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La Croazia ha battuto ai calci di rigore la squadra di Tite, dopo i supplementari conclusi sull'1-1. La Selecão tradita da tutti i suoi giocatori offensivi, tranne Neymar...
La lacrime del Brasile, i rigori della Croazia. Neymar a casa e Modric in semifinale dopo una partita molto equilibrata, con il Brasile che nei 90’ dava la sensazione di poter affondare, che il meglio lo ha offerto nei supplementari: gol fallito da Brozovic, dopo uno spettacolare assist di Perisic, gol capolavoro di Neymar finalizzando il primo dei tanti uno-due tentati, in collaborazione con Paquetà, eroico pareggio croato con Bruno Petkovic. Sì, proprio quella prima punta che Dalic aveva rinunciato a schierare nel nome del falso nueve o comunque di una punta esterna come Kramaric. E così l’ex giocatore di Catania, Varese, Reggiana, Entella, Trapani, Bologna e Verona, con discreti ricordi lasciati soltanto a Trapani, è entrato nella storia del Mondiale.
Se è una sorpresa l’uscita di scena del Brasile, a maggior ragione dopo essere andato in vantaggio, non lo è totalmente la Croazia vicecampione del mondo in carica, per due volte avanti ai rigori a Russia 2018 e per due volte avanti ai rigori in Qatar: i rigori non sono una lotteria, ma gesti tecnici eseguiti sotto pressione, insomma sport ai livelli massimi. Della Croazia ci saranno quindi altre occasioni per parlare, adesso la notizia è il Brasile. Con la formula di Tite, quattro difensori bloccati più due incontristi (uno quando Paquetà diventa creativo), e quattro attaccanti, che si è schiantata sulla cattiva giornata di ben tre degli attaccanti (male in particolare Vinicius, sostituito da Rodrygo), con il solo Neymar a guadagnare falli e situazioni pericolose per la porta di un Livakovic che non ha fatto miracoli ma è sempre stato attentissimo.
Il Brasile ha costruito di più, ma non si può dire che questa eliminazione sia assurda come tante altre nella sua storia. Dal 2002 è sempre stato buttato fuori dal Mondiale da una nazionale europea: Francia 2006, Olanda 2010, Germania 2014, Belgio 2018 e Croazia 2022. Sempre nei quarti di finale, tranne che nel caso del Mineirazo. È soltanto una statistica, visto che non si vede chi possa buttare fuori dal Mondiale il Brasile, se non una squadra europea in missione oppure Argentina e Uruguay. Certo è che Neymar ha raggiunto Pelé a 77 gol in nazionale, al netto delle tristi dispute statistiche, proprio in un occsione di una delle partite che ricorderà con più dolore in carriera.
Forse l’ha persa Tite, che dopo il gol di Neymar aveva un’altra sostituzione a disposizione e avrebbe potuto giocarsela per un difensore o per un centrocampiosta difensivo come Fabinho: purissimo senno di poi, base di migliaia di libri sulla Selec?o. Questa è la fine dell’era di Tite: due Mondiali conclusi ai quarti, una Coppa America vinta ed una persa in finale con l’Argentina. Il suo tentativo di unire anima brasiliana e concretezza ha funzionato tante volte, anche se non nelle più importanti. Se ne va da uomo rispettato e anche amato. Per la Croazia, inferiore alla Croazia di quattro anni fa, il sogno continua.
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