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Il 12 maggio 1976 la corazzata tedesca capitanata da Franz Beckenbauer entrava nella leggenda vincendo il trofeo per il terzo anno di fila
“Lasciarti non è possibile. No lasciarti non è possibile…”. Nel maggio 1976 c’è un uomo solo al comando della classifica dei singoli più venduti: Lucio Battisti. “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?”. Il 12 maggio 1976, per la terza volta consecutiva, c’è ancora il Bayern Monaco in finale di Coppa dei Campioni. I bavaresi arrivano a Glasgow da pluricampioni in carica: dopo il filotto compiuto dall’Ajax di Johan Cruijff tra il 1971 e il 1973, hanno centrato due successi consecutivi. Il calcio tedesco domina il globo, grazie alla Germania Ovest campione del mondo ’74 e grazie soprattutto alla corazzata del Bayern che, oltre a catechizzare la più importante competizione europea, ha donato a quella Nazionale l’ossatura decisiva. Sepp Maier, Franz Beckenbauer, Uli Hoeness e Gerd Muller, quattro istituzioni calcistiche più che semplici giocatori. Sono loro i protagonisti più osannati nello straordinario ciclo del Bayern Monaco anni ’70.
E pensare che questo ciclo incredibile ha rischiato il collasso almeno in due circostanze. La prima agli albori, quando i tedeschi allenati ancora da Udo Lattek affrontano gli svedesi del’Atvidabergs nel primo turno 1973-74. L’andata a Monaco termina 3-0, ma in Svezia la musica cambia: Beckenbauer e soci sono sotto 3-0. A 15 minuti dal termine Uli Hoeness segna il 3-1 che consente di passare un turno compromesso, grazie al brivido finale che solo la lotteria dei rigori può regalare. Da una quasi eliminazione con i modestissimi svedesi, alla coppa alzata al cielo pochi mesi più tardi a Bruxelles contro l’Atletico Madrid (finale giocata due volte: solo per l’edizione 1973-74 il regolamento prevede la ripetizione in caso di parità, senza usufruire di supplementari e rigori). L’1-1 del 15 maggio viene spazzato via due giorni più tardi dal netto successo del Bayern (4-0, doppiette di Hoeness e Muller), che diventa così la prima squadra tedesca a mettere le mani sulle grandi orecchie. Anche il bis è particolare: i bavaresi iniziano la stagione con un'umiliazione incredibile, perdendo addirittura 6-0 la prima partita di campionato contro il Kickers Offenbach. È questa la seconda circostanza che mette a repentaglio un intero ciclo. Il disastroso avvio porta all’esonero di Lattek, che a gennaio viene sostituito da Dettmar Cramer. Definito “il padre del calcio giapponese” - il suo lavoro in Oriente ha contribuito con decisione a innalzare definitivamente il livello calcistico nipponico -, Cramer non riesce a porre rimedio alla disastrosa situazione in Bundesliga (finirà decimo), mentre in Europa si conferma campione. A cadere nella finale del Parco dei Principi sono gli inglesi del Leeds United: 2-0 firmato Franz Roth e Gerd Muller.
Il 12 maggio 1976, mentre Battisti pone una pietra miliare nella musica italiana e mondiale, il Bayern Monaco entra definitivamente nella leggenda. La corazzata guidata da Cramer può emulare il precedente ciclo dei Lancieri, unici insieme al Real Madrid - che ne vinse addirittura 5 consecutive nelle prime edizioni -, capaci di centrare il tris. La storia la scrive “ancora lui”, Franz Roth, centrocampista meno appariscente rispetto ai compagni, ma dall’efficacia unica e, soprattutto, con il gol nel sangue. Oltre ad aver segnato nella finale precedente contro il Leeds, nell’ormai lontano 1967 regalò al Bayern anche la prima storica coppa europea, decidendo nei tempi supplementari la finale di Coppa Coppe 1966-67 contro il Rangers. Al 57’ la sua terribile punizione (simile a quella di Ronald Koeman che castigherà la Sampdoria nel 1992) affossa il Saint-Étienne nella finale di Glasgow. Spagnoli, inglesi, e ora anche francesi, caduti sotto i colpi della corazzata tedesca che domina l’Europa. Franz Beckenbauer alza la coppa. “Ancora tu, non mi sorprende lo sai”. Una regola introdotta nel 1968-69 stabilisce che il trofeo diventi di proprietà di qualsiasi squadra riesca a vincerlo per un totale di cinque volte o per tre anni consecutivi. La regola, che verrà abolita dal 2008-09, consente al Bayern Monaco di tenere la coppa per sempre. E allora “no, lasciarti non è possibile…”
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