Lampard, il centrocampista perfetto del Chelsea

Lampard, il centrocampista perfetto del Chelsea

L’inglese ha marcato un'epoca grazie alla sua capacità di fare tutto in campo: lanciato da Ranieri, diventato grandissimo con Mourinho, vinse coi Blues la Champions League nel 2012 da capitano

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Frank Lampard junior, perché c'era stato anche un Frank Lampard senior: nelle figurine sarebbero stati I e II, padre e figlio. Entrambi nati calcisticamente al West Ham: ma se Frank senior rimarrà "Claret & Blue" per tutta la carriera, collezionando ben 670 presenze (secondo in assoluto dietro solo a Billy Bonds), Frank Junior, che il 20 giugno 2023 compie 45 anni, si sposterà di quartiere a Londra, diventando uno dei calciatori più rappresentativi nella storia del Chelsea.

Padre e figlio separati anche dal ruolo in campo, rispettivamente terzino sinistro e centrocampista. Ma sarebbe riduttivo definire Lampard junior, il Lampard che hanno conosciuto tutti gli appassionati di calcio in epoca recente, come un banale centrocampista: piuttosto, era uno dei calciatori più completi dell'inizio del nuovo millennio, bravo ad attaccare, a difendere, micidiale negli inserimenti e nei tiri dalla distanza, oltre che una sentenza come rigorista.

 

Lampard, bandiera del Chelsea

 

Siamo nel 2001, il Chelsea non è ancora entrato nell'era "spendacciona" di Roman Abramovich (lo farà l'anno dopo) ma ha conquistato sul campo un certo rispetto anche grazie alla colonia italiana inaugurata da Gianluca Vialli e proseguita in seguito con Gianfranco Zola, Samuele Dalla Bona e Carlo Cudicini in porta, per esempio. In panchina c'è un altro italiano, Claudio Ranieri, che non ha dubbi su Lampard promuovendolo subito titolare, non appena arrivato dal West Ham per 11 milioni di sterline, circa 13 milioni di euro.

Del resto Frank può stare benissimo in una squadra della media borghesia inglese, ha la testa sulle spalle e lì per lì pochissimi riflettori puntati addosso, anche a livello internazionale. La stella più brillante in quel momento in Premier tra i giovani autoctoni è Steven Gerrard del Liverpool, uno con cui il rapporto sarà sempre quello di un dualismo a distanza; tra i mammasantissima poi gli intoccabili sono Gerrard e Scholes. Lampard è sicuramente un emergente, ma non pare destinato a diventare un calciatore unico nella sua generazione.

Quando arriva Mourinho al Chelsea, nel 2004, cambia tutto. E non solo perché nel frattempo i Blues hanno cominciato a spendere. Il tecnico portoghese trasforma Frank nel suo leader assoluto assieme a John Terry, l'anima inglese di una squadra che ha iniziato ad accatastare stelle e stelline da ogni parte d'Europa. Capitano (Terry) e vice (Lampard).

Lampard lo ricambia con una dedizione alla causa feroce e si conferma letteralmente indistruttibile e insostituibile. Due titoli consecutivi per i Blues, tra il 2005 e il 2006: in una squadra che prende pochissimi gol lui è addirittura capocannoniere con 16 gol, davanti a gente come Drogba. Nel 2010 farà ancora meglio, con 22 reti in campionato e un'altra Premier incamerata, con Ancelotti in panchina.  

Nel 2008 dopo l'addio di Mourinho il Chelsea sembra allo sbando, Mourinho è stato cacciato e al suo posto c'è Avram Grant, ma arriva alla finale di Champions contro il Manchester United, a Mosca. Lampard è l'autore dell'1-1, approfittando di uno svarione della difesa dei Red Devils, e ai rigori sembra fatta quando Terry sta andando a calciare il quinto tiro dagli undici metri: se segna Blues campioni d'Europa, ma il capitano incredibilmente scivola e alla fine sarà decisivo l'errore di Anelka con la parata di Van der Sar per il trionfo United.

La rivincita arriverà nella maniera più assurda, nel 2012, da totali sfavoriti sia in semifinale contro il Barcellona che in finale con il Bayern, e a Monaco di Baviera. Il Chelsea sembra poter camminare sulle acque e sovvertire tutti i pronostici; Barça eliminato dopo una sfida di ritorno in trincea e in finale una magia di Drogba porta gli inglesi ai rigori, con Terry che è squalificato. Stavolta la sorte guarda verso Londra e i Blues vincono, con Lampard che segna il suo tiro dal dischetto ed è l'incaricato di sollevare il trofeo per primo.

Rimane ancora due anni al Chelsea, conquistando un'Europa League, prima di trasferirsi al Manchester City e di chiudere negli Stati Uniti, ai New York Fc, ritirandosi nel 2016 a 38 anni.

Lampard e l'Inghilterra, rapporto complicato

 

Un mito del Chelsea, a bocca asciutta con la nazionale inglese, in un'epoca in cui nei Tre Leoni giocavano due dei centrocampisti più forti del mondo: come detto, Lampard e Gerrard. Fortissimi ma, chissà, di difficile collocazione assieme: due grandi leader, due trascinatori, ma senza titoli fuori dai rispettivi club.

C'è un grande "se", o "what if", in questa storia, e che riguarda proprio Lampard. Ottavi di finale del Mondiale sudafricano del 2010, sfida alla Germania; come sempre Inghilterra ingarbugliata tra mille casi, la fase a gironi passata a fatica con una sola vittoria e lo scontro con i rivali.

In panchina c'è Fabio Capello, un vincente abituato a gestire grossi nomi. Al 38' la Germania è avanti 2-1, ma gli inglesi ci credono; azione confusa al limite dell'area tedesca e Lampard con un pallonetto perfetto supera Neuer, la palla sbatte sotto la traversa e nettamente al di là della linea.

Gol del 2-2? No, perché l'arbitro argentino Larrionda non ha visto niente, non esistono né il Var né la Goal-Line Technology e quindi si va avanti mentre le tv di tutto il mondo trasmettono l'evidenza. Come nel 1966, una rete-fantasma in un Inghilterra-Germania, all'epoca nella finale del Mondiale era stato dato il 3-2 a Hurst.

Nella ripresa poi gli inglesi si sciolgono e perdono 4-1, ma l'amarezza rimane. E forse una grande occasione per i Tre Leoni di far bene in una coppa del mondo prima dei recenti risultati positivi. Lampard, incredibile ma vero, non ha mai segnato a un Mondiale, lui che in carriera ha bucato i portieri 380 volte in 1021 partite. Capita anche ai migliori.

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