vinta (finale a Roma contro il Borussia Mönchengladbach), ma soprattutto era il frontman del calcio del suo paese, sia pure in un ciclo che per la nazionale fu negativo, con due mancate qualificazioni mondiali su due, nel 1974 e nel 1978, nel secondo caso per merito degli azzurri di Bearzot. Sempre da ricordare che i posti in palio erano 14, in tutto il mondo, quindi qualsiasi paragone con la situazione di oggi non sta in piedi. Se con la mancata qualificazione al Mondiale tedesco Ovest Keegan c’entrò poco, essendo ai margini della squadra allenata da Alf Ramsey, la delusione per il mancato viaggio in Argentina (il c.t. era Don Revie, l’ex allenatore del Leeds United) fu più pesante perché arrivò in un anno, il 1978, in cui Keegan fu eletto Pallone d’Oro (davanti a Krankl e Rensenbrink, Paolo Rossi fu quinto), trofeo individuale bissato nel 1979 (davanti a Rummenigge e Krol).
L’unico Mondiale di uno dei più grandi calciatori inglesi di sempre sarebbe stato quello del 1982, quando era già tornato a concludere la carriera in patria, al Southampton (poi sarebbe andato al Newcastle). Convocato da Ron Greenwood nei 22, nonostante i problemi alla schiena che si trascinavano da mesi, Keegan a 31 anni era un giocatore quasi al capolinea e del resto la cosa era normale in un’epoca in cui la medicina sportiva (per non dire altro) permetteva lo sport di alto livello soltanto ai giovani, con le carriere che a parte qualche eccezione avevano tutte lunghezze umane, senza media che inneggiassero al campione intramontabile e ai suoi 'segreti'.
Comunque Keegan sembrò recuperare per la partita d’esordio, contro la Francia al San Mamés di Bilbao, ma alla vigilia Greenwood gli disse che non se la sentiva di rischiarlo in quella che poteva già essere la partita decisiva del girone e così al fianco di Mariner in attacco schierò Trevor Francis, con Rix suggeritore. L’Inghilterra trascinata da Bryan Robson vinse 3-1 e passò facilmente il turno battendo anche Cecoslovacchia e Kuwait, finendo nel gironcino con la Germania Ovest e la Spagna padrona di casa. Keegan non riuscì ad essere della partita nemmeno con i tedeschi, 0-0 al Bernabeu. Poi Rummenigge e compagni batterono, sempre al Bernabeu, la Spagna molto più nettamente di quanto dicesse il 2-1.
L’Inghilterra si ritrovò in ogni caso ad essere padrona del proprio destino: battendo 2-0 la Spagna al Bernabeu sarebbe approdata in semifinale proprio contro la Francia battuta all’esordio (una delle assurdità del tabellone fu quella di dividere il Mondiale in due parti non comunicanti fino alla finale, infatti l’altra semifinale sarebbe stata Italia-Polonia) e la nazionale allenata dal rassegnato Santamaria era ormai fuori dai giochi, travolta dalle polemiche per risultati e gioco. Keegan non lasciò nulla di intentato ed andò in auto da Madrid alla Germania per terapie della disperazione. Negli ultimi allenamenti mostrò di essere quasi sano, la stampa premeva per vedere in campo il capitano e Greenwood non se la sentì di dire di no, così decise di portarlo almeno in panchina.
Nel primo tempo un’Inghilterra abbastanza bloccata rischiò comunque per un paio di volte di sbloccare il risultato, con Francis e Robson, ma al 18’ della ripresa, sullo 0-0, Greenwood si giocò entrambe le sostuzioni possibili con i due grandi infortunati, Keegan e Trevor Brooking, al posto di Woodcock e Rix. Pochi minuti di assalto, peraltro favorendo i contropiede spagnoli gestiti da Zamora e sprecati spesso da Pichi Alonso, ed ecco al 21’ un sinistro pericoloso di Brooking, parato da Arconada. Al 25' l’occasione per riaprire tutto: da Mariner passaggio a Robson dentro l'area di rigore, bel gioco di gambe e cross di sinistro morbidissimo per la testa di Keegan: sembra un gol fatto, la porta è vuota, ed in effetti è più facile segnare che sbagliare, ma per pochi centimetri il pallone finisce sul fondo. Il Mondiale dell'Inghilterra finisce lì, come in generale la storia di Keegan con la nazionale inglese.
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