Juventus-Aston Villa 3-1, la creatura del Trap

Juventus-Aston Villa 3-1, la creatura del Trap

Nel cuore del processo di rinnovamento dei bianconeri partito in estate, la sfida contro i campioni uscenti d’Europa sancì la crescita del gioco e un cambio di atteggiamento

 

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Siamo a metà del mese di marzo dell’anno 1983, ma il rigido inverno non sembra voler lasciare Torino: dopo le prime due settimane di marzo con temperature sopra la media, il giorno 15 i gradi sono tornati a precipitare e il capoluogo piemontese si sveglia sommerso da una leggera coltre bianca.

Il freddo inverno che non vuole andarsene è un po’ la metafora dell’Italia dei primissimi anni Ottanta, sospesa in bilico tra le vecchie ruggini della decade precedente e la nuova ventata edonistica che arriverà da lì a poco, con il craxismo.

La Juventus, che mercoledì 16 marzo, è attesa da un impegnativo ritorno di Coppa Campioni contro i detentori dell’Aston Villa è un po’ lo specchio di quell’Italia che ha una grandissima voglia di cambiare vestito.

 

 

La nuova Juventus

 

In estate infatti la Vecchia Signora ha deciso di svestire i panni operai degli Anni Settanta per indossare un elegante smoking, grazie agli acquisti (neanche troppo costosi) del francese Michel Platini e del polacco Zbigniew Boniek, che si innestano su un corpo già solido composto da sei campioni del mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Rossi), più un campionissimo come Bettega (che campione del mondo non lo è stato solo a causa di un infortunio) e due volitivi gregari, come solido “capitan” Furino ed il roccioso stopper Brio.

La squadra allenata da Trapattoni ha faticato un po’ a trovare il giusto assetto tattico nei primi mesi della stagione, in quanto i due stranieri non si erano ancora ambientati in un campionato pieno di trappole tattiche, dove gli equilibri sono sempre fondamentali. Ma un tecnico come Giovanni Trapattoni, da sempre maestro di tattica, dopo un breve periodo di assestamento è riuscito a trovare l’assetto giusto con due semplici mosse: a centrocampo (i maligni sussurrano per volontà di Platini) viene giubilato il vecchio Furino e al suo posto viene innestato il biondo sammarinese Bonini, un puro portatore d’acqua, assai più fresco e propenso a correre al posto “Le Roi Michel”.

La seconda mossa riguarda la posizione di Boniek: il polacco, un giocatore letteralmente senza ruolo che in patria fungeva da vero e proprio jolly di centrocampo, viene impiegato inizialmente come tornante di destra (con la maglia numero 7) con Rossi e Bettega di punta. Ma la scelta non funzionava, perché Zibì a destra è costretto quasi sempre a giocare lungo la linea laterale, quando un purosangue della sua razza aveva bisogno di spazi aperti per galoppare.

Così, il Giuàn, ha la felice intuizione di cambiare il polacco di fascia (assegnandogli la 11) in modo di concedergli la facoltà di spaziare su tutto il fronte e di duettare più da vicino con Rossi (numero 9) e Bettega (numero 7). Ne scaturisce una squadra che macina gol e spettacolo e che ha solo la sfortuna di avere davanti in campionato una Roma ancora più galattica, che a metà marzo è tre lunghezze avanti ai bianconeri, che hanno appena strapazzato in casa (4-1) una squadra ostica come l’Avellino.

In Coppa Campioni, fino a quel momento, la campagna della squadra torinese è stata quasi perfetta: dopo aver eliminato i modesti danesi dell’Hvidovre con un netto 4-7 complessivo ai sedicesimi di finale, negli ottavi la Juve ha prima strappato un importante 1 a 1 sull’ostico campo dello Standard Liegi (allenato da un genio della panchina di nome Raymond Goethals) mostrando per lunghi tratti un gioco coraggioso, come raramente mostravano le squadre italiane in trasferta dell’epoca. Al ritorno a Torino non c’è stata storia e una doppietta di Pablito Rossi stecchisce i belgi.

 

 

La sfida al Villa Park

 

 

Il 2 marzo arriva per la truppa di Trapattoni l’esame più difficile: la trasferta in programma è infatti nell’uggiosa Birmingham e l’avversario è l’Aston Villa campione d’Europa in carica.

Al Villa Park va in scena una partita spettacolare, uno dei migliori match in trasferta, a livello europeo, della storia bianconera: passano pochi secondi infatti e Bettega tocca per Cabrini, sul cross del terzino Rossi irrompe come un falco regalando il vantaggio. Il gol è talmente rapido che gli operatori di Telemontecarlo se lo perdono, iniziando la diretta con la Juve già in vantaggio!

L’Aston Villa replica in modo furibondo, ma gli uomini di Trapattoni non restano asserragliati in area, cercando più volte il contropiede manovrato. In apertura di ripresa, al 51’ Cowans trova il pareggio e proprio nel momento di maggior difficoltà per i bianconeri sale in cattedra monsieur Michel Platini, che inizia letteralmente a dipingere calcio in terra inglese. Così, a sette minuti dalla fine Bettega passa a Platini, che di esterno destro trova un corridoio impossibile per Boniek che calcia un fendente sotto il sette: 2 a 1!

Al triplice fischio il Villa Park scoppia in un fragoroso applauso nei confronti della squadra bianconera da parte del pubblico di casa. In questo clima euforico Trapattoni deve smorzare i toni in vista del ritorno: «Noi giocheremo come se fosse 0-0, perché gli inglesi possono ribaltare qualsiasi risultato. Non adotteremo quindi tattiche prudenziali».

Il fuoriclasse Platini invece è più prosaico: «L’importante è passare il turno anche a costo di giocare male. Non sarà facile, ma questa Coppa la vogliamo». Sul fronte inglese, il tecnico dell’Aston Villa Tony Barton, che l’anno prima ha vinto il trofeo partendo da viceallenatore, tesse le lodi agli avversari: «La Juve è la più grande squadra d’Europa. Se la battiamo stasera, conquisteremo di sicuro la Coppa Campioni perché avremo eliminato l’avversario più forte». Gary Shaw, dipinto come il “bello del calcio inglese”, afferma realisticamente: «Passare il turno sarà molto difficile, ma se segniamo subito, chissà…».

 

 

Aston Villa, classicismo inglese

 

Sono le 20.30 di mercoledì 16 marzo 1984 quando, sotto un cielo plumbeo in cui la pioggia ha sostituito la neve del giorno precedente, la Juventus e l’Aston Villa si accingono ad entrare sul terreno dello Stadio Comunale con le loro classiche divise. In tribuna c’è il tutto esaurito, con tanto di incasso record per il calcio italiano (980 milioni di Lire). La squadra di casa scende in campo con la sua formazione tipo conosciuta da tutti gli appassionati sportivi italiani: Zoff; Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Bettega, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek.

La squadra di Birmingham invece si schiera con il lungagnone Nigel Spink in porta - ventiquattrenne eroe per caso nella finale contro il Bayern Monaco della stagione precedente. Partito come riserva del più esperto Jim Rimmer, al 9’ del primo tempo entra al posto del titolare e si traveste in Superman parando tutti i tentativi a rete dei bavaresi che alla fine soccombono per 1-0 grazie al gol di Withe al 76’.

In difesa, nella classica linea a quattro tipica del calcio inglese, sulla destra troviamo il giovane Gary Williams (22 anni), prodotto del settore giovanile dei Villains. È un classico terzino di scuola britannica, piedi così così, ma grande temperamento e capacità di “arare” la fascia per tutta la gara. Al centro della retroguardia troviamo lo scozzese Ken McNaught, ventottenne leader del reparto. Un difensore possente, ma non troppo veloce che viene affiancato dal connazionale Allan Evans, 26 anni, un ex attaccante riconvertito in stopper.

Sulla fascia sinistra agisce infine Colin Gibson, il “gemello” del terzino destro Williams, sia per età (22 anni) che per caratteristiche tattiche, anche se possiede un mancino un pochino più educato; anche lui è un prodotto dell’Academy del Villa.

A centrocampo, da destra verso sinistra nell’altrettanto classica linea a quattro, troviamo con il numero 7 Des Bremner, trentenne scozzese dalla grande tempra agonistica capace di svolgere egregiamente le due fasi. Sul centrodestra invece giostra il capitano Dennis Mortimer, anche lui trent’anni, totem del centrocampo. È un classico tuttofare che gioca soprattutto su linee orizzontali come frangiflutti e metronomo. Al suo fianco, il talento di Gordon Cowans, 24 anni mezzala completa e dai piedi buoni (era perfettamente ambidestro), ancora oggi è considerato il miglior giocatore che abbia mai vestito la maglia claret and blue.

Sulla fascia sinistra Burton deve rinunciare all’asso Tony Morley, sostituito dal diciottenne di colore Mark Walters, un’aletta guizzante sfornata anch’essa dal vivaio Villains.

In attacco infine troviamo la classica coppia formata dall’ariete (di 188 centimetri) Peter Withe, trentunenne girovago del calcio inglese che a Birmingham ha trovato la sua giusta dimensione, anche perché ha segnato il gol decisivo nella finale di Coppa Campioni contro il Bayern con un tap-in da pochi metri che i tifosi dell’Aston Villa ricorderanno per sempre. Il suo partner è il guizzante Gary Shaw, 22 anni, che l’anno precedente ha ricevuto il premio Bravo del Guerin Sportivo, riservato al miglior under 23 europeo. L’allenatore è Tony Barton, 55 anni ex vice di Ron Saunders, il tecnico che aveva riportato la vittoria in First Division che mancava dal lontano 1910. Dal febbraio del 1982 Barton è diventato capo allenatore a tutti gli effetti, riuscendo a compiere un’impresa ancora più grandiosa di quella del suo titolare vincendo, contro ogni pronostico, la Coppa Campioni.

Il Villa si schiera così con un 4-4-2 piuttosto classico, che in fase di possesso può trasformarsi in un 4-3-3 date le caratteristiche smaccatamente offensive dell’esterno mancino Walters. Trapattoni, per contrastare efficacemente lo schema di gioco avversario, ripropone il 3-4-3 asimmetrico già visto a Birmingham.

Scirea agisce da libero staccato, protetto al fianco da Gentile, che agisce in marcatura su Shaw e da Brio che invece si incolla a Withe. Il resto dei giocatori invece è disposto a zona con Tardelli che prende nella sua zona Walters (con Bonini sempre pronto al raddoppio) e Cabrini che fa lo stesso sulla sinistra. Platini invece agisce sia da centrocampista puro che da rifinitore a seconda delle fasi di gioco, con Boniek pronto a svariare su tutto il fronte offensivo. Le due punte Bettega e Rossi, perfettamente complementari per caratteristiche, non rimangono mai statiche in attacco, arretrando spesso a centrocampo o allargandosi sulle corsie esterne.

Giovanni Trapattoni, al suo settimo anno in bianconero, ha quindi realizzato una bella miscela tra la classica anima italianista che prevede grande attenzione alla fase di non possesso con rigide marcature individuali ad una fase offensiva molto fluida, dove i giocatori attaccano senza dare punti di riferimento all’avversario.

 

 

La cronaca della partita

 

 

Al primo fischio dell’arbitro olandese Keizer, la Juventus parte subito all’attacco, mostrando di non volersi assolutamente accontentare dello 0-0: al 2’ sugli sviluppi di una punizione, Rossi effettua una sponda per Platini, il tiro insidioso del francese viene parato in tuffo di Spink. Un minuto dopo insiste la Juve, ma il cross di Cabrini non trova nessuno a riempire l’area di rigore. Al 5’ Gibson commette un fallaccio su Platini, il direttore di gara però redarguisce soltanto verbalmente il giocatore inglese. Un minuto più tardi la squadra di casa continua a farsi minacciosa: Scirea avanza sino nell’area avversaria e, dopo un triangolo con Platini, fa partire un tiro-cross che però non trova nessuno. Dopo sei minuti di tregua si rifà pericolosa la Juve con un’azione insistita che si conclude un con tiro di Bettega (leggermente deviato da un difensore dell’Aston Villa) che termina alto. Sugli sviluppi del corner successivo i bianconeri trovano il vantaggio: un tiro di Platini, molto potente, ma centrale, non viene trattenuto dal portiere Spink che si fa sfuggire clamorosamente la palla: 1 a 0.

La banda del Trap ormai gioca sul velluto. Diciannovesimo minuto: splendido tacco di Bettega per Boniek che si inserisce per vie centrali, il polacco però viene anticipato dalla difesa avversaria. Sessanta secondi dopo si fanno pericolosi gli inglesi con un cross di Gibson per Withe, il cui colpo di testa obbliga Zoff a parare in corner. La Vecchia Signora, però, è a dir poco scatenata e regala spettacolo a scena aperta: al 26’ tacco di Rossi, cross di Platini e difesa inglese che sbroglia affannosamente in corner. Sugli sviluppi del calcio d’angolo arriva il raddoppio; scambio corto tra Rossi e Gentile, cross del centravanti e stacco imperioso di Tardelli che manda la palla nell’angolino lontano dove Spink non può arrivare: 2-0 meritatissimo per la squadra torinese. Al 34’ la Juve potrebbe triplicare, Boniek riceve palla da una corta respinta della difesa dei Villains, ma calcia a lato. A sei minuti dal termine della prima frazione si rivede in attacco la squadra di Tony Barton, con un tiraccio alle stelle di Cowans. Finisce così sul 2-0 un primo tempo dominato dalla compagine di Trapattoni.

Il secondo atto della sfida inizia ancora nel segno della Juventus: al 49’ dopo una sgroppata centrale, Boniek sbaglia l’assist decisivo verso Rossi. Al 53’ la Juve va ben due volte vicina al terzo gol: cross di Rossi, tiro di Boniek e respinta di Spink, poi sugli sviluppi dell’azione altra palla in mezzo di Cabrini e colpo di testa di Platini che termina fuori. Tre minuti più tardi il fuoriclasse francese calcia a giro verso la porta del Villa, ma la palla termina fuori. Al 61’ un tiraccio da lontano di Bremner termina in tribuna: è l’immagine più iconica di un Aston Villa allo sbaraglio, che due minuti più tardi rischia di regalare il terzo gol alla Juve, quando un passaggio all’indietro, maldestro, di Williams, infatti innesca Boniek che per poco non anticipa Spink in uscita.

Al 67’ contropiede magistrale della Juventus con Scirea che conclude la transizione offensiva con un tiro alto sulla traversa. Un minuto dopo il terzo gol si concretizza: Platini ruba palla ad un disorientato McNaught e di piatto spiazza Spink! Al 75’ c’è la prima sostituzione in casa bianconera: entra Furino per Brio con Tardelli che passa nel ruolo inedito di stopper. Al 76’ altra azione insistita della Juve, ma Bettega calcia alto sulla traversa scivolando a terra. A questo punto l’Aston Villa prova con generosità a cercare il punto della bandiera: al 78’ un tiro a giro di Cowans finisce alto sulla traversa. Passano due minuti ed il numero dieci del Villa si rifà vivo con un’altra conclusione, questa volta, centrale, che viene parata da Zoff. All’81’ la squadra inglese trova il punto dell’onore: cross liftato di Gibson e colpo di testa di Withe, nell’angolo lontano, che batte Zoff, 3 a 1. All’82’ la Juventus potrebbe fare il poker, ma Rossi viene anticipato da un’uscita a valanga di Spink.

 

Le dichiarazioni del post partita

Dopo il successo, c’è grande euforia in casa Juventus. Il presidente della Repubblica Pertini, rimasto in buoni rapporti con molti giocatori bianconeri dopo la famosa partita a scopone sull’aereo, di ritorno dal trionfo di Madrid, telefona raggiante a Boniperti nell’intervallo della sfida colpito dalla bellezza del gioco della Vecchia Signora: «Complimenti, complimenti a tutti. E un saluto al mio amico Zoff!». Umberto Agnelli è ugualmente felice: «Adesso, per com'è andata la partita con tutte le cose belle viste, penso sia stata fatta anche giustizia alle polemiche. Tutta l'Italia ha visto di che cosa sia capace questa Juventus». Anche un personaggio realista come Giovanni Trapattoni è al settimo cielo per la prova dei suoi ragazzi: «Dire che sono soddisfatto è dire poco. Non soltanto per lo spettacolo, ma anche perché è stato dimostrato che la squadra possiede oltre alle capacità tecniche uniche, le qualità morali per emergere».

Poi il Trap prosegue con più cautela: «In teoria la Coppa Campioni adesso sembra più vicina, ma non possiamo illuderci che la strada sia diventata improvvisamente piana. A questo punto, visti i due risultati conseguiti dal Widzew, c’è da pensare che la squadra più ostica da affrontare sia proprio quest'ultima».

Trapattoni, che compirà gli anni il 17 marzo, il giorno successivo alla sfida, si è visto così consegnare un bellissimo regalo dai suoi giocatori, anche se il tecnico ha solo un evento importante in testa: «Il 25 maggio, il giorno della finale di Coppa».

Sarà l’Amburgo del tecnico austriaco Ernst Happel a rovinare la festa tanto desiderata da Trapattoni e dalla sua bellissima Juventus, che si scioglierà come neve al sole proprio sul più bello, dopo una marcia in Coppa Campioni a dir poco trionfale. Ma questa, appunto, è un’altra storia.

 

 

 

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