Newcastle, la storia in 5 giocatori

Newcastle, la storia in 5 giocatori

Da Shearer a Gascoigne, ripercorriamo in parte le vicende del club che ritorna in Champions dopo un'assenza di 20 anni

19 settembre 2023

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Non siamo abituati a vedere il Newcastle in Europa, nonostante il nome e la storia siano assolutamente di prestigio. Negli ultimi anni poi i Magpies, "Le gazze", grazie a corposi investimenti hanno già dimostrato di poter stare tra i grandi d'Inghilterra.

Per scaldare i motori in vista dell'esordio in Champions contro il Milan, competizione in cui il Newcastle torna dopo 20 anni, abbiamo ripescato 5 grandi giocatori del passato del club. Quasi tutti sono ultra-conosciuti.

 

Alan Shearer, il re del gol

Strano destino, quello dei grandi attaccanti inglesi in epoca recente: valanghe di gol segnati ma pochi titoli vinti, in proporzione. Harry Kane ha deciso di trasferirsi al Bayern dopo 213 gol segnati in Premier League, mentre invece Alan Shearer ha deciso di legarsi fino alla fine della carriera e oltre al Newcastle, rifiutando più di una volta passaggi al Manchester United, per esempio, dove avrebbe probabilmente fatto incetta di trofei.

Shearer ad oggi è il miglior marcatore nella storia del campionato inglese, con 260 reti realizzate. Nato a Newcastle, non poteva che essere il calciatore simbolo di una squadra che a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila è arrivata sempre a un passo dalla gloria rimanendo però sempre a mani vuote. Campione d'Inghilterra con il sorprendente Blackburn nel 1993, il suo trasferimento ai Magpies nell'estate del 1996 fece epoca, non solo per il prezzo (15 milioni di sterline, un record), ma perché Shearer, uno degli attaccanti più completi degli ultimi 40-50 anni, aveva deciso di tornare a casa rifiutando, appunto, la corte di altre big inglesi e straniere come il Real Madrid.

Del resto all'epoca il Newcastle era una big e lo sarebbe stato per almeno altri 6-7 anni, sempre con Shearer al centro dell'attacco, il numero 9 e quell'esultanza iconica seppur semplice, la corsa con il braccio alzato, diventata una statua fuori dal Saint James's Park, casa dei bianconeri. Suoi gli ultimi cinque gol, tutti consecutivi, del Newcastle in Champions, edizione 2002-03. Da allenatore poi costretto ad assistere alla tremenda retrocessione nel 2008-09. 

David Ginola, un tocco di classe

Mai stato profeta in patria, David Ginola, specialmente da quel 17 novembre 1993, data celebre e infausta per i francesi, la sera della sconfitta 1-2 al Parco dei Principi contro la Bulgaria che costò il mondiale del 1994 ai Bleus. La rete decisiva di Kostadinov a tempo scaduto venne realizzata in contropiede dopo una palla buttata via malamente da Ginola, all'epoca al Paris Saint-Germain, che invece di perdere qualche secondo prezioso aveva deciso di effettuare un cross nel nulla.

I due anni del francese al Newcastle, dal 1995 al 1997, saranno all'insegna dei tocchi di classe e dei colpi di genio. Esterno offensivo totalmente ambidestro, amante delle giocate a sensazione, David sarà uno dei protagonisti del doppio secondo posto consecutivo dei bianconeri: il primo dei quali particolarmente sanguinoso visto che i Magpies riusciranno a bruciare un vantaggio di 12 punti in campionato, più o meno a metà del percorso.

Decisiva anche la sconfitta in casa con il Manchester United che in rosa aveva un altro francese poco profeta in patria, anche lui in campo in quella disastrosa serata contro la Bulgaria: Eric Cantona. Questo derby "bleu" a distanza rendeva la Premier League ancora più interessante, in un'era in cui di stelle straniere se ne vedevano ancora abbastanza poche.

Calciatore per cui mezza Europa si era interessata al suo apogeo, col Barcellona che per anni tenterà di portarlo al Camp Nou senza dimenticare un tentativo in extremis dell'Arsenal di inserirsi al momento del passaggio dal Psg al Newcastle, Ginola in Premier avrebbe fatto divertire ancora con Tottenham e Aston Villa.

Oggi produce anche un vino pregiato, a conferma che il buon sangue e i buoni piedi non mentono.

 

"Gazza" con le... Gazze

Paul Gascoigne, quanto gli abbiamo voluto bene. Irriverente e contagioso, una furia in campo con i suoi lampi di genio. Alla Lazio era arrivato dal Tottenham, ma il suo esordio tra i professionisti era stato proprio col Newcastle: tre anni, dal 1985 al 1988, quando aveva i capelli corti e il faccione rubizzo, tipico di uno che era appena diventato maggiorenne.

Non un grande Newcastle in quel triennio, ottavo posto come miglior piazzamento ma anche un diciassettesimo e una quasi-retrocessione. E Gascoigne sempre lì, titolare indiscusso, miglior giovane della First Division non ancora Premier League nel 1987-88. Già "Gazza" per via di quella corsa un po' storta, da volatile. Ha già vinto anche una FA youth Cup segnando un bellissimo gol in finale contro il Watford e probabilmente in contemporanea ha cominciato ad assaggiare un po' troppe bottiglie di alcol.

Dovrebbe andare al Manchester United, ma si inserisce il Tottenham che per lui paga ben 2.3 milioni di sterline nel 1988, circa 5 miliardi di lire al cambio dell'epoca. Per Sir Alex Ferguson, tecnico dello United, il più grande rimpianto della sua vita: non aver potuto allenare e quindi gestire quel geniaccio capace di giocate fenomenali.

 

Gary Speed, capitano malinconico

Il centrocampo ce l'aveva in mano lui, uno dei migliori calciatori gallesi di ogni epoca, a testa alta in mezzo ai vari Giggs, John Charles o Bale. Non era un tipo molto estroso, piuttosto concentrato e sempre sul pezzo, Gary Speed, morto suicida il 28 novembre del 2011 mentre era commissario tecnico del Galles.

Due giorni prima era stato col suo vecchio compagno di squadra al Newcastle, Alan Shearer, a vedere una partita dei Magpies contro il Manchester United. Nulla lasciava presagire un gesto estremo, nemmeno quando a partita finita Speed si era messo a scambiarsi dei messaggi con altri ex calciatori divenuti nel frattempo commentatori in televisione. Il ritrovamento, tremendo, fatto dalla moglie: suicidio, impiccato nel garage di casa.

Speed in campo era il contrario del suo cognome, che in inglese significa "velocità"; ma non per questo risultava meno efficace. Per sei stagioni e mezza al Newcastle, con la fascia da capitano, dal 1998 al 2004. Già in là con gli anni, essendo nato nel 1969, saltò pochissime partite ritirandosi in seguito una volta sfiorata addirittura la quarantina.

Una storia triste ad accompagnare un grande giocatore.

 

Peter Beardsley, l'elettricità

Quinto con più presenze in assoluto (326), sesto per numero di gol (119), Peter Beardsley è rimasto per ben 14 stagioni al Newcastle. Anche lui fenomeno di longevità visto che ha avuto almeno tre vite calcistiche, le due con i Magpies e in mezzo con il Liverpool. Sempre sulla fascia con la sua imprevedibilità, a sinistra soprattutto ma in generale creando sempre scompiglio nella difesa avversaria: l'esplosione già nel 1984 con i 20 gol segnati nella First Division, la seconda divisione inglese, buoni per riportare il Newcastle nella massima serie.

Praticamente intoccabile anche in nazionale per un lustro abbondante con cui disputò due mondiali (1986 e 1990) e un europeo (1988), fu uno dei pionieri nel prestare il proprio nome a un videogioco, nel 1988, il "Peter Beardsley's international football". Coi suoi capelli a scodella, un volto impossibile da dimenticare per gli appassionati.

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