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L’ex punta biancoceleste compie proprio oggi 58 anni: fece
sognare i tifosi del Werder, Lazio e del Borussia Dortmund
Nella storia del calcio pochi giocatori possono dire di aver vinto in carriera almeno un Mondiale e una Champions League (o Coppa dei Campioni). Un gruppo elitario di calciatori che comprende nomi come Zidane, Messi, Del Piero o Paolo Rossi. Siedono al loro stesso tavolo altri calciatori che forse suonano meno altisonanti alle orecchie degli appassionati, nonostante possano comunque vantare questa doppietta d’eccezione nel loro palmarès. Tra questi c’è anche Karl-Heinz Riedle, oggi fresco di 58 candeline spente, che tra gli anni ‘80 e ‘90 ha definito il nuovo ruolo di centravanti finendo per vincere tutto o quasi. “Gummy”, come lo chiamavano in Germania perché più che saltare di testa rimbalzava, viene conosciuto da tutti in patria a partire dalla stagione 1987-88 quando, al primo anno con il Werder Brema, porta la squadra di Otto Rehhagel ad un trionfo storico in Bundesliga segnando anche i due gol decisivi per il titolo. A Italia ‘90 la Germania dell’Ovest si laurea campione del mondo ma il centravanti bavarese non vive delle notti magiche contribuendo con quattro presenze senza mai trovare il gol.
É qui che la storia di Karl-Heinz Riedle prende una piega per certi versi inaspettata. Il presidente della Lazio Gianmarco Calleri chiude per 10 miliardi e mezzo di lire la trattativa con il Werder Brema: “Kalle”, un campione del mondo, il primo tedesco a vestire la maglia biancoceleste, arriva davvero a Roma. Con la Lazio e i suoi tifosi il classe 1965 instaura un rapporto di vero amore, formando una coppia d’attacco esaltante con Rubén Sosa e facendo riaccendere la scintilla in una squadra che in quel periodo non viveva un momento di grande splendore. Il primo dei 32 gol in biancoceleste “Gummy” lo segna da rapace d’area contro il Milan davanti ai suoi nuovi tifosi, che lo vedono giocare in Italia fino al 1993 e con lui soffrono un anno prima quando la Germania esce sconfitta contro la Danimarca dalla finale dell’Europeo di Svezia.
Riedle torna così in patria al Borussia Dortmund con cui, prima di diventarne un dirigente, “da giocatore completo” (per citare le sue stesse parole) conquista due scudetti consecutivi, una Supercoppa tedesca ma soprattutto la Champions League del 1997 stendendo la Juventus con una doppietta in finale. É il culmine della carriera del bavarese, che più tardi al Liverpool troverà poco spazio e nel 2001 dirà addio al calcio giocato vestendo la maglia del Fulham.
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