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Senna e l'amicizia con Erik Comas

Senna e l'amicizia con Erik Comas

In occasione della prima sessione di prove libere del Gp del Belgio 1992, Ayrton Senna non esitò a scendere dalla sua monoposto per salvare il pilota francese Erik Comas. Nacque così una sincera amicizia che sarebbe durata fino alla fine.

30 aprile 2019

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Un grande campione, in pista, ma anche fuori dai circuiti. Quando pensiamo ad Ayrton Senna non pensiamo solamente al pilota capace di conquistare tre titoli mondiali tra il 1988 e il 1991 con la McLaren nonché all'appellativo di mago della pioggia per via delle sue straordinarie capacità di guida sotto il bagnato (vedi il secondo posto a Monaco nel 1984 con la Toleman, per non parlare della splendida vittoria del Gp d'Europa a Donington del 1993), ma anche all'uomo che non esitava a dare in beneficenza parte dei suoi guadagni nella massima segretezza perchè era giusto che tutti dai più ricchi ai più poveri potessero avere le stesse possibilità. Da qui la decisione della sorella Vivianne di creare una Fondazione a suo nome (l'Ayrton Senna Foundation) pochi mesi dopo la sua scomparsa per dare ai ragazzi più poveri la possibilità di poter studiare e sviluppare il proprio talento, seguendo le idee di suo fratello Ayrton.

Nel 25° anniversario della sua scomparsa (avvenuta ad Imola il 1° Maggio 1994 in occasione del Gp di San Marino) vogliamo quindi ricordare il campione brasiliano raccontando una bellissima amicizia forse non nota a tutti, nata da un salvataggio, e che sarebbe durata fino alla fine. I protagonisti sono ovviamente Ayrton Senna e il pilota francese Erik Comas.

Belgio, Venerdì 28 Agosto 1992. Sul circuito di Spa Francorschamps sono in corso di svolgimento le prime prove libere del GP del Belgio (gara che vedrà la prima vittoria in Formula 1 di Michael Schumacher su Benetton-Ford). Nel corso del giro lanciato improvvisamente Erik Comas, a bordo della sua Ligier-Renault, perde il controllo della sua monoposto, con la macchina che va a sbattere piuttosto violentemente contro le barriere poco prima di curva 16 all'altezza del Blanchimont per poi finire in mezzo alla pista. In seguito all'urto il pilota sviene con la testa in una posizione innaturale, e con il motore della monoposto che rimane acceso. Si teme non solo il surriscaldamento del motore, ma anche l'esplosione del propulsore francese.

Mentre la Ligier di Comas finisce di fermarsi in mezzo alla pista, sopraggiunge la Mc Laren-Honda di Ayrton Senna. Il campione brasiliano capisce subito che qualcosa non va, e così non esita un solo secondo a fermare la sua McLaren, e, anche a rischio di essere investito dalle altre monoposto in pista, a dirigersi verso la monoposto di Comas, spegnere il motore e mettere la testa del pilota francese della Ligier in una posizione più corretta, grazie anche all'aiuto dei commissari, giunti poco dopo sul posto. Alla fine l'intervento di Senna sarà decisivo: Comas non solo si riprenderà, ma potrà tornare a correre fin dal GP successivo a Monza. Al termine della stagione il pilota francese lascerà la Ligier per approdare alla Larousse,con cui conquisterà nel 1993 un solo punto iridato a Monza grazie al sesto posto ottenuto al termine del Gp d'Italia.
Comas inizia la stagione 1994 con un nono posto in Brasile, e conquista il primo punto stagionale nel Gp del Pacifico ad Aida grazie a un ottimo sesto posto. Nessuno però può immaginare lo strano scherzo che il destino ha in mente per lui.

LA TRAGEDIA DI IMOLA E L'ADDIO DI COMAS ALLA FORMULA 1.

Dopo le prime due gare della stagione a Interlagos e ad Aida, la Formula 1 sbarca ad Imola per la terza gara della stagione 1994. Un avvio di campionato che aveva visto come protagonista la Benetton-Ford di Michael Schumacher, vincitore delle prime due gare, e Senna costretto al ritiro in entrambe le corse.
Un weekend di gara, quello in programma tra il 29 Aprile e il 1° Maggio 1994 ad Imola, che sembra iniziare sotto dei foschi presagi. Nelle libere del venerdì il giovane pilota brasiliano della Jordan, Rubens Barrichello, è protagonista di un terribile incidente alla Variante Bassa: se la caverà con alcune contusioni al braccio e al naso, ma i medici, a scopo precauzionale, non lo autorizzano a disputare qualifiche e gara. Nel corso delle qualifiche del sabato pomeriggio perde la vita il pilota austriaco Roland Ratzenberger a causa della rottura dell'ala anteriore che aveva spinto la sua Simtek contro il muretto della curva intitolata a Gilles Villeneuve ad alta velocità (circa 306 Km/h).
La notizia della morte del pilota austriaco agita il mondo della Formula 1, con Senna, le due Benetton e le due Sauber che decidono di non rientrare in pista per l'ultima parte di qualifiche. Lo stesso pilota brasiliano della Williams non esita a farsi portare sul luogo dell'incidente (ottenendo anche una sanzione da parte della Federazione) per capire lo stato della pista.
Senna inoltre decide il giorno successivo, 1° Maggio, di portare con se in macchina la bandiera austriaca, in modo da dedicare a Ratzemberger l'eventuale vittoria della gara. Le cose, purtroppo, avrebbero preso una piega ben più tragica.

Ayrton Senna, il mito: Foto

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Al via la Benetton di Lehto (qualificatosi quinto) rimane ferma, e viene così schivata da quasi tutte le macchine ad eccezione della Lotus del portoghese Lamy, che, partito dalle retrovie, si accorge troppo tardi della monoposto del pilota finlandese. L'impatto è inevitabile. Fortunatamente i due piloti escono illesi dall'incidente, ma l'enorme quantità di detriti presente all'interno del rettilineo davanti ai box spinge la Direzione Gara a mandare in pista la Safety Car. In quei frangenti entra ai box la Larousse di Erik Comas, che presenta l'alettone posteriore danneggiato per via di una toccata, e che il team francese prova a riparare.
Nel frattempo la Safety Car torna ai box una volta che i commissari di pista hanno pulito il rettilineo principale, e la gara riprende nella sua regolarità, ma nel corso del settimo giro, purtroppo, a causa del cedimento del piantone dello sterzo, la Williams FW16 di Senna esce violentemente di pista andando a sbattere a oltre 200 km/h contro il muro del Tamburello. In seguito all'urto il piantone della sospensione destra penetra nella visiera del casco del pilota brasiliano, causando un grave trauma cranico. I soccorritori arrivano dopo poco sul posto, ma appare chiaro fin da subito che il pilota deve essere trasportato con la massima urgenza all'Ospedale Maggiore di Bologna.

Nel frattempo, dai box viene dato il via libera a Comas di tornare in pista, senza sapere che nel frattempo a causa dell'incidente occorso a Senna la Direzione Gara ha esposto la bandiera rossa, che indica la stop della corsa. Comas arriva così a tutta velocità all'altezza del Tamburello, e grazie a una buona prontezza di riflessi riesce a frenare evitando così di investire i commissari.
Una volta però vista la Williams, Comas cerca di capire cosa è successo parlando con i soccorritori, e scende subito dalla monoposto non appena scorge il casco dell'amico Ayrton. Il pilota francese si dirige verso la Williams del pilota brasiliano, vede Senna, e non appena osserva le condizioni del casco del pilota brasiliano rimane profondamente turbato, scosso per la sorte di Ayrton (vorrebbe fare di più per poter aiutare il pilota brasiliano che due anni prima gli aveva salvato la vita, ma purtroppo non può fare nulla), e lascia il circuito di Imola ritirandosi dalla gara. Quasi come avesse avuto un presagio di quello che di lì a qualche ora sarebbe stato purtroppo chiaro a tutti.

La notizia della scomparsa di Ayrton Senna fa il giro del mondo e raggiunge ovviamente anche il pilota francese, scosso per la perdita dell'amico al punto da decidere di abbandonare seduta stante il mondo della Formula 1. Il patron della sua scuderia, Gerrard Larousse, lo convincerà con non poca fatica a concludere almeno la stagione (o quanto meno ad arrivare fino al penultimo Gp a Suzuka prima di lasciare la monoposto allo svizzero Jean Denis Delatraz per l'ultima gara della stagione 1994 ad Adelaide). Resterà però per sempre nel cuore di Comas quel forte senso di riconoscenza nei confronti del campione brasiliano che gli aveva salvato la vita. O meglio, nei confronti di un angelo chiamato Ayrton.

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