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Il francese ha marcato un'epoca, vincendo il Pallone d'Oro nel 1991 con l'Olympique Marsiglia, con cui fu 3 volte capocannoniere della Champions. Al Milan, pur continuando a segnare a raffica, fu vittima del turnover con Capello
Al Milan hanno visto forse un lato pallido di Jean-Pierre Papin, uno dei più grandi attaccanti nella storia del calcio francese, Pallone d'Oro nel 1991. Quello era il periodo in cui i rossoneri accatastavano campioni a costo di farli ruotare vorticosamente visto che si potevano schierare solo 3 stranieri, a volte c'erano fenomeni costretti alla tribuna per questioni di turnover e Papin fu spesso tra questi anche se in Italia vinse due scudetti e contribuì in minima parte alla conquista della Coppa Campioni per il Diavolo nel 1994.
Sta di fatto che JPP è stato eletto nella formazione del secolo dell'Olympique Marsiglia, la prima squadra dove è esploso in cinque anni memorabili: 4 campionati francesi, 5 titoli consecutivi di capocannoniere, l'apoteosi nel 1991 con il Pallone d'Oro, appunto. Curioso il suo percorso fatto di estremi: nasce a Boulogne-sur-Mer, in mezzo agli "chtis", gli abitanti del nord della Francia a pochi passi dal Belgio ed è proprio lì, tra Valenciennes e soprattutto Bruges, che Papin esplode meritandosi nientemeno che la chiamata al mondiale del 1986. Qui si fa notare realizzando due gol compreso uno nella finalina per il terzo posto che i Bleus vincono proprio contro il Belgio, 4-2. In nazionale avrà relativamente poca fortuna, specie dopo la clamorosa non-qualificazione della Francia a Usa '94, con la sciagurata sconfitta in casa con la Bulgaria in cui Papin è uno dei due attaccanti assieme a Cantona: nel dubbio, 30 gol in 54 presenze.
A quel punto però, estate 1986, trasloca dall'altra parte dell'Esagono, in Provenza: l'ambizioso Marsiglia di Bernard Tapie, pomposamente ribattezzato "il Berlusconi francese", lo sceglie come centravanti. Gli inizi sono disastrosi, JPP diventa l'acronimo di "Je ne peux plus", ovverosia "Non ce la faccio più". Troppi gol sbagliati, anche clamorosi. Gli ci vuole solo del tempo, in realtà, poi per i difensori avversari cominciano i mal di testa: il crescendo è impressionante, in pochi anni passa da 13 gol segnati a 30, trascinando l'OM non solo nella Ligue 1 ma pure in Coppa Campioni.
Ne sa qualcosa proprio il Milan di Sacchi che nell'edizione 1990-91 viene eliminato dal Marsiglia nella celebre notte della "coppa dei lampioni" del Vélodrome, ma che all'andata a San Siro era stato bucato da una rete di Papin, buona per l'1-1 finale. Guizzante sul filo del fuorigioco, letale a tu per tu col portiere, a volte JPP è autore di reti spettacolari in rovesciata, che vengono ribattezzate "papinades". L'OM perde la finale di Coppa Campioni nel 1991 con la Stella Rossa ai rigori, ma lui è tanto per cambiare capocannoniere: lo sarà per tre edizioni consecutive della manifestazione.
Nell'estate del 1992 Papin vola proprio al Milan in cambio di 14 miliardi. I rossoneri sono a caccia del miglior centravanti su piazza, con Marco Van Basten fermo ai box per i cronici problemi alla caviglia e chi meglio di Papin?
Nella maxi-rosa allestita da Fabio Capello le gerarchie sono molto fluide al contrario delle regole che impongono 3 stranieri a referto per partita. Papin quindi si deve alternare con i vari Savicevic, Boban, Gullit, Rijkaard e Van Basten, quando quest'ultimo è sano. Si ritaglia comunque un discreto spazio, segna 13 gol in campionato e in Champions è decisivo a Oporto, per esempio, in un Milan rullo compressore che vince tutte le partite fino alla finale. Qui il destino fa pagare dazio ai rossoneri e a Papin, soprattutto: l'ultimo rivale infatti è l'Olympique Marsiglia, che al Prater di Vienna vince a sorpresa 1-0 con rete di Boli. JPP entra nel secondo tempo, ma non riesce a incidere; anzi, mostra parecchio nervosismo, stuzzicato dai suoi ex-compagni.
Si rifarà l'anno successivo in parte, contribuendo con gol pesanti come quello nel derby, oppure in Champions con le reti all'Aarau e al Copenaghen. Sempre impiegato a singhiozzo, nonostante Van Basten sia prossimo al ritiro, non rientra nei piani di Capello che prevede un blocco granitico in difesa a un attacco leggero, formato da Massaro e Savicevic, quello che stende 4-0 il Barcellona nella finale di Champions dell'edizione 1993-94 ad Atene. Nonostante i pochi minuti giocati in due stagioni Papin segna 31 gol in maglia rossonera, roba da bomber vero.
Lascia senza rimpianto per andare al Bayern Monaco dopo aver vinto anche due scudetti con il Milan, seppur da attore non protagonista. Ci fossero state altre regole, come oggi, avrebbe senz'altro giocato e segnato di più. Papin proseguirà a giocare nelle categorie inferiori fin quasi a 50 anni dopo aver conquistato con il Bayern anche una Coppa Uefa.
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