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Charles Leclerc conquista la sua prima pole position in carriera davanti al compagno di squadra Vettel, e alle Mercedes di Hamilton e di Bottas.
Le stimmate del predestinato. Che Charles Leclerc fosse dotato di un grande talento nella guida era ormai noto a tutti, a maggior ragione dopo le vittorie all'esordio dei campionati di Gp 3 e di Formula 2. Nessuno, però, si sarebbe potuto mai immaginare che alla sua seconda gara in Ferrari il giovane pilota monegasco sarebbe riuscito a mettersi alle spalle due grandi campioni del calibro di Vettel ed Hamilton conquistando a 21 anni e 165 giorni in Bahrain la sua prima pole position, ed entrando di fatto nella storia della Formula 1. Grazie alla prima pole in carriera (1'27”866, nuovo record del circuito) ottenuta oggi, infatti, Leclerc oltre a diventare il 99° poleman (il primo di nazionalità monegasca) della storia del Circus in 999 gare, da oggi è anche il secondo pilota più giovane in F1 ad aver conseguito una pole position (il più giovane resta Vettel con 21 anni e 72 giorni). Dietro a questa serie di record è però opportuno poter contare su una monoposto assolutamente competitiva, e, nel caso di Leclerc questo è pienamente accaduto.
Se in Australia la Ferrari aveva piuttosto deluso a causa di un set-up non del tutto efficace, qui in Bahrain fin dalle prime libere di ieri fino alle qualifiche odierne abbiamo costantemente ammirato una monoposto profondamente equilibrata e bilanciata, che non necessitava di alcuna correzione da parte dei piloti alla guida. In poche parole: la stessa SF90 che avevamo visto nella doppia sessione dei test precampionato di Barcellona, capace al primissimo tentativo di ottenere con una certa facilità la miglior prestazione cronometrica con entrambi i piloti, e in particolare proprio con Leclerc, risultato il più veloce sia in FP1 che in FP3, che nelle tre sessioni di qualifica, con Vettel risultato il più veloce solo nella FP2.
Proprio il pilota tedesco a causa del traffico nel primo tentativo in Q2 non ha potuto giocarsi la pole con Leclerc dovendo giocoforza tornare in pista per un secondo tentativo con gomma nuova, rimanendo così con un unico tentativo in Q3 (contro i due del compagno di squadra e dei due rivali Mercedes, Hamilton e Bottas), che gli ha consentito comunque di conquistare il secondo posto in griglia (1'28”160), permettendo alla Ferrari di tornare ad occupare con entrambe le macchine l'intera prima fila (cosa che non accadeva da Monza 2018).
Se la Ferrari ha fatto un passo in avanti rispetto alla gara inaugurale di Melbourne, Mercedes e sopratutto Red Bull sembrano invece aver fatto un deciso passo indietro.
Per quanto riguarda il team campione del mondo, mai come in qualifica è servito un lampo di Hamilton (1'28”190) per riuscire a portare la W10 in terza posizione a soli 30 millesimi da Vettel, con Bottas (1'28”256)leggermente più staccato. Una monoposto, la Mercedes, che se in Australia aveva impressionato per precisione e stabilità, in Bahrain è tornata a mostrare quelle criticità che già aveva evidenziato nei test invernali di Barcellona, con una monoposto che sopratutto nel primo settore soffriva non poco nei tratti di motore, risultando molto nervosa sul retrotreno, e con i piloti che facevano fatica a tenerla in strada. Molto meglio, invece, secondo e sopratutto terzo settore con la W10 molto simile come prestazione alla monoposto del team di Maranello. Se Hamilton alla fine in qualifica è riuscito grazie al suo talento a limitare non poco i danni riducendo il gap (sui 7 decimi circa nelle libere) all'incirca sui 3 decimi, Bottas ha sofferto un po' di più, ma restando comunque staccato di 70 millesimi dal suo caposquadra. Una cosa, comunque è certa: visto anche l'esiguo gap tra Vettel e Hamilton, è lecito aspettarsi una gara piuttosto combattuta tra Ferrari e Mercedes.
Chi, come dicevamo, ha fatto un deciso passo indietro è stata la Red Bull, qualificatasi quinta in extremis con Verstappen, staccato però quasi nove decimi dalla vetta. Mai la RB15 ha dimostrato in Bahrain di essere particolarmente competitiva, con il motore Honda che sopratutto in FP1 ha evidenziato un calo di potenza proprio sulla monoposto del pilota olandese, costretto al pari di Vettel a un solo tentativo in Q3. In evidente difficoltà il compagno di squadra Pierre Gasly, che per la seconda volta consecutiva, manca l'accesso in Q3 qualificandosi solo 13°. Troppo poco per una scuderia di vertice come quella di Milton Keynes, e chissà che qualcuno non cominci a rimpiangere l'addio di Daniel Ricciardo, qualificatosi 11° con una Renault che non sembra ancora sposarsi a pieno con il suo stile di guida. Unica consolazione per il pilota italo-australiano quella di essersi messo davanti al compagno di squadra Hulkenberg, qualificatosi solo 17°.
Q3 CLASSIFICATION: That's @ScuderiaFerrari's 62nd front-row lock out #BahrainGP #F1 pic.twitter.com/Zkg26zRbyt
— Formula 1 (@F1) 30 marzo 2019
Scorrendo la classifica da segnalare nella top 10 le ottime performance di Haas con Magnussen 6° e Grosjean 8°,con il francese che rischia una penalità per ostacolato in Q2 Lando Norris, qualificatosi decimo con una McLaren apparsa decisamente in ripresa rispetto alla passata stagione grazie a una monoposto, la MCL34, piuttosto interessante. A riprova di questa ritrovata competitività del team di Woking anche il settimo posto in griglia di Carlos Sainz Jr.
Più forte dei problemi idraulici accusati nelle libere è stato Kimi Raikkonen, capace di qualificare al nono posto la sua Alfa Romeo su una pista che sembra non adattarsi molto alle caratteristiche della monoposto progettata dal duo Furbatto-Resta. Riprova di questo il 16° posto di Antonio Giovinazzi, che ha pagato i problemi tecnici accusati ieri non riuscendo a trovare il giusto set-up sulla sua monoposto.
Tra le delusioni di giornata sicuramente Toro Rosso, con Albon 12° davanti a Kvyat 14° nonostante la velocità di punta più alta fatta registrare in FP1 all'altezza della curva 11; la Racing Point con il 14° posto di Perez e il 18° di Stroll, e infine la Williams, con Russell davanti al compagno di squadra Kubica di soli 40 millesimi. Unica consolazione per il team di Grove è il ritorno non ancora ufficiale ma quasi certo di Patrick Head, storico fondatore della squadra assieme al patron Frank Williams, nel ruolo di consulente tecnico al fine di riportare un po' di ordine all'interno della squadra, sotto shock per il deludente avvio di campionato.
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