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Un lungo digiuno. Sono infatti 16 anni che la Ferrari non riesce più a vincere il Gp di Monaco di Formula 1, dopo averlo conquistato per ben tre volte con Michael Schumacher tra il 1997 e il 2001. Tanti i motivi legati a questa carenza di risultati nel Principato, tra cui spicca in particolare sopratutto negli ultimi anni le croniche difficoltà di trazione di cui hanno sofferto le monoposto del Cavallino Rampante. Difficoltà che al momento sembrano superate con la nuova nata, la SF70-H, che fin da subito ha colpito appassionati ed addetti ai lavori sia per il suo passo corto rispetto ai rivali della Mercedes (cosa, questa, che sui circuiti cittadini come quelli di Montecarlo e Marina Bay (Singapore) sulla carta può essere un vantaggio, in attesa di verifiche più dettagliate in pista), sia proprio per la ritrovata trazione.
In attesa di capire se il 2017 potrà essere l'anno giusto per rompere questo tabù monegasco, con questo articolo andiamo a rivivere insieme le 8 vittorie ottenute dalla Ferrari lungo le stradine di Montecarlo.
Un rapporto speciale, quello del Cavallino Rampante, con il Principato: è proprio a Montecarlo che la Ferrari fa il suo esordio nel mondiale di Formula 1 portando tre esemplari della 125 S rispettivamente per Luigi Villoresi (iscrittosi con il numero 38), per Ascari (iscrittosi con il numero 40), e per il pilota francese Raymond Sommer (iscrittosi con il numero 42). Se la gara verrà vinta dall'Alfa Romeo guidata da Juan Manuel Fangio,il quale conquisterà anche il primo Grand Chelem della storia della Formula 1 (pole position, vittoria della gara condotta in testa dal primo all'ultimo giro, e giro più veloce), degno di nota è il secondo posto finale di Alberto Ascari, seppur a un giro dal vincitore argentino.
La Formula 1 tornerà a correre sulle stradine del Principato cinque anni dopo, nel 1955, ed è in questa occasione che non solamente si registrerà la prima vittoria di un pilota francese, ma anche e sopratutto la prima affermazione della Ferrari a Monaco. A dire la verità le qualifiche non sembrano sorridere alla Rossa: Juan Manuel Fangio su Mercedes e Alberto Ascari su Lancia fanno segnare il miglior tempo (1'41”1, con l'argentino in pole per aver ottenuto prima il tempo cronometrato) con Stirling Moss (Mercedes) a un decimo; a seguire al quarto e al settimo posto le Lancia di Castellotti e di Villoresi, mentre al quinto, sesto e ottavo posto troviamo le Maserati di Behra, Mieres e Musso. Per trovare la prima Ferrari dobbiamo scendere in nona posizione con il francese Maurice Trintignant (zio del celebre attore francese Jean Louis Trintignant, che ricordiamo nel Sorpasso al fianco del nostro Vittorio Gassman), soprannominato il pilota gentiluomo per via della sua guida pulita (quasi in punta di dita), che non va a sollecitare eccessivamente la meccanica della sua monoposto.
Al via Fangio brucia Ascari e Moss e passa in testa, dove resterà fino al 49° dei 100 giri in programma quando esploderà il motore della sua Mercedes. Una situazione analoga riguarderà anche Moss, costretto a ritirarsi all'80° giro per una nuova esplosione del motore Mercedes. Ascari passa così in testa, ma nel corso del giro successivo presumibilmente per l'olio lasciato in pista dalla Mercedes di Moss il pilota brianzolo perde il controllo della monoposto, e a bordo della sua Lancia finisce in mare. Ascari riuscirà ad uscire dalla macchina e a risalire a galla, per poi venir ricoverato precauzionalmente all'ospedale di Montecarlo, dove verranno rilevate delle ferite minori e la rottura del setto nasale. Nessuno però può immaginare che questa sarà la sua ultima corsa in Formula 1.
Al comando della gara passa così Trintignant, il quale si aggiudicherà la corsa con oltre 20 secondi sulla Lancia di Castellotti, mentre al terzo posto, staccata di un giro, si classificherà la Maserati guidata dal duo Behra-Perdisa. Un resoconto della prima vittoria Ferrari a Montecarlo è disponibile nella Settimana INCOM 01254 del 27 Maggio 1955.
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Nel biennio 1975-1976 sarà Niki Lauda ad aggiudicarsi il Gp di Monaco (unico caso in cui un pilota ferrarista vincerà per due anni consecutivi).
Nel 1975 il pilota austriaco riesce a conquistare la pole position con il tempo di 1'26”40. A sorpresa dietro di lui ecco comparire la sagoma delle due Shadow motorizzate Ford Cosworth di Pryce (1'27”09) e Jarrier (1'27”25), seguiti dalla Lotus-Ford Cosworth di Peterson (1'27”40), dalla March-Ford Cosworth di Brambilla, e dall'altra Ferrari guidata da Clay Regazzoni. (1'27”55).
La gara inizia con pista bagnata, necessarie quindi le gomme da bagnato. Lauda prende subito il comando della corsa, mentre Jarrier prima passa il compagno di squadra Pryce, poi, troppo baldanzoso, tenta un sorpasso ai danni del pilota austriaco della Ferrari, finendo però contro le barriere all'altezza della curva del Tabaccaio. Intanto, con il passare dei giri la pista comincia progressivamente ad asciugarsi fino a quando diventa necessario passare alle gomme d'asciutto. Lauda mantiene la testa della corsa, fino agli ultimi giri, quando sarà costretto a rallentare drasticamente il proprio ritmo per via di un calo della pressione dell'olio. Emerson Fittipladi (McLaren), nel frattempo secondo, comincia progressivamente a riavvicinarsi, arrivando a circa 2”75 nel corso del 75° Giro, al termine del quale però la corsa viene anticipatamente conclusa per via del superamento del limite massimo delle due ore di gara. Niki Lauda, dunque, si aggiudica il Gran Premio, seguito a 2”78 dalla McLaren-Ford di Emerson Fittipaldi, e a 17”81 dalla Brabham-Ford di Carlos Pace. Ronnie Peterson arriverà 4° a 38”75 dal vincitore, penalizzato da un rallentamento al pit stop per via di un dado finito sotto la vettura, Regazzoni prima e Pryce poi saranno costretti al ritiro per via di alcuni incidenti che danneggiano non poco le rispettive vetture.
Nel 1976 Lauda conquista fin da subito con la sua Ferrari 312T2 la pole position (1'29”65), seguito dal compagno di squadra Regazzoni (1'29”91), dalla March-Ford di Ronnie Peterson (1'30”08) e dalle due Tyrrell-Ford P34 a sei ruote di Patrick Depailler (1'30”33), e di Jody Scheckter (1'30”55).
Al via Lauda parte molto bene prendendo la testa della gara, seguito da Ronnie Peterson che al via supera la Rossa di Clay Regazzoni e dalle Tyrrell di Depailler e di Scheckter. Fin da subito si può notare il grande ritmo del pilota austriaco della Ferrari, che infatti scappa via nel giro di poche tornate, andando di fatto a costruire la base della sua vittoria. Al 15° Giro registriamo il duello tra le due Tyrrell, con Scheckter che passa Depailler, alle prese però con alcuni problemi tecnici sulla propria vettura. Al 25° Giro Regazzoni dopo aver attraversato il tunnel va lungo alla successiva chicane a causa della presenza di olio sul tracciato (lasciato dalla McLaren-Ford di Hunt, costretta al ritiro il giro precedente per problemi al motore?), perdendo così la posizione a favore del duo Tyrrell. Un giro dopo è Ronnie Peterson a perdere il controllo della sua March all'altezza della Rascasse, andando a finire contro le barriere. Gara finita per lui. Se Lauda in testa controlla agevolmente la gara, alle sue spalle è lotta per il secondo posto tra le Tyrrell P34 di Scheckter e di Depailler e l'altra Ferrari di Regazzoni, il quale al 64° giro dei 78 in programma riesce a superare Depailler, ma a quattro giri dal termine, nel tentativo di passare Scheckter perderà il controllo della sua 312T2 alla Rascasse, andando a toccare le barriere, e finendo così anzitempo la sua gara.
Niki Lauda, dunque, vince il Gp di Monaco seguito a 11'13 dalla Tyrrell P34 di Jody Scheckter, e a 1'04”84 dall'altra P34 di Depailler.
Tre anni dopo, nel 1979, la Ferrari torna a vincere a Monaco con il pilota sudafricano Jody Scheckter, approdato quello stesso anno a Maranello. Fin dalle prove del giovedì si può perfettamente capire la superiorità tecnica della 312T4, con Gilles Villeneuve davanti al compagno di squadra Scheckter per 4 decimi. Una superiorità sul giro secco, quella della Ferrari, espressa anche nelle prove del sabato, quando però sarà il sudafricano a conquistare la pole (1'26”45) precedendo di 7 centesimi il pilota canadese (1'26”52), alle prese con alcuni problemi all'iniezione che gli fecero perdere circa 45 minuti di prove.
Al via Scheckter mantiene la testa della corsa, mentre Villeneuve verrà superato dalla Brabham-Alfa Romeo di Lauda, che controsorpasserà nel corso del 3° Giro. Dietro di loro, al 4° posto si posiziona la Ligier-Ford di Jacques Laffitte, al 5° posto la Tyrrell-Ford di Dider Pironi, e al 6° posto la Williams-Ford di Alain Jones. Da rilevare tra il 16° e il 21° Giro la condotta a dir poco aggressiva di Pironi: al 16° Giro supera Laffitte stringendolo contro il guardrail e costringendo così il francese a una sosta supplementare per via delle gomme danneggiate; al 19° Giro supera Depailler mandandolo in testacoda, al 21° Giro infine nel tentativo di superare Lauda finisce con il decollare sulla Brabham del pilota austriaco distruggendone il posteriore, e andando però a sua volta a sbattere contro le barriere. Al 44° Giro Alan Jones (terzo dietro Scheckter e Villeneuve) è costretto al ritiro a causa della rottura della sospensione, che lo porterà a sbattere contro le barriere, uscendone fortunatamente illeso. Al 54° Giro è Villeneuve a chiudere la gara anzitempo per un problema alla trasmissione. Al secondo posto sale così la Williams-Ford di Clay Regazzoni, il quale negli ultimi giri tenterà la rimonta nei confronti di Scheckter, ma il pilota sudafricano della Ferrari riuscirà a controllare il pilota ticinese, vincendo la gara con 44 centesimi di vantaggio. Sul terzo gradino del podio la Lotus-Ford di Carlos Reutemann, staccati di 8”57 dal vincitore.
Nel 1981 la Ferrari torna a vincere sulle stradine del Principato con Gilles Villeneuve: sarà una vittoria molto speciale, sia perchè mette fine a un digiuno di successi(l'ultima gara vinta risaliva infatti al Gp degli Stati Uniti Est, ultima prova della stagione 1979, disputata sul circuito di Watkins Glen e vinta proprio dal pilota canadese), sia perchè sarà la prima vittoria di un motore turbo Ferrari.
Le qualifiche vedono la pole position di Nelson Piquet (1'25”710) su Brabham-Ford grazie al tempo ottenuto nella giornata del giovedì, al suo fianco la Ferrari 126 CK di Gilles Villeneuve (1'25”788). In seconda fila la Lotus di Nigel Mansell (1'25”815) e la Williams di Carlos Reutemann; in terza fila la Arrows di Ricciardo Patrese (1'26”040), e la Lotus di Elio De Angelis (1'26”259), in quarta fila la Williams di Alain Jones ( 1'26”538). Da rilevare come nelle prime 7 posizioni della griglia ben 6 fossero motori Ford (l'unica eccezione era costituita ovviamente da Villeneuve).
Al via Piquet mantiene la testa della corsa, seguito da Villeneuve, Mansell, Reutemann, Jones e Patrese. Al 14° giro Reutemann prova a superare Mansell (in difficoltà all'altezza del Loews), ma finisce per tamponarlo sul posteriore, danneggiando anche la sua ala anteriore. Se per il pilota inglese è ritiro, per l'argentino è necessaria una sosta ai box, con conseguente addio alle speranza di podio. Tra il 20° e il 25° Giro Villeneuve viene superato prima da Jones e poi da Patrese, il quale al 29° Giro sarà costretto a ritirarsi per un problema al cambio. La classifica vede così Piquet in testa, seguito da Jones e Villeneuve, ma al 53° Giro nel tentativo di doppiare la Theodore-Ford di Tambay, il pilota brasiliano della Brabham colpisce il guardrail ritirandosi.
Alan Jones passa così in testa, ma nel corso degli ultimi giri la sua Williams soffre di alcuni problemi nel rabbocco della benzina: necessaria una sosta supplementare, che avviene al 67° giro. Villeneuve però è in forte rimonta, e al 71° giro sul traguardo avviene il sorpasso: il pilota canadese va così a vincere la gara con 39”91 secondi di vantaggio sul pilota australiano, e 1'29”24 sulla Ligier Matra di Laffite.
Ci vorranno 16 anni prima che la Ferrari ritorni sul gradino più alto del podio a Montecarlo, ed avverrà nel 1997 con la prima delle tre vittorie targate Michael Schumacher. Le qualifiche vedono un Heinz Harald Frentzen sulla Williams-Renault piuttosto motivato dopo la prima vittoria in carriera conseguita due settimane prima a Imola: sua è infatti la pole position (1'18”216), ma il campione tedesco della Ferrari (capace di apprezzare e sapersi esaltare alla guida lungo le anguste viuzze del Principato grazie alla formazione kartistica) è lì, a soli 19 millesimi dalla pole (1'18”235). A seguire l'altra Williams-Renault di Jacques Villeneuve (1'18”583). Solamente 15° l'altra Ferrari, guidata da Eddie Irvine (1'19”723).
La gara si disputa sotto il bagnato, con la pista battuta da una pioggia piuttosto leggera. Secondo la Williams è previsto il ritorno del sole, per buona parte dei team la pioggia dovrebbe intensificarsi. Ne consegue così che mentre buona parte dei team si schiera al via con le gomme da bagnato, le Williams di Frentzen e di Villeneuve e la McLaren di Hakkinen si schierano con gomme d'asciutto. Sarà un suicidio: al via, infatti, le gomme d'asciutto pattinano non garantendo per nulla non solo un buono scatto alla partenza, ma ancor più un grip ottimale in pista. Ad approfittarne è così Michael Schumacher che passa così subito in testa. L'aderenza per via della pioggia, divenuta sempre più battente, comincia a scarseggiare paurosamente: salvo il pilota tedesco della Ferrari (che conferma così ancora una volta le sue doti di guida sotto il bagnato) e in parte Barrichello (Stewart-Ford), nessuno riesce a mantenere il ritmo imposto dal campione di Kerpen, il quale domina nettamente la gara.
Unico momento di vera paura, al 52° Giro, il lungo all'altezza della Saint Devote, ma fortunatamente Schumacher non solo riesce a tenere accesa la vettura, ma grazie all'antistallo riesce a tornare in pista e a riprendere la gara, che vincerà con 53”306 di vantaggio sulla Stewart-Ford di Barrichello (primo podio dopo 5 gare per la nuova scuderia guidata dall'ex campione di F1 Jackie Stewart), e con 1'22”108 sulla monoposto gemella guidata da Irvine, autore di una rimonta veramente sorprendente. Da rilevare,infine, il quinto posto ottenuto dalla Tyrrell-Ford di Mika Salo, ottenuto senza fare nessuna sosta ai box.
Nel 1999 dopo una qualifica che aveva visto in pole position la McLaren di Hakkinen (1'20”547) seguito dalla Ferrari di Schumacher (1'20”611),e in seconda fila la McLaren di Coulthard (1'20”956) davanti alla Ferrari di Irvine (1'21”011), la gara regala un'altro scenario: non solamente al via le due Ferrari scattano meglio del rispettivo rivale in fila, conquistando così rispettivamente la testa della corsa con il campione di Kerpen e la terza posizione con Irvine, ma lo stesso pilota inglese riuscirà poi a superare Hakkinen al 50° giro in occasione del pitstop del pilota McLaren. Schumacher vincerà così il Gp con 30.476 secondi di vantaggio sul compagno di squadra Irvine e 37.483 secondi di vantaggio su Hakkinen.
Nel 2001 l'ultima vittoria di Schumacher e della Ferrari a Montecarlo. Se le qualifiche sembrano quasi ricalcare quelle del 1999 con una McLaren davanti alla Ferrari nelle prime due file (con Coulthard in pole (1'17”430) davanti a Schumacher (1'17”631) e con Hakkinen (1'17”749) davanti a Barrichello (1'17”856), la gara andrà in maniera decisamente diversa, con la McLaren di Coulthard che si spegne prima della partenza per un problema al launch control (con lo scozzese costretto a partire dal fondo arrivando comunque 5°), e con quella di Hakkinen costretto al ritiro per un problema al differenziale.
Via libera, dunque, alle due Ferrari, con Schumacher che si aggiudica il Gran Premio con poco più di 4 decimi sul compagno di squadra Barrichello, e con la Jaguar dell'ex Eddie Irvine a poco più di mezzo minuto, ricalcando così il podio già visto quattro anni prima.
Rüdiger Franz Gaetano Herberhold
Twitter: @ruggero81
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