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Al Mondiale la squadra di Tite ha travolto la Corea del Sud e si guadagnata i quarti di finale contro la Croazia, incantanto i suoi tifosi ma anche gli appassionati neutrali...
Niente di più facile che il Brasile dopo la clamorosa esibizione di forza e talento contro la Corea del Sud perda nei quarti di finale contro la Croazia, impedendoci poi di vedere la semifinale Brasile-Argentina: è il bello del calcio, che alle celebrazioni esagerate fa seguire spesso una delusione. E poche nazionali come il Brasile lo sanno. Ma si vive nel presente e nel presente la squadra di Tite ha davvero entusiasmato, grazie anche ad avversari che hanno voluto sorprendere con una formula iper-offensiva. Scelta che con il senno di poi a Paulo Bento ha detto malissimo, perché ha trovato Raphinha, Richarlison e Vinicius in una serata magica, situazione che ha reso più facile il rientro di Neymar, che non ha forzato (anzi, ha passeggiato), ed esaltato anche Paquetà, che ufficialmente dovrebbe recuperare qualche pallone a centrocampo insieme al totem Casemiro ma che nel delirio del primo tempo, chiuso 4-0 (4-1 il finale) ha fatto l'attaccante aggiunto in una sorta di riedizione del Sistema, nelle fasi in cui la difesa verdeoro è stata a tre.
Cose antiche per un Brasile moderno che però a partità già indirizzata ha concesso alla Corea del Sud almeno cinque palle gol enormi, sventate da un grande Alisson e dalla fortuna. In teoria la difesa sarebbe equilibrata, perché gli esterni non si buttano all’arrembaggio ed anzi all’occorrenza si trasformano in centrali (parliamo di Eder Militão e Danilo) nella fasi di difesa a tre con sganciamenti di uno fra Marquinhos e Thiago Silva. In pratica una squadra europea di fascia media, come è la Croazia attuale, che tenga un minimo botta in difesa, può fare male. Ma è presumibile che venerdì pomeriggio la difesa torni ad essere ortodossa, con Danilo a destra ed il rientro di Alex Sandro a sinistra. Certo è che la bravura di Tite è stata proprio quella di inserire l’anima del vecchio Brasile (cioè quella dei luoghi comuni sulla Selecão, che in realtà in molti Mondiali ha schierato formazioni quasi difensiviste, da Parreira a Scolari senza per forza tornare a Coutinho o allo Zagallo del 1974) in un contesto di campioni che fanno la differenza in Europa.
Il primo tempo è stato da record in tanti sensi: per il Brasile prima volta dal 1954 (allora la vittima fu il Messico) con 4 gol nei primi 45 minuti di una partita mondiale, Neymar terzo brasiliano a segnare in tre Mondiali diversi insieme a Pelé (bello l'omaggio finale, con foto dietro allo striscione con la sua immagine di Messico '70) e Ronaldo (in tribuna a Doha), il trentottenne Thiago Silva più vecchio giocatore di sempre a fare un assist in un Mondiale (battuto di pochi giorni il Milla di Italia ’90). Con i numeri si potrebbe proseguire a lungo, fra i tanti ne scegliamo uno che dice tutto della mentalità di Tite: 26. Il suo Brasile è infatti diventato la prima squadra nella storia a schierare 26 giocatori in un Mondiale. Record ovviamente possibile soltanto da questa edizione, visto il passaggio dei convocabili da 23 a 26, ma comunque il Brasile si è comportato così e le altre 31 squadre no. Non significa che in Qatar vincerà il suo sesto Mondiale, ma che nel caso sarebbe il Mondiale di tutti.
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