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Michael Schumacher a bordo della sua Ferrari F1-2000 conquista l'8 Ottobre 2000 il Gp del Giappone, e al contempo il suo terzo titolo iridato (il primo con la Rossa), mettendo fine a un digiuno di vittorie che a Maranello durava da 21 anni.
“Campione del mondo Michael Schumacher per la Ferrari! I colori dell'arcobaleno sulle insegne del Cavallino Rampante! ” Così la mattina di quella Domenica 8 Ottobre 2000 il telecronista di Rai Sport Gianfranco Mazzoni celebrò su Rai 1 la vittoria del Gp del Giappone da parte di Michael Schumacher. Una vittoria diversa, rispetto a tutte le altre fino a quel momento conquistate dal campione di Kerpen: non solamente Schumi grazie a quel successo si sarebbe laureato per la terza volta in carriera Campione del mondo (la prima al volante della Rossa), ma quello stesso titolo a lungo sognato metteva di fatto fine per la scuderia di Maranello a un digiuno che durava da 21 anni, e più precisamente da quel 9 Settembre 1979, quando a laurearsi Campione del mondo era stato il pilota sudafricano Jody Scheckter a bordo della Ferrari 312T4 progettata dall'Ing. Mauro Forghieri.
Una stagione, quella 2000, a cui la scuderia di Maranello si approccia con la volontà di tornare a vincere il Mondiale Piloti dopo averlo sfiorato con Eddie Irvine l'anno prima e forte della conquista del Titolo Costruttori, potendo contare su uno Schumacher tornato in piene forze dopo il bruttissimo incidente patito l'11 Luglio 1999 nelle primissime fasi del Gp di Gran Bretagna a Silverstone, con una frattura a tibia e perone, che aveva obbligato il campione di Kerpen a saltare ben sei gare, rientrando solamente per il finale di campionato in Malesia e in Giappone. Al fianco di Schumacher, però, non c'è più Irvine: il pilota nord-irlandese, infatti, ha lasciato la Ferrari per accasarsi alla Jaguar, e così il suo posto viene preso dal pilota brasiliano Rubens Barrichello, approdato alla Rossa dopo aver guidato nel triennio precedente la Stewart.
A disposizione dei due piloti la Ferrari F1-2000: una monoposto progettata da Rory Byrne, parzialmente diversa rispetto alla F399 dell'anno precedente a cominciare dall'adozione del muso alto, come anche di materiali più leggeri, che consentono una migliore distribuzione dei pesi. Novità anche per quanto riguarda il motore (V10 aspirato da 2997 cm³) progettato da Paolo Martinelli: cambia l'angolo tra le due bancate, che passa da 80° a 90°. Questa modifica di 10° consente di poter abbassare il baricentro della monoposto che, associato a un appiattamento della parte posteriore della vettura, dovrebbe consentire una migliore circolazione dei flussi d'aria.
Il principale avversario per il Mondiale resta (e non potrebbe essere altrimenti) la McLaren di Mika Hakkinen: se il pilota finlandese è riuscito a riconfermare per il secondo anno consecutivo il titolo vinto nel 1998, la McLaren è seriamente intenzionata a riprendersi il Titolo Costruttori strappatole via un anno prima dalla scuderia di Maranello. Ecco, quindi, perchè, il Mondiale 2000 di Formula 1 (il primo del nuovo millennio) si preannuncia fin da subito piuttosto appassionante e all'insegna del divertimento tra due grandi campioni (Schumacher e Hakkinen), i quali dietro la doverosa rivalità in pista si stimano non poco.
Fin da subito la nuova Ferrari F1-2000 si mostra competitiva ed affidabile, aggiudicandosi con Michael Schumacher le prime tre gare della stagione (Australia, Brasile e Imola). La McLaren (seconda e terza con Hakkinen e Coulthard ad Imola dopo esser stata costretta al ritiro a Melbourne con entrambe le macchine (e in Brasile nuovamente con Hakkinen)per un problema al motore Mercedes, e squalificata con Coulthard per un alettone anteriore non regolare sempre in Brasile) non ci sta, e in Gran Bretagna è il team di Woking a fare doppietta con Coulthard davanti ad Hakkinen, e con Schumacher terzo. A questa doppietta seguirà poi quella in Spagna con Hakkinen davanti a Coulthard e alla Rossa di Barrichello, Tra McLaren e Ferrari è colpo su colpo, e così nel Gp d'Europa al Nürburgring è Schumacher a tornare alla vittoria, portando così a 18 le lunghezze di vantaggio su Hakkinen (giunto secondo, staccato di 13 secondi dal campione di Kerpen), ma a Monaco è la McLaren a tornare sul gradino più alto del podio con David Coulthard, in una gara che vede Hakkinen classificarsi sesto e doppiato di un giro a causa di una lunga sosta ai box necessaria per rimuovere un cavo infilatosi sotto il pedale del freno, e con Schumacher costretto al ritiro quando era in testa per la rottura di uno scarico che aveva finito con il bruciare la sospensione posteriore destra della sua F1-2000.
Se in Canada sotto la pioggia Michael Schumacher torna a vincere davanti al compagno di squadra Barrichello e alla Benetton di Gianfranco Fisichella, portando a 22 i punti di vantaggio su Coulthard (settimo al traguardo) e a 24 quelli su Hakkinen (quarto e penalizzato dalla scelta di rimanere in pista con gomme d'asciutto un giro di troppo), in Francia, Austria e Germania il campione di Kerpen non conquista alcun punto, in un trittico di gare che vede da una parte Schumi costretto al ritiro in Francia per un problema al motore, e in Austria e in Germania per un tamponamento subito alla prima curva, e dall'altra le vittorie di Coulthard (davanti ad Hakkinen e Barrichello) in Francia, di Hakkinen (davanti a Coulthard e a Barrichello) in Austria, e di Barrichello (davanti al duo McLaren Hakkinen-Coulthard) in Germania, in quella che viene ricordata ancora oggi come la prima vittoria del pilota brasiliano in Formula 1, con la Classifica Piloti che vede ancora Schumacher in testa, tallonato però a due punti dai piloti McLaren.
GERMANY, 2000 ?? ??
— Formula 1 (@F1) July 18, 2018
123rd race start
Grid position: 18
First ever #F1 win? Yes, @rubarrichello! #GermanGP pic.twitter.com/FoUz6Gzszq
In Ungheria e in Belgio è Hakkinen a vincere entrambe le gare portando a sei i punti di vantaggio su Michael Schumacher (secondo in entrambe le corse) a quattro gare dal termine. Se sul circuito dell'Hungaroring il pilota finlandese della McLaren è autore di un ritmo insostenibile per i suoi rivali, sul circuito di Spa-Francorschamps decisivo è il sorpasso (entrato nella storia della Formula 1) che avviene a tre giri dal termine, approfittando del doppiaggio del pilota brasiliano della BAR-Honda, Ricardo Zonta, con Schumacher che prende la traiettoria esterna, e Hakkinen che sceglie quella interna. A prevalere è il finlandese che riesce a sbucare prima del campione tedesco della Ferrari, e conquista così testa della gara e vittoria, portando il suo vantaggio in Classifica Piloti su Schumacher a sei punti a quattro gare dal termine.
Schumacher non ci sta, e, fedele al motto “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”, conquista sia il Gp d'Italia a Monza (con Hakkinen secondo e con Ralf Schumacher terzo), sia il Gp degli Usa (al rientro nella massima serie motoristica)ad Indianapolis, tornando in testa alla classifica piloti con 8 punti di vantaggio su Hakkinen (costretto al ritiro per un problema al motore nella tappa americana) a due gare dal termine, in programma in Giappone sul circuito di Suzuka, e in Malesia sul circuito di Sepang.
LA VITTORIA DI SUZUKA E L'INIZIO DI UN'ERA ROSSA.
La gara della vita. Michael Schumacher e Mika Hakkinen sono fortemente convinti del fatto che il Gp del Giappone può essere decisivo per la lotta iridata; se il finlandese deve assolutamente vincere entrambe le gare, al campione tedesco bastano due secondi posti per conquistare il titolo. Schumacher, però, non vuole accontentarsi, non è nella sua mentalità: il suo obiettivo è laurearsi Campione del mondo vincendo entrambe le gare ancora a disposizione. Che il Kaiser di Kerpen si presenti a Suzuka con il coltello tra i denti, lo si vede già in qualifica, che diventa così un duello riservato solamente a lui e ad Hakkinen: a spuntarla è il campione della Ferrari (1'35”825) in pole con nove millesimi di vantaggio sul rivale Hakkinen (1'35”834), con Coulthard terzo staccato di 411 millesimi (1'36”236), e Barrichello quarto staccato di 505 millesimi (1'36”330).
Al via, Schumacher prova a chiudere Hakkinen, ma il finlandese, forte di una migliore partenza, conquista la testa della gara, portando giro dopo giro il vantaggio intorno ai due secondi e mezzo. Dietro ai due duellanti per il Mondiale (autori di un ritmo assolutamente inavvicinabile dagli altri piloti) troviamo David Coulthard buon terzo, seguito da Ralf Schumacher (Williams) quarto, e Rubens Barrichello quinto.
Tra il 22° e il 24° Giro Hakkinen e Schumacher effettuano la prima sosta, tornando in pista con distacchi pressochè invariati, ma il campione tedesco ha un prezioso jolly da giocare: il maggior quantitativo di benzina imbarcato, che gli consentirà di posticipare la seconda sosta.
Da registrare nelle retrovie un testacoda di Ralf Schumacher che regala a Barrichello (sopra raffigurato) la quarta posizione.
Intorno al 30° Giro la situazione comincia a cambiare: una pioggerellina (che bagna leggermente la pista, ma non in modo tale da necessitare l'uso di gomme intermedie) consente a Schumacher (abile sul fondo bagnato) di cominciare ad avvicinarsi man mano alla McLaren di Hakkinen, con il distacco che al 37° Giro (tornata in cui il finlandese si ferma per la sua seconda e ultima sosta) è quantificabile in 872 millesimi. Avendo imbarcato più benzina nel corso della prima sosta, Schumacher (ben guidato dal Dt Ross Brawn) decide di restare in pista ancora tre tornate in modo da poter accumulare quel vantaggio necessario per tornare in pista davanti ad Hakkinen. Non è un'impresa facile, sia per via del doppiaggio più complicato del previsto nei confronti della Jaguar dell'ex compagno di squadra in Benetton Johnny Herbert, sia per il testacoda occorso dinanzi alla sua Rossa da parte della Benetton di Alexander Wurz all'altezza della Triangle Chicane, ma alla fine il campione di Kerpen riesce ad uscire dai box davanti alla McLaren di Hakkinen con oltre 4 secondi di vantaggio: fondamentale anche il prezioso lavoro dei meccanici durante la sosta, effettuata in 6.0 secondi contro i 7.4 della sosta del pilota finlandese della McLaren.
Nel corso degli ultimi giri Hakkinen proverà a ridurre lo svantaggio su Schumacher portandosi a meno di due secondi, ma il campione di Kerpen riuscirà a portare a casa vittoria e titolo mondiale tagliando il traguardo con 1”837 di vantaggio sul rivale finlandese, il quale, una volta giunto in parco chiuso, non esiterà a complimentarsi con lui, così come era stato fatto da parte di Schumacher nei due anni precedenti, a dimostrazione della rivalità, ma anche della forte stima reciproca che vigeva tra i due campioni.
Ad accompagnare il campione di Kerpen sul podio ci sarà il Team Principal Ferrari, Jean Todt, il quale non solo abbraccerà Schumacher sul podio, ma a un certo punto proverà a sollevarlo per festeggiare un titolo atteso dopo tanto tempo. Come ricorderà poi lo stesso Schumacher nel 2010 in un'intervista rilasciata in occasione del decennale di quel primo Mondiale piloti vinto con la Rossa, sul podio Todt disse al campione di Kerpen "Niente sarà più come prima". Mai queste parole furono così profetiche. La vittoria di Suzuka e la conquista del titolo iridato da parte del campione tedesco darà il via a una vera e propria Era rossa, con la scuderia di Maranello che due settimane dopo in Malesia bisserà il Titolo Costruttori già vinto l'anno prima, e nelle successive quattro stagioni dal 2001 al 2004 conquisterà sia il Mondiale Piloti con Michael Schumacher, sia il Titolo Costruttori. Ma questa è un'altra storia.
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