Arteta e Xabi Alonso, gli amici al vertice

Arteta e Xabi Alonso, gli amici al vertice

Gli allenatori del Bayer Leverkusen e dell'Arsenal si conoscono da quando erano bambini: non hanno mai giocato assieme da pro, ma le rispettive carriere si sono intersecate più di una volta

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Non hanno mai giocato assieme da professionisti, eppure è come se fossero due gemelli, calcisticamente parlando. Amici veri, quello sì, Xabi Alonso e Mikel Arteta, allenatori rispettivamente del Bayer Leverkusen e dell'Arsenal, due squadre a loro immagine e somiglianza e nel pieno di una stagione memorabile.

Ora in panchina, ma in passato calciatori di gran classe, da lontano faticavi a distinguerli poi da vicino vedevi che Xabi Alonso era più alto di una decina di centimetri. Somiglianze che proseguivano con la terra di origine, la provincia basca della Gipuzkoa che ha San Sebastiàn come capoluogo, e la squadra dove erano cresciuti, l'Antiguoko sempre di San Sebastiàn, clamorosa fucina di talenti.

Due registi di centrocampo, due menti pensanti, e se si dice che molti giocatori già in pantaloncini corti sono già degli allenatori, con Xabi Alonso e Arteta si trovano due esempi pressoché perfetti. Mai assieme da professionisti, certo, ma con molti aspetti della loro carriera da rivivere in parallelo.

 

 

Xabi Alonso e Arteta, due predestinati

Teniamo sempre presente che Arteta a due anni venne operato a cuore aperto e tutto sommato gli è andata bene, visto come gli è andata la vita in seguito. Xabi Alonso non ha avuto di questi problemi, certo, il suo cuore oltre a quello pulsante nel petto è stata la mediana, il cerchio di centrocampo: che fosse della Real Sociedad, del Liverpool, del Real Madrid, del Bayern Monaco o della nazionale spagnola poco cambiava.

Quattro mesi di differenza all'anagrafe a favore di Xabi, basco dell'interno, di Tolosa, città del carnevale e di una particolare varietà di fagioli: "donostiarra" purosangue invece Mikel. L'Antiguoko assieme, un futuro che pare scritto per entrambi alla Real Sociedad, e invece ecco sbucare il Barcellona che vede Arteta e se lo porta alla Masìa, trovando in lui l'erede ideale di Pep Guardiola.

La coppia di amici si scinde, per Mikel inizia un'esperienza che curiosamente lo farà tornare pochissimo in Spagna, una sola stagione alla Real Sociedad proprio dopo che Xabi era stato ceduto al Liverpool. Erede designato di uno, Alonso, che aveva tutto del predestinato a cominciare dall'essere nato in una famiglia di calciatori, con papà Periko campione di Spagna con la Real Sociedad nel 1981 e nel 1982, quando erano i baschi a dominare la Liga.

Anche Arteta è un predestinato, altrimenti il Barcellona non l'avrebbe messo nel mirino. Tuttavia in Catalunya butta veramente male e quindi ecco la cessione in prestito al Paris Saint-Germain e poi quella definitiva ai Rangers Glasgow, dove Mikel inizia ad annusare l'aria d'Oltremanica. La stessa del resto di Xabi Alonso, che con il Liverpool vince miracolosamente la Champions League del 2005 contro il Milan guadagnandosi la gloria imperitura, segnando anche il 3-3 che completa la rimonta dei Reds da 0-3.

L'incredibile ricongiungimento non avviene a livello di club ma di città, visto che Arteta nel 2005 va a Liverpool, sì, ma all'Everton. Va a vivere vicino al suo vecchio amico, ci mancherebbe altro, nella zona dei Docks: poi però in campo non c'è fratellanza o stima che tenga, e nei derby della Mersey si gioca all'ultimo sangue, con Arteta che dell'Everton diventa leader assoluto, quasi come Xabi con i Reds.

Per la cronaca Arteta contro il Liverpool gioca 15 partite segnando 2 gol e facendosi espellere in un'occasione. Dal canto suo Xabi Alonso contro il suo amicone ha totalizzato 5 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte quando Mikel era all'Everton mentre all'Arsenal 3 vittorie e una sconfitta.

 

Salendo di livello

 

Perché diciamoci la verità, quelli dell'Antiguoko hanno una marcia in più. Lo stesso quartiere di San Sebastiàn che rappresentano, l'Antiguo, è una specie di città nella città, lontano dai lustrini del lungomare e del Festival del Cinema e dal centro storico ormai ostaggio dei siti che propongono affitti brevi per le case.

Personalità, nessuna paura di sbagliare, in campo poi tutto questo si vede. E quando nel 2009 Xabi Alonso finisce al Real Madrid è chiaro che si tratta di un'investitura. In un periodo in cui la Spagna fatica a trovare posto in nazionale a uno come Fabregas, pensare di affidare un pallone, qualsiasi pallone, a lui o nel caso delle Furie Rosse a Xavi, Iniesta o David Silva mette ancora i brividi. Una squadra dove per Arteta non c'è posto (zero presenze con la Spagna per Mikel), ma con questa concorrenza è inevitabile.

Il Real Madrid di Arteta comunque si chiama Arsenal, un passaggio-chiave per lui, che inizia ad essere anche capitano dei Gunners. In una squadra stracolma di qualità, per tre anni Mikel pennella calcio: arrivano due FA Cup sollevare un trofeo così importante nel cielo di Wembley lo consegna definitivamente alla leggenda.

Gli infortuni limitano tuttavia in maniera pesante Arteta nel finale di stagione e il ritiro a 34 anni è quasi prematuro, mentre nel frattempo Xabi Alonso ha continuato a inanellare successi sia con il Real Madrid (anche se salta la finale di Champions League del 2014 per squalifica) che con il Bayern Monaco, la sua ultima squadra, dove però mette da parte un'ulteriore esperienza in un campionato diverso e per certi versi opposto rispetto a quello spagnolo.

 

Gli allenatori

 

Arteta ha iniziato prima, va detto, anche perché ha smesso prima di giocare. Non è riuscito ad essere sul campo un nuovo Guardiola? Curiosamente, ma forse non troppo, di Pep ne sarebbe diventato il vice al Manchester City.

Guardiola che peraltro ha allenato anche Xabi Alonso, nei due anni in cui il tecnico catalano si è seduto sulla panchina bavarese, vincendo due scudetti (o meglio, dominandoli). E no, lì Arteta non faceva ancora parte del suo staff anche se sarebbe stato un ricongiungimento speciale con Xabi: un trust di cervelli calcistici con pochi eguali al mondo.

Dal 2016 invece ecco Mikel a stretto contatto con Guardiola e addirittura incaricato di dirigere una partita del City (sconfitta a Lione nel settembre del 2018) per via di una squalifica di Pep. E quando sei vice di uno dei migliori è chiaro che non appena si libera una grande panchina i radar si sposteranno su di te, come puntualmente successo ad Arteta, scelto nel 2019 dopo l'esonero del suo corregionale basco Unai Emery.

Xabi Alonso invece è ripartito dalle origini, dalla Real Sociedad: o meglio, dalla sua squadra giovanile, portata a una storica promozione in Segunda Divisiòn nel 2021, con giocatori che ad oggi fanno parte stabilmente delle rotazioni dei “grandi”. Come poi avremmo visto col Bayer Leverkusen, comunque, grande spazio ai giovani (la Real Sociedad B non poteva che schierare gli under-23) e gioco a viso aperto a costo di perdere.

Insomma, tutti aspetti del loro carattere che si notavano già da lontano, da tempo. E che ritroviamo ancora oggi che questi due amici potrebbero vincere i rispettivi campionati, la Bundes (ormai una formalità per il Bayer) e la Premier.

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