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Nel giorno dell’anniversario della morte di uno dei simboli biancocelesti, ricordiamo la leggendaria sfida del gennaio 1950 contro i bianconeri decisa da una doppietta del “Flaco”
Lo chiamavano “El Flaco” per la sua magrezza, eppure in campo sapeva come farsi rispettare con il pallone tra i piedi. Enrique Domingo Flamini, nato a Rosario il 17 aprile 1917 e morto a Roma l’11 gennaio 1982, è stato uno dei giocatori simbolo della Lazio degli anni ’40 e ’50. L’oriundo che scopre il biancoceleste, se ne innamora e vi si lega in maniera indissolubile, anche nel corso della sua carriera da allenatore. Ben 271 presenze e 44 gol in campionato con la maglia della Lazio, con alcuni acuti storici, per poi diventare un totem del settore giovanile laziale nelle vesti di mister. Il 22 gennaio 1950, a Torino, andò in scena una delle sue recite indimenticabili: Juventus-Lazio 1-2.
Da una parte i bianconeri di Parola e Boniperti, dall’altra la Lazio dei Sentimenti (IV e III), grandi ex apprezzatissimi dal tifo juventino, delle scorribande di Puccinelli e, ovviamente del “Flaco” Flamini. Oltre all’italo-argentino, il protagonista della sfida è Cecconi, che già sullo 0-0 aveva seriamente spaventato gli avversari colpendo un palo e costringendo a un paio di miracoli Viola: è lui a ispirare la rete del vantaggio dopo una ventina di minuti servendo l’assist a Flamini, bravo a battere sotto porta l’incolpevole estremo difensore bianconero. Il copione si ripete in maniera praticamente identica otto giri d’orologio più tardi: ancora Cecconi a guidare l’azione centralmente prima dell’apertura a sinistra, in piena area, per Flamini, che da posizione leggermente defilata riesce comunque a trafiggere Viola presentandosi a tu?per?tu con?il portiere?bianconero. La Juve si rimette in carreggiata con un gioiello di Hansen, imparabile per Sentimenti IV. I biancocelesti non si rintanano, continuano a creare pericoli su pericoli ma tremano alla mezz’ora della ripresa, quando Galeati indica il dischetto per un presunto fallo di Alzani, che scatena le proteste laziali. Dal dischetto va Mari che spedisce a lato. Linfa vitale per la Lazio vicina anche al tris – spreca Hofling – e in difficoltà soltanto sull’ultimo tentativo di Praest, respinto da Sentimenti IV. Per i ragazzi di Sperone è festa grande, un successo che vendica la sconfitta dell’andata e che si colloca all’interno di un’ottima stagione biancoceleste, chiusa con il quarto posto in classifica alle spalle proprio dei bianconeri, campioni d’Italia, e del duo Milan-Inter. La Lazio potrà però vantare la miglior difesa del torneo insieme a quella della Juventus, con 43 reti subite. Una retroguardia che, nella sfida di Torino, aveva oscurato la stella di Giampiero Boniperti.
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