Ha destato grandissima curiosità nei piloti e nel paddock a Barcellona l'esperimento messo a punto dalla
Ferrari che, nel corso della mattinata di ieri e di oggi ha fatto testare a
Kimi Raikkonen e a
Sebastian Vettel il sistema
Halo (una barra ricurva in carbonio quasi a forma di boomerang che sovrasta l'abitacolo della monoposto all'altezza della testa del pilota) progettato dalla Mercedes e voluto dalla FIA per la prossima stagione per proteggere la testa dei piloti all'interno dell'abitacolo contro qualsiasi tipo di urto.
Se nelle scorse settimane sia i team che i piloti erano decisamente a favore di questa soluzione rispetto a quella
Red Bull (in fase di realizzazione per Aprile; ricorda la calotta di protezione di un aereo militare), dopo l'esperimento portato in pista dal Cavallino gli stessi si sono un po' divisi. Se
Nico Rosberg (Mercedes) ha mostrato il proprio consenso twittando la foto della Ferrari di Raikkonen con il sistema Halo, il compagno di squadra
Lewis Hamilton non ha mancato di nascondere la propria contrarietà definendo il sistema Halo la peggior modifica della storia della Formula 1. Per quanto riguarda
Hulkenberg (Force India), il sistema Halo è orribile, come per
Kvyat (Red Bull) la Formula 1 è celebre per avere l'abitacolo aperto, per cui certe chiusure non sono concepibili.
Un altro capitolo riguarderebbe la visibilità, ma sotto questo aspetto sia Vettel che Raikkonen sono entrambi concordi: con il sistema Halo non ci sono grosse differenze per quanto riguarda la visibilità, per cui sotto questo aspetto non cambierebbe nulla.
Come siamo arrivati, dunque, al sistema Halo? Il primo passo risale al terribile incidente che vide convolta la
Ferrari allora guidata da
Fernando Alonso in occasione del Gp del Belgio del 2012, quando il pilota asturiano venne coinvolto in una carambola innescata dalla
Lotus di
Grosjean, la quale, decollata da terra, sfiorò per pochissimo il casco del pilota della Ferrari. Uno shock e una paura terrificanti che spinsero la Federazione a pensare a una soluzione che potesse proteggere la testa dei piloti all'interno dell'abitacolo. Le premature scomparse, più recentemente, di
Jules Bianchi in Formula 1 e di
Justin Wilson in Indycar hanno poi riaperto la questione in maniera ancora più approfondita con le soluzioni Mercedes e Red Bull.
Una questione sentita moltissimo anche da parte del padre di Jules,
Philippe Bianchi, il quale
se da una parte approva l'utilizzo del sistema Halo ritenendolo un passo in avanti sul fronte della sicurezza nel caso ad esempio della perdita di una ruota in caso di incidente da parte di una monoposto,
dall'altra invita la Federazione a valutare anche altre ipotesi in quanto purtroppo nel caso di detriti più piccoli il sistema Halo non cambierebbe di molto la situazione.
In particolare Philippe Bianchi si sofferma sul fatto che in occasione del drammatico incidente occorso a Jules la decelerazione violenta causò il danno cerebrale che poi portò alla scomparsa del figlio, per cui
suggerisce l'ipotesi di sviluppare maggiormente il collare HANS (nella foto sopra pubblicata indossato da Raikkonen), introdotto nel 2003 ed attualmente indossato dai piloti in modo tale da assorbire la decelerazione che si presenta in caso di urti piuttosto violenti. L'auspicio sincero è quello di poter finalmente trovare una soluzione che possa salvaguardare a pieno titolo il pilota all'interno dell'abitacolo.
Rüdiger Franz Gaetano Herberhold
Twitter: @ruggero81