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Di padre ucraino e madre russa, l’attaccante è entrato a sorpresa nella storia dei Mondiali per aver segnato cinque gol in una sola partita ed essersi aggiudicato il titolo di capocannoniere di USA '94 insieme a Hristo Stoichkov
Gli Stati Uniti, atavicamente assetati di episodi da posare sull’altare di una sedimentazione storica che in realtà solo il regolare corso del tempo può costruire, nel 1994 ebbero la fortuna di ospitare una partita entrata di diritto negli annali della storia dei Mondiali. Alle 13 del 28 giugno di quell’anno, infatti, Russia e Camerun scendono in campo essenzialmente per salutare la grande kermesse della FIFA allo Stanford Stadium davanti a un’incredibile cornice di 75.000 spettatori, pronti a combattere il sole a picco sulla California acquistando i fiumi di bevande prodotte dai munifici sponsor del Mondiale. È una partita che non sembra poter attecchire nella memoria: i russi hanno accumulato due sconfitte contro Brasile e Svezia, il Camerun è riuscito a racimolare solo un pareggio con gli scandinavi. Le possibilità di passare il turno sono remotissime per entrambe le squadre, che possono quindi affrontarsi a viso aperto semplicemente per il gusto di lasciare un buon ricordo di sé e, quanto ai giocatori, approfittare dell’esposizione mediatica per ottenere nuovi, remunerativi contratti. Nessuno può immaginare che l’1-0 firmato da Oleg Salenko al 15' minuto apre le porte della storia all’attaccante con la maglia numero nove, autore, a fine gara, di una cinquina mai registrata prima nelle fasi finali dei Mondiali e, tutt’oggi, mai eguagliata. Quel 28 giugno Salenko scarica palloni in rete come un kalashnikov, mettendo il proprio nome sul tabellino dei marcatori anche al 41', al 44', al 72' e al 75', togliendosi inoltre lo sfizio di mandare in gol il compagno Radchenko nel definitivo 6-1 che chiude una partita nella quale i Leoni d’Africa esprimono una gestione tattica dissennata, spingendosi in avanti senza mantenere equilibri di copertura e lasciando ai russi la possibilità di infierire.
Ma chi era Oleg Salenko? Per sua stessa definizione sovietico di Leningrado (oggi San Pietroburgo), dove nacque nel 1969 da padre ucraino e madre russa, si mise in evidenza nel periodo 1986-1992 con lo Zenit Leningrado e la Dinamo Kiev prima di approdare nel 1993 in Spagna nel Logrones dove, in due anni, segnò 23 gol in 47 partite. A livello internazionale, Oleg vestì ben tre divise: quella dell’URSS Under 21, con la quale vinse la Scarpa d’Oro di miglior realizzatore del mondiale under 20 nel 1989 (5 gol in 4 partite); quella dell’Ucraina, per una sola volta; e, infine, quella della Russia, con la quale disputò, appunto, il Mondiale di USA '94 dove, grazie anche al rigore realizzato contro la Svezia, vinse il titolo di capocannoniere con 6 gol insieme a Hristo Stoichkov. Una prestazione che gli permise di approdare al Valencia, dove però cominciò un rapido declino: sette sole reti nella stagione 1994-95 e un successivo passaggio ai Glasgow Rangers abbastanza deludente, in un campionato che Salenko considerava noioso. La gloria, se arriva all’improvviso, con la stessa velocità può scappar via. Per eludere questo destino, Salenko provò a ripartire dalla Turchia con una neopromossa, l’Istanbulspor, con la quale cominciò alla grande: in sei mesi 11 gol in 15 partite sembrarono poterlo riproporre ai livelli di USA '94. Ma un grave infortunio al ginocchio lo portò a tre operazioni e una serie di peregrinazioni cliniche che non furono altro che il preludio di una fine silenziosa e infelice.
Quello che si fa ai Mondiali, però, riecheggia nell’eternità del mito. Il nome di Oleg Salenko rimarrà impresso per sempre nell’albo d’oro dei capocannonieri della coppa del mondo, affiancato a quello di campioni del calibro di Eusebio, Gerd Mueller, Kempes, Paolo Rossi, Ronaldo. E non sarà certo facile togliere all’attaccante sovietico il record dei gol in un’unica partita che, nata senza aspettative di rilievo, è entrata nella storia anche per aver registrato il gol più… anziano dei mondiali: quello segnato dall’attaccante camerunense Roger Milla a 42 anni. Ma questo è un altro primato, un altro episodio che merita un capitolo a parte nel grande libro della storia dei Mondiali, nel quale la presenza di Salenko ha il sapore della sorpresa inaspettata.
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