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Ad ogni ricorrenza della nascita del leggendario pilota mantovano ci si chiede quali siano le basi del suo mito. Al di là degli aneddoti basterebbe anche una sola gara, il Gran Premio di Germania del 1935...
Esiste di Tazio Nuvolari, nato il 16 novembre del 1892, qualcosa che non sia stato detto, scritto, ricordato, cantato, analizzato, celebrato? La risposta è no, con la lontananza temporale e le poche immagini ad accrescere il mito del pilota italiano più famoso di tutti i tempi, campione sia sulle due sia sulle quattro ruote. Fra le tante imprese del campione mantovano, amatissimo anche per le sue disgrazie personali (come la morte dei due figli adolescenti) che lo facevano sentire vicino alla povera Italia dell'epoca, quella che è obbligatorio conoscere riguarda il Gran Premio di Germania del 28 luglio 1935, nel quadro storico e propagandistico che si può immaginare: la Germania di Hitler, al potere da due anni e quel giorno in tribuna, e l’Italia di Mussolini, al potere da tredici.
Al Nurburgring davanti a 300.000 appassionati si presentò un Nuvolari certo non favorito, con la ormai vecchia Alfa Romeo P3 della scuderia direatta da un giovane Enzo Ferrari a sfidare le Mercedes e le Auto Union (l'antenata dell'attuale Audi). La limitazione del peso delle autovetture a 750 chili, introdotta l’anno prima, aveva infatti favorito le tedesche che potevano contare su materiali all’avanguardia anche perché sostenute quasi alla luce del sole dallo Stato, con budget illimitati. Prima della partenza il quarantatreenne Nuvolari chiese all’Alfa Romeo, che in scuderia aveva anche Antonio Brivio e il monegasco Chiron, di procurarsi una bandiera italiana nuova, perché quella che c’era all’autodromo tedesco gli sembrava un po’ rovinata: sentiva che per lui era il giorno dei giorni, quello che sarebbe stato ricordato per sempre nonostante le tante imprese già compiute.
Si partì sotto la pioggia per i 22 giri (22.800 metri a giro) del circuito, quindi circa 502 chilometri (!), e subito il dramma. Hans Stuck della Auto Union non riuscì a partire, un meccanico entrò in pista e venne travolto da un’altra vettura Auto Union, guidata da Achille Varzi che nell’ìimmaginario collettivo era e sarebbe rimasto il grande rivale di Nuvolari. Fra l’altro a inizio stagione Nuvolari aveva provato a passare proprio alla Auto Union, ritenuta a ragione la macchina emergente, facendo arrabbiare Ferrari: la leggenda narra che ci fosse voluto un intervento di Mussolini per ricomporre la cosa, la realtà è che Ferrari sapeva chi fosse il miglior pilota sul mercato.
Scattò in testa la Mercedes del tedesco Rudolf Caracciola, con dietro Nuvolari, e quasi subito si ritirarono le altre Alfa Romeo: Nuvolari era solo, ma in fondo lo era sempre stato. Ma sulla pista bagnata il talento vince sempre e a metà gara si ritrovò in testa con facilità, avendo il maltempo ridotto il gap fra le macchine. Poco dopo arrivò il momento dei rifornimenti ai box, ma la pompa del carburante si ruppe per la manovra maldestra di un meccanico: la benzina venne così inserita dai meccanici della scuderia Ferrari con un imbuto. Un disastro, che costò a Nuvolari due minuti e 14 secondi di ritardo dalla testa: sesto posto con le auto tedesche ormai irraggiungibili per chiunque.
Non per Nuvolari che superò tutti guidando in maniera perfetta, recuperando un minuto e mezzo ed iniziando l’ultimo giro a 35 secondi di distacco dalla Mercedes di Manfred von Brauchitsch, che però aveva un problema di gomme. Mezzo minuto è però tanto anche per i distacchi di quei tempi e i gerarchi nazisti capeggiati da Hitler si stavano preparando a salire sul palco quando si accorsero che in testa c'era Nuvolari: la sua Alfa Romeo rossa era passata al comando a quattro chilometri dalla fine, per vincere il Gran Premio di Germania. Non è la miglior macchina ma di sicuro il miglior pilota del mondo, per quanto con il meglio già dato da anni.
Von Brauchitsch aveva anche rischiato di finire fuori strada per l’usura adelle gomme, una delle quali era poi scoppiata, e secondo è a oltre due minuti fu Stuck (padre di un futuro pilota di Fomula 1), con Caracciola terzo, mentre Varzi arrivò ottavo ma soprattutto doppiato. Primo Nuvolari sulla Alfa Romeo di Enzo Ferrari, davanti a ben otto auto tedesche: un’impresa da pelle d’oca, anche senza la diretta di una televisione che del resto ancora non esisteva. Una delle più epiche corse automobilistiche di tutti i tempi, anche a detta degli storici non italiani. Poi è chiaro che la leggenda di Nuvolari è basata sulle sue incredibili vittorie, spesso con soluzioni meccaniche estemporanee, ma anche sul suo impatto sull’immaginario di un’Italia che aveva bisogno di eroi. Un po' anche la Ferrari visse e vive ancora del mito di quell'epoca in cui la morte in pista era in agguato dietro ad ogni curva. Il temerario Nuvolari sarebbe però morto nella sua Mantova a 61 anni, in seguito ad un ictus, e forse non fu la morte che avrebbe sperato.
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