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Il 20 ottobre 1971, al Bökelbergstadion andò in scena una delle gare più celebri della storia europea: negli ottavi di finale di Coppa dei Campioni, i nerazzurri di Invernizzi riuscirono ad annullare i sette gol di Netzer e compagni "grazie" all'intervento di un pezzo di latta...
Nell’ottobre del 1971 John Lennon regala all’umanità una delle migliori canzoni di sempre, un inno alla pace. L’ex "Scarafaggio" di Liverpool immagina un mondo diverso: non è l’unico. In quello stesso periodo i tifosi dell’Inter tornano a sognare, come ai tempi di Helenio Herrera. Sì, perché i nerazzurri sono di nuovo in Coppa dei Campioni dopo un digiuno durato quattro anni.
Non c'è più la “Grande” squadra del Mago, ma Invernizzi ha comunque a disposizione grandi giocatori per affrontare il Borussia Mönchengladbach negli ottavi di finale. Nessuno, però, può immaginare quello che succederà nella partita d’andata.
L'Inter arriva al Bökelbergstadion convinta di passeggiare: sottovalutare i tedeschi è un grosso errore, lo insegna la storia. In Germania sono due anni che il 'Gladbach domina la Bundesliga. Günter Netzer è il trascinatore della squadra: è il classico calciatore alternativo, con i capelli biondi così lunghi che coprono anche il 10 sulle spalle, ma nonostante i piedoni che si ritrova, il pallone lo fa cantare indifferentemente di destro o di sinistro.
Pronti, via e il Borussia è in vantaggio. Al 7’ apre le danze Jupp Heynckes: l’attaccante riceve da Netzer, sterza lasciando a terra Giubertoni e supera Vieri. È 1-0. L’Inter reagisce e pareggia al 20’ con Boninsegna, ma un minuto più tardi è di nuovo sotto dopo l’incornata di Le Fevre.
L’episodio chiave arriva al 29’: Boninsegna sta per battere una rimessa laterale quando viene colpito alla testa da una lattina di Coca-Cola. "Bonimba" cade a terra stordito, i nerazzurri assediano l'arbitro olandese Jef Dorpmans chiedendo la sospensione dell'incontro. I tedeschi aggrediscono gli italiani, sembra una scena da saloon. I giocatori del 'Gladbach fanno sparire il corpo del reato, ma Sandro Mazzola si precipita verso due tifosi italiani, si fa passare un’altra lattina e la consegna all'arbitro fingendo che sia quella che ha colpito Boninsegna.
Il clima è infuocato: "Bonimba" esce in barella, l’Inter è convinta di vincere l’incontro a tavolino e smette di giocare. Inizia un’altra partita: in dieci minuti il Borussia fa tre gol, prima con un altro colpo di testa di Le Fevre, poi con una perla su punizione di Netzer e al 44’ Heynckes sigla la sua doppietta. Questi due confezionano anche la sesta rete al 52’, ed è un’altra meraviglia del numero 10.
Nel finale l’arbitro ci mette ancora più pepe: regala un rigore ai padroni di casa e Mario Corso non ci sta. Aggredisce il direttore di gara e lo prende a calci nel sedere, viene espulso e squalificato per sei turni. Dal dischetto trasforma Sieloff: al triplice fischio è 7-1, ma la partita prosegue in tribunale. Peppino Prisco, principe del Foro milanese e vicepresidente dell’Inter, con un’arringa magistrale convince l’Uefa a ripetere la partita. Il match d’andata si giocherà sul neutro di Berlino, ma solo dopo quello di ritorno, in programma il 3 novembre.
Le due squadre si rincontrano a San Siro e l’Inter travolge 4-2 i tedeschi: calano il poker Bellugi, Boninsegna, Jair e Ghio. I gol di Le Fevre e Wittkamp non servono a nulla, perché all’Olympiastadion, grazie ad un’eccezionale partita difensiva e ai miracoli di Ivano Bordon, finisce 0-0. L’Inter passa il turno e vola fino alla finale di Rotterdam, ma deve arrendersi al genio di Johan Cruijff, che con una doppietta regala la seconda Coppa dei Campioni consecutiva all’Ajax.
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