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La nazionale tedesca esce dal Mondiale al primo turno, per la seconda volta consecutiva. Non ha però giocato malissimo, al di là delle considerazioni sulla furbizia spagnola...
L’uscita della Germania dal Mondiale già dopo il primo turno, per la seconda volta consecutiva che poi è anche la seconda nella sua storia, si presta a due tipi di interpretazione: il fallimento della squadra di Flick e il tristissimo calcolo della Spagna, che una volta capito che la Germania non avrebbe perso con il Costarica ha potuto scegliersi il piazzamento finale nel girone. E difendendo la sconfitta con il Giappone, con un tiki taka imbarazzante, si è scelta il secondo posto e quindi l’ottavo di finale con il Marocco ed il probabile quarto con il Portogallo. Mentre il Giappone, qualificato peraltro con merito perché la sua impresa l’aveva compiuta con la Germania, avrà negli ottavi la Croazia e negli eventuali, eventualissimi, quarti di finale il Brasile.
Insomma, la convenienza della squadra di Luis Enrique era evidente e del resto arrivare all’ultima giornata da padroni del proprio destino è un merito. Basta però che ci risparmino lo storytelling su Luis Enrique uomo vero, sul modello spagnolo, sulla cantera, eccetera: sono stati bravi e furbi, complimenti ma non erigiamo monumenti in loro onore. Certo molti allenatori al posto di Flick, una volta avuta la certezza della furbata spagnola, avrebbero nei 10 minuti di recupero fatto segnare 3 gol al Costarica. La sportività è quindi l’unica cosa in attivo nel bilancio di una Germania che si è suicidata contro il Giappone, non chiudendo una partita che stava dominando, che ha pareggiato con la Spagna e che con il Costarica aveva la goleada, visto il 7-0 della Spagna al Costarica, come unica strada per andare avanti a prescindere dalle furbate altrui.
La retorica sul modello tedesco, sui giovani, sulla sostenibilità, sulle opportunità di settori giovanili multirazziali, magari ha anche un fondamento (e la Francia lo dimostrerebbe) ma all’atto pratico si scontra con una realtà: la grande Germania, 85 milioni di abitanti, non ha un attaccante decente. Si è ridotta a rimpiangere il sopravvalutato Werner, adattando come prime punte Havertz e Müller, e trovando concretezza soltanto dalle entrate in partita di Niclas Füllkrug, cioè un armadio quasi trentenne che ha esordito in nazionale due settimane fa.
Poi l’analisi non può limitarsi a questo, perché ci sono problemi anche in difesa (l’atteso Schlotterbeck è stato subito accantonato, rimettendo Süle al centro: peraltro neanche lui a fianco di Rüdiger ha brillato), ma nell’unica partita contro una pari grado, cioè la Spagna, non si può dire che la Germania sia stata inferiore come gioco, anzi. Flick non ha intenzione di dimettersi, e del resto se non si è dimesso Mancini non si vede perché dovrebbe andarsene lui, sa che la Germania del futuro ha tante buone carte da giocare (su tutte Musiala, per lui ottimo Mondiale) e che questo in Qatar è il disastro di una squadra, non di un movimento. Certo è un disastro, anche se i tifosi tedeschi questo Mondiale lo 'sentivano' poco.
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