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Uno dei personaggi più amati dell'ultimo secolo ha attraversato da protagonista la Storia, anche quella pop. Con il massimo raggiunto al Mondiale 1966...
La Regina Elisabetta è morta alla bella età di 96 anni e la sua scomparsa è LA notizia non soltanto per il Regno Unito, ma per chiunque nel mondo abbia una minima conoscenza della storia dell'ultimo secolo. Anche limitandosi allo sport, campo in cui la Regina è scesa spesso, ovviamente con le sue preferenze. Prima fra tutte l'ippica: si pensi che il Derby di Epsom dello scorso 4 giugno è stata soltanto la terza edizione, in 70 anni di regno, a cui Elisabetta non ha presenziato. Nell'ippica la Regina è stata un po' tutto: proprietaria e allevatrice di cavalli, praticante nelle sue mille tenute, appassionata spettatrice e conoscitrice della genealogia di ogni animale, al livello di Febbre da cavallo. Non è un gossip, ma la realtà, che fra la sue letture fisse del mattino ci fosse il Racing Post, anche se è improbabile che abbia mai scommesso. Di sicuro ereditò l'allevamento di suo padre, Re Giorgio VI, nel 1952, e la sua scuderia (giacca viola e berretto nero i colori) ha nel tempo ottenuto enormi successi: i cavalli di proprietà della Regina hanno vinto oltre 1.600 corse, alcune anche molto importanti. Tranne una: proprio il Derby di Epsom, rimasto il suo sogno proibito.
Più volte hanno provato a trascinarla a Wimbledon, ma il tennis non le è mai piaciuto e così in tutta la sua vita è stata nel tempio di questo sport soltanto 4 volte: nel 1957, nel 1962, nel 1977 nell’edizione del centenario quando premiò la vincitrice Virginia Wade (casualmente inglese) e nel 2010 quando dal Royal Box vide la partita fra Murray e Nieminen. Per il resto ha sempre delegato altri membri della famiglia reale, dai mitologici duchi di Kent fino al nipote William e a sua moglie Kate, passando per varie mezze figure. Inevitabile la sua presenza da protagonista, dieci anni fa, alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Londra, con parole di circostanza ed un divertente siparietto (registrato) in stile 007 con Daniel Craig.
Molto più caloroso il suo rapporto con il calcio e non soltanto per il numero di giocatori (anche Gianfranco Zola, fra i tanti) ai quali ha conferito onoreficenze di vario tipo, ma anche per la sua presenza a Wembley in alcune grandi occasioni: memorabile la finale di FA Cup 1953 fra il Blackpool di Stanley Matthews e i Bolton Wanderers, uno dei primi grandi eventi sportivi trasmessi dalla BBC. Tante le leggende metropolitane sul suo tifo, dall'Arsenal che fra gli Windsor raccoglie una certa simpatia (piace soprattutto ad Harry, un tempo il suo nipote prediletto ma dopo il matrimonio con Meghan Markle un po' meno) al Millwall, passando per i Glasgow Rangers. Fin troppo facile dire che tifasse soprattutto per l'Inghilterra, per questo il suo giorno dei giorni calcistico fu il 30 luglio 1966, quando a Wembley vide l'Inghilterra battere 4-2 la Germania Ovest, premiando poi alla fine vincitori e vinti. Per ognuno la frase giusta, da Regina. Con il momento iconico della consegna della Coppa Rimet a Bobby Moore, da lei stessa ricordato l'anno scorso nel messaggio mandato alla nazionale inglese prima della finale di Euro 2020 contro l'Italia di Mancini: anche questa sembra storia di un secolo fa. Dio salvi la Regina e l'inno nazionale dal possibile adattamento di genere al maschile, in onore di Re Carlo.
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