Roma-Lazio: l'alfabeto del derby

Roma-Lazio: l'alfabeto del derby

Dagli autogol più drammatici all’allenatore delle sfide più folli, ecco la stacittadina romana dalla A a... Zeman

  • Link copiato

Autogol. Anche questo è derby, molte volte una rete decisiva è stata un gollonzo o comunque un’autorete. Tra le più umilianti, quella di Paolo Negro nel 2000, di petto su rinvio di Nesta, anche se il capocannoniere al contrario delle stracittadine della Capitale è Sergio Santarini, che di autogol ne ha segnati ben due.

Bosnia. La nazione di provenienza di Senad Lulic, autore del gol che nel 2013 diede la Coppa Italia alla Lazio nella famosa finale-derby. Una partita tesa e risolta da una zampata del jolly laziale, al minuto 71. Per la Roma poi assalto finale inutile e una delle delusioni più grandi e laceranti nella storia del club.

Cordova. Il giocatore che ha militato per entrambe le squadre che ha racimolato più presenze nei derby: 23. “Ciccio”, per nove anni alla Roma anche da capitano, dal 1976 al 1979 avrebbe giocato per la Lazio.

Dino Viola. Il presidente dei presidenti, con tutto il rispetto per gli altri, a partire da Franco Sensi. Perché Viola ha fatto epoca, ha segnato un prima e un dopo, innamorato della Roma in maniera viscerale e pronto a difenderla sempre, contro tutto e contro tutti.

Esultanza. Questo è il derby di Roma, uno dei più sentiti al mondo. Ogni gol segnato può portare a momenti di gioia esagerata, come quella di Di Canio, autore di una rete sotto la Curva Sud nel 2005, esattamente come aveva fatto 16 anni prima nel 1989. Ma sono tantissimi gli “scatti” memorabili: impossibile dimenticare ad esempio il selfie di Totti sempre sotto la Curva Sud, nel 2015.

Follia. Quella che il 21 marzo 2004 portò alla sospensione del derby a inizio secondo tempo dopo le incessanti richieste dei tifosi, in base alla notizia (falsa) della morte di un ragazzo fuori dallo stadio. La partita venne recuperata un mese dopo e finì 1-1, con i gol di Corradi e Totti.

Giorgio Chinaglia. “Long John”, cuore e anima della Lazio, uno dei giocatori più amati di sempre dai tifosi biancocelesti. Con lui ogni derby era una battaglia, esultanze in faccia alla Curva Sud e botte (ricambiate) con gli avversari. Statistiche di Chinaglia contro la Roma, 5 gol.

Helenio Herrera. Allenatore diventato grande soprattutto con l’Inter, ma mai banale nemmeno a Roma, quando ha diretto i giallorossi. Per “Il Mago” in particolare da ricordare una sconfitta arrivata con il celebre gol di Nanni da fuori area, accusato poi di avere avuto fortuna nell’occasione.

Il tifoso, l’arbitro e il calciatore. Memorabile film con Pippo Franco e Mario Carotenuto, forse la miglior pellicola mai prodotta su un derby della Capitale. La storia, come dimenticarla, è quella di un giovane (Pippo Franco) che per ingraziarsi sia il padre che il suocero finge di essere a seconda del momento tifoso della Roma o della Lazio, finendo col confondersi e col rovinare tutta la sua strategia.

Liedholm. L’allenatore con più panchine all’attivo nella storia del derby romano. Il “Barone” svedese per 16 volte tra campionato e Coppa Italia ha diretto la Roma. Dopo di lui a quota 13 come tecnico più presente in una stracittadina troviamo Luciano Spalletti: anche l’allenatore toscano sempre e solo sulla panchina della Roma.

Montella. Vincenzo, l’Aeroplanino, l’unico calciatore in grado di segnare quattro gol in un solo derby, il 10 marzo del 2002. Un poker memorabile in una partita altrettanto memorabile per i tifosi romanisti, con quella vittoria per 5-1. L’altro gol fu realizzato da Totti con un pallonetto da fuori area che uccellò Peruzzi.

Novantesimo. Se non oltre, naturalmente: un derby vinto in zona-Cesarini, che soddisfazione. Tra i più goduriosi, in epoca recente, quello del 2011 risolto da Klose a favore della Lazio, e il gol di Behrami nel 2008, sempre a favore dei biancocelesti.

Olimpico. Lo stadio, il teatro, il punto di ritrovo, Curva Nord e Curva Sud, ciascuno da un lato, biancocelesti e giallorossi, Montemario e Tevere, difficile trovare tifosi neutrali. Per 128 volte il derby si è giocato qui, nessun paragone con gli altri impianti protagonisti della stracittadina da Campo Testaccio al Flaminio fino allo Stadio Nazionale.

Paparelli. Uno dei momenti più tristi e agghiaccianti nella storia dei derby di Roma, la morte del tifoso laziale colpito al volto da un razzo a paracadute di tipo nautico che attraversò tutto l’Olimpico, dalla Curva Sud a quella Nord, prima della partita del 28 ottobre 1979. Paparelli aveva 33 anni e stava mangiando un panino con la frittata.

Quattro su quattro. Una delle annate peggiori per i tifosi romanisti fu quella 1997-98, quando ci furono ben quattro derby tra campionato e quarti di finale di Coppa Italia. Furono quattro vittorie della Lazio, allenata da Eriksson: 3-1 e 2-0 in Serie A, 4-1 e 2-1 in Coppa Italia. Un vero dramma per i giallorossi, con Di Biagio espulso in due di queste quattro partite.

Rondinella. Lo stadio del primo derby di Roma, all’epoca casa della Lazio. Si trovava nell’area compresa tra l’attuale Curva Nord dello Stadio Flaminio e la calotta del palazzetto dello sport.

Selmosson. Il primo giocatore ad aver segnato in un derby sia con la maglia della Lazio che con quella della Roma, nel 1957 e nel 1958. Dopo di lui solo altri due calciatori ci sarebbero riusciti, entrambi in epoca recente: Aleksandar Kolarov e Pedro. Curiosamente, tutti e tre stranieri.

Totti. Il giocatore con più presenze nella storia del derby: 45, dal 1994 al 2017, contando anche le gare non ufficiali, i gettoni del capitano romanista, contraddistinte da 11 gol. Un periodo di tempo lunghissimo in cui Francesco è sempre stato tra i protagonisti della stracittadina.

Undici. Il record è di Dino Da Costa, miglior marcatore nella storia dei derby con 12 centri tra gare ufficiali e non. Un altro dei primati del brasiliano è il fatto di essere andato a segno in otto stracittadine consecutive, tra il 1956 e il 1959: sei partite di campionato e due di Coppa Italia. Così segnò 11 gol, appunto.

Volk. Il primo marcatore nella storia del derby di Roma. Correva l’anno 1929 e il bomber nato a Fiume, soprannominato “Sciabbolone” per i suoi fortissimi tiri, segnò l’unico gol nella vittoria giallorossa in casa della Lazio. Morirà povero e dimenticato da quasi tutti.

Zdenek Zeman. Allenatore su entrambi i fronti e protagonista in 12 occasioni di un derby. Tra i più folli, in pieno stile zemaniano, quel 3-3 in rimonta quando era alla Roma nel 1998 dopo che la Lazio era andata avanti 3-1 e in superiorità numerica per via dell’espulsione di Petruzzi: l’ultimo gol dell’incontro, di Totti, il suo primo timbro in una stracittadina.

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Loading...





















Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi