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L’ex attaccante campano ha esordito tra i professionisti nel club azzurro per poi chiudere la carriera in maglia rossoblù
Nicola Caccia è il nostro doppio ex della sfida tra Empoli e Genoa. Queste due società rappresentano per l’attaccante campano – che in carriera ha vestito anche le maglie di Bari, Modena, Ancona, Piacenza, Napoli, Atalanta e Como – l’inizio e la fine dell'avventura nel mondo del calcio giocato: cresciuto nel settore giovanile azzurro, ha appeso gli scarpini al chiodo dopo l’esperienza in rossoblù.
L’Empoli presta da sempre particolare attenzione al settore giovanile. Nonostante siano passati ben 121 anni dalla data di fondazione, si può definire una “società giovane”: ha disputato infatti il suo primo campionato di Serie A nella stagione 1986-87. Nicola Caccia approda in azzurro nel 1983, a soli 13 anni, proprio quando la compagine toscana compie il salto di categoria dalla C1 alla B. Passa quattro anni tra i ragazzi, senza poter immaginare che nel frattempo la squadra approderà nella massima serie. È un attaccante tecnico, capace di legare il gioco e di svariare su tutto il fronte, di travestirsi da uomo assist e di risolvere le partite con una giocata individuale. Un 9 e mezzo. È il 31 gennaio 1988, quando diciassettenne debutta in A nella trasferta senza storia sul campo della Juve (4-0 per i torinesi) entrando al posto di Walter Mazzarri. Trova poi spazio nella seconda stagione, quando l’Empoli scende in B, giocando poche partite da titolare e parecchi spezzoni. Nel giorno del suo primo gol da professionista decide la sfida contro il Monza. Gioca con maggiore costanza nelle ultime due annate in C1. Chiude l’esperienza in azzurro nel 1991 con 73 presenze (74 se si conta lo spareggio con il Brescia del 1989 che spedì i toscani in C1) e 11 reti all’attivo. Una curiosità doverosa da ricordare. Prima di approdare all’Empoli aveva dato i primi calci al pallone nella scuola calcio San Nicola a Castello di Cisterna, il paese nel napoletano dove è nato. In quegli anni, l’Empoli pescherà da quelle zone altri due giovani attaccanti campani: Vincenzo Montella nel 1986 e Totò Di Natale nel 1994. Questo perché la scuola calcio di Castello di Cisterna era affiliata proprio alla società toscana.
Caccia arriva a Genova nell’estate 2003, dopo aver girato tante squadre, essersi tolto qualche soddisfazione (come i 14 gol segnati in Serie A col Piacenza nel 1995-96), ma senza aver mai raggiunto l’esplosione che prometteva ai tempi di Empoli. La sua avventura in Liguria inizia parallelamente con quella del presidente Enrico Preziosi, che se lo porta dietro da Como. Il Genoa è in B e gioca un girone d’andata disastroso che lo relega ai margini della classifica. Nicola è titolare fisso, veste la maglia numero 10 e nella finestra invernale di mercato Preziosi gli regala un degno partner d’attacco: Diego Milito. Grazie ai gol e alle giocate della coppia offensiva il Grifone riesce a raggiungere una salvezza che sembrava insperata. A fine campionato sono 8 le reti del 10 (5 nel girone di ritorno) e 12 quelle del 9. Il feeling continua nella stagione successiva, quando la musica cambia drasticamente. Sul campo il Genoa vince il campionato guadagnandosi la promozione in Serie A 10 anni dopo l’ultima volta, ma da un’indagine svolta a torneo finito, viene fuori un illecito sportivo. Scatta il cosiddetto “Caso Genoa”, che relega i liguri all’ultimo posto condannandoli alla Serie C1. Milito parte, Caccia resta, ma le 35 primavere cominciano ormai a farsi sentire, gli infortuni aumentano e lo smalto non è più quello dei tempi migliori. Gioca meno ma riesce comunque a segnare una rete nel 2-0 contro la Pro Sesto. Un gol da tre punti, che risultano fondamentali per la conquista dei play-off del ritorno in Serie B. Chiude l’esperienza al Genoa dopo 73 presenze e 13 reti, praticamente le stesse che aveva accumulato negli anni a Empoli.
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