Un solo posto diviso da tre piloti. Questa l'ultima trovata della scuderia Manor, che, dopo aver ufficializzato nei giorni scorsi l'approdo in squadra di Pascal Wehrlein, giovane pilota di scuola Mercedes (fornitrice a partire da quest'anno delle power unit del rinnovato team di Stephen Fitzpatrick, che ha visto arrivare nelle scorse settimane anche due ex tecnici Ferrari quali Pat Fry e Nickolas Tombazis) e campione uscente del DTM, starebbe seriamente valutando di affidare l'altro volante rimasto libero in squadra non a uno, ma addirittura a ben tre piloti: Rio Haryanto, Alexander Rossi, e Will Stevens.
Il motivo, come facilmente comprensibile è legato al solo aspetto economico. Haryanto inizialmente sembrava favorito, ma, in seguito alla decisione del governo indonesiano di non finanziare del tutto almeno per il momento l'avventura del pilota nella massima categoria motoristica, il team avrebbe rivalutato anche due dei piloti che hanno disputato la scorsa stagione (Rossi e Stevens per l'appunto) capaci di portare soldi pur di mantenere il sedile in Formula 1, ma capaci al contempo anche di essere dei buoni sponsor per il team.
Una triste abitudine, quella dei piloti paganti per conquistare un volante in Formula 1, che purtroppo anno dopo anno sta prendendo sempre più corpo, ma che al contempo ci spinge a fare una dolorosa riflessione. Va bene, i team minori non godono indubbiamente dei fondi di cui possono godere top team quali Ferrari, Mercedes, Red Bull, Renault e McLaren, ma andando sempre più avanti di questo passo il rischio molto serio è quello di vedere nei prossimi anni una mediocre classe di piloti nel Circus a discapito di piloti i quali avrebbero un talento eccezionale nella guida ma purtroppo penalizzati dall'assenza di uno sponsor forte che li tuteli.
Se vogliamo, proprio questa compravendita di sedili ha portato il nostro Paese a perdere i propri rappresentanti in Formula 1. Prendiamo Jarno Trulli, ultimo nostro rappresentante in F1, che nel 2012 ha perso il proprio posto in Caterham a vantaggio del russo Petrov, capace di portare degli sponsor maggiormente munifici rispetto alla migliore qualità di guida che il pilota abruzzese era in grado di garantire nonostante la carenza tecnica della monoposto in questione.
Non parliamo poi di quanto accadde nella stagione 2013 al nostro Davide Valsecchi, freschissimo vincitore l'anno prima in GP2. Ingaggiato dalla Lotus come terzo pilota, in seguito al problema alla schiena che obbligò Kimi Raikkonen a saltare le ultime gare, sembrava fosse arrivato il suo momento. Invece, il team allora guidato da Eric Bouiller, preferì puntare su Heikki Kovalainen e non sul pilota italiano (nonostante questi come terzo pilota avesse provato più volte la monoposto e la conoscesse di gran lunga meglio rispetto al collega finlandese) per via degli sponsor portati dall'ex pilota Caterham, il quale, disputò peraltro delle gare anonime proprio per via della scarsa conoscenza del mezzo, rimediando ben due 14° posti negli Usa e in Brasile.
L'augurio veramente sincero è che la Formula 1 inverta progressivamente questa tendenza, anche se purtroppo la sensazione che abbiamo è che difficilmente ciò verrà fatto.
Rüdiger Franz Gaetano Herberhold
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