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L'argentino è passato alla storia per aver sbagliato 3 rigori in una partita e per essere stato il simbolo di squadre che hanno sempre dato tutto, come il Boca Juniors. Fu capace anche di rompersi una gamba festeggiando un gol
Ci sono giocatori che funzionano solo in un continente piuttosto che in un altro. Sarà l'aria, sarà la facilità di ambientamento, ma uno come Martin Palermo se fosse stato europeo sarebbe stato celebrato ancora di più. "El Loco", "Il matto", è stato il volto per anni del Boca Juniors e in generale il simbolo di squadre rognosissime da affrontare a cominciare da lui, centravanti prolifico e trascinatore, capopopolo e in fin dei conti abbastanza sottovalutato.
Nato il 7 novembre 1973, Martin Palermo non ha molto del predestinato. In Argentina per fortuna non si fanno problemi nel lanciarti già giovanissimi e il giovane centravanti di La Plata all'Estudiantes riesce a trovare spazio anche grazie alla crisi economica del club all'epoca. Sgraziato, ma prolifico, passa da uno a 17 gol nel giro di una stagione attirandosi le attenzioni delle big. Quando Diego Armando Maradona dà l'addio al calcio con il Boca Juniors uno dei suoi ultimi consigli è: «Prendete Palermo, non ve ne pentirete».
In effetti agli Xeneizes Martin continua con le sue medie realizzative straordinarie, a volte anche di un gol a partita. Un campionato vinto dopo l'altro arriva la grande occasione della Libertadores che nel 2000 il Boca Juniors vince battendo ai rigori in finale il Palmeiras. Uno di questi rigori li segna proprio Palermo, ormai ribattezzato "El Titàn". Grande e grosso com'è, incute un evidente timore ai difensori; tuttavia anche tecnicamente è uno che si fa valere, non è solo un armadio forte fisicamente. Se ne rende conto anche il Real Madrid, a cui Palermo segna una doppietta in Coppa Intercontinentale nel giro di tre minuti, regalando al Boca uno dei momenti più felici della sua storia.
Quel Boca viene smembrato dal mercato, se ne vanno Samuel alla Roma e Riquelme al Barcellona, tra gli altri. Lo stesso Martin cede alle lusinghe europee e va al Villarreal, una delle squadre più ambiziose della Liga. Quasi subito, nella seconda parte del campionato 2000-01, dopo aver segnato un gol al Levante va a festeggiare in mezzo ai tifosi come spesso aveva fatto in Argentina: il problema è che la tribuna dove sono assiepati i fan del "Sottomarino Giallo" crolla sulla sua gamba. Tibia e perone andati, anni per riprendersi del tutto.
La medicina migliore è tornare a casa, al Boca Juniors: è il 2004, Palermo degli Xeneizes diventa capitano ed è come se non se ne fosse mai andato. Comanda lui un nuovo ciclo vincente, che culmina con la vittoria di un'altra Copa Libertadores nel 2007 strapazzando il Gremio in finale. Anche Riquelme è tornato, in una squadra dove fanno faville anche il centrocampista Ever Banega e l'attaccante con la treccia, Rodrigo Palacio.
Pur avendo scollinato abbondantemente i 30 anni, Palermo rimane uno dei migliori centravanti sudamericani. Non smetterà mai di segnare fino al 2011, anno del suo ritiro, diventando il miglior marcatore nella storia del Boca Juniors. Insomma, stiamo parlando di un colosso del futbol.
Purtroppo per Palermo, la concorrenza spietata in nazionale gli impedirà di avere grande fortuna con la Selecciòn. Convocato per il mondiale del 2010, in quest'ultimo torneo ritrova uno dei suoi mentori, quel Diego Armando Maradona che l'aveva consigliato al Boca. "El Pibe" dovrà molto a sua volta a Palermo, autore del gol decisivo contro il Perù nel torneo di qualificazione a Sudafrica 2010, sotto un diluvio mai visto a Buenos Aires: tocco da pochi passi a porta vuota e tuffo di Maradona sul prato fradicio per festeggiare.
Purtroppo per Martin, il motivo per cui passa alla storia con l'Argentina è tutto l'opposto della sua carriera, ovvero i 3 rigori sbagliati contro la Colombia, il 4 luglio 1999, in una partita persa 3-0 in Coppa America. Anche questo però rientra alla fine nel personaggio di questo attaccante straordinario, idolo in Sudamerica e che in Europa si è notato troppo poco.
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