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Il presidente Mazza e il dg Dal Cin studiano l’operazione nei minimi dettagli: superata la concorrenza della Roma grazie anche a una società di marketing
Quella del 1983, per l'Udinese, sembrava un'estate come un'altra. Il club aveva appena chiuso il campionato al sesto posto, con ben 20 pareggi in 30 giornate, e si era consolidato nella metà di sinistra della classifica della Serie A. L’ambizione di fare meglio, però, c’era, e la voglia di crescere passa inevitabilmente per il calciomercato. L’anno prima erano arrivati Pulici, Surjak ed Edinho, ma serviva di più per avvicinarsi alle big. Per questo, il presidente Lamberto Mazza con la collaborazione del dg Dal Cin, decise di dare l’assalto a un giocatore di fama mondiale. Arthur Antunes Coimbra, da tutti conosciuto come Zico. Lo chiamavano “Galinho” e anche il “Pelé Bianco”, e già questo soprannome spiegava tutto. Giocava, anzi, incantava, nel Flamengo, ma l’aspirazione di gran parte dei calciatori sudamericani è quella di sbarcare in Europa. L’Udinese aveva un’avversaria sul mercato: la Roma fresca campione d’Italia, che di brasiliani se ne intendeva avendo in rosa Paulo Roberto Falcao. Zico, però, aveva un’altra idea in testa: quella di arrivare in una società non già affermata, ma ambiziosa, e di divenirne il leader incontrastato. L’Udinese, ovviamente, dall’operazione Zico ne avrebbe tratto un beneficio non solo tecnico, ma anche di ritorno di immagine dall’altra parte del mondo. La volontà del giocatore fece la differenza: Zico divenne un giocatore dell’Udinese, anche se la Figc volle vederci chiaro sui dettagli economici di un’operazione costosa e che mai la società friulana aveva messo a segno prima. Niente da fare: dalla federazione arrivò l’alt, perché da ambienti federali filtravano dubbi sull’effettiva possibilità dell’Udinese di coprire i costi necessari per finalizzare la trattativa.
Udine scese in piazza, e alla storia è passato il cartello “O Zico o Austria”, minaccia neanche tanto velata di secessione della città friulana oltre confine. La società, in effetti, per mettere su l’operazione - ed eludere le limitazioni sull’esportazione di valuta - si era avvalsa dell’apporto esterno della Grouping, una società di marketing con sede a Londra ma operante da Zurigo e Lugano, che entrò nell’operazione con una cifra stimata in due miliardi, che sarebbe dovuta rientrare nelle casse della Grouping - rappresentata dall’avvocato Rezzonico - tramite lo sfruttamento dei diritti di immagine di Zico. L’Udinese, ovviamente, non volle arrendersi alla prima sentenza della Figc, e presentò un ricorso dettagliatissimo, che la federazione accettò (in mezzo, anche l’intervento della politica e del presidente della Repubblica Pertini), chiudendo un periodo che i tifosi e la società stessa vissero con il fiato sospeso. Ma alla fine tutti felici e contenti: Zico sbarcò nella “piccola” Udinese, con i tifosi che si riversarono in aeroporto per far sentire fin da subito il loro affetto nei confronti di quello che pensavano potesse essere solo un sogno di mezza estate. Invece era tutto vero: il Friuli fece registrare un record di quasi 27mila abbonati, e anche a livello internazionale l’Udinese ne guadagnò subito, tanto che il 5 agosto fu organizzata un’amichevole contro il Real Madrid. Che si piegò alla nuova Udinese di Zico.
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