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I gialloblù allenati da Alberto Malesani trionfarono il 12 maggio di 25 anni fa battendo nettamente in finale l'Olympique Marsiglia
Ad oggi è l'ultima italiana in grado di vincere la Coppa Uefa, e non solo perché la Coppa Uefa non c'è più ma anche perché nonostante il cambio di nome in Europa League le squadre di casa nostra non sono più riuscite a conquistare quella competizione. Il Parma del 1999 è stato quindi una sorta di ultimo afflato dell'Italia che in Europa ha cominciato a fare fatica, le altre leghe sono cresciute e noi siamo rimasti al palo in un quarto di secolo, o quasi. Quell'impresa però a 25 anni di distanza merita di essere ricordata, anche perché parliamo di una signora squadra, che forse ha raccolto meno del previsto.
Quello sì che era un grande Parma, all'ultimo acuto di un ciclo quasi decennale, dal trionfo in Coppa delle Coppe nel 1993 a quello in Coppa Uefa del 1995 fino all'apoteosi, appunto, del 1999, quando i gialloblù in Italia venivano considerati una delle "sette sorelle" del campionato assieme alle milanesi, alle romane, alla Juventus e alla Fiorentina.
Altri tempi e altro Parma, naturalmente, con un undici titolare da urlo e riserve pure all'altezza. Basti pensare solo alla linea difensiva: Buffon-Thuram-Sensini-Fabio Cannavaro. E davanti un fantasista come Veron al massimo splendore a lanciare due attaccanti pure in stato di grazia, Chiesa e Crespo.
In quella Coppa Uefa i ducali fecero fatica solamente ai primi turni, soffrendo contro Fenerbahce e Wisla Cracovia per poi prendere il largo in seguito, addirittura regolando il Bordeaux al ritorno dei quarti di finale con un 6-0 senza storia. E in semifinale nessun problema nemmeno contro l'Atletico Madrid, con un complessivo 5-2.
Una semifinale dove cadde il Bologna, invece, di fronte all'Olympique Marsiglia, appunto. Mancato derby emiliano nell'ultimo atto di Coppa Uefa, chissà cosa sarebbe potuto succedere.
Un Marsiglia con grossi nomi anch'esso in realtà, su tutti quello di Laurent Blanc fresco campione del mondo con la Francia come Thuram del resto, oltre a Boghossian che gioca sempre nel Parma, pilastro del centrocampo.
Ma non c'è nulla da fare contro una squadra modernissima, col suo 3-4-1-2 capace di far male in ogni modo. Allo Stadio Luzhniki di Mosca è un monologo gialloblù, già prima dell'intervallo la squadra di Malesani è avanti di due gol, quelli di Crespo (enorme svarione di Blanc nel retropassaggio di testa verso il portiere) e Vanoli, terzino sinistro con licenza di offendere, altro segreto di Pulcinella di quell'undici formidabile.
Il tris è un classico del repertorio di Enrico Chiesa, in quel momento uno dei migliori attaccanti italiani e capocannoniere della Coppa Uefa 1998-99 grazie proprio a quel timbro, una rasoiata di prima intenzione sotto la traversa su cross di Veron e velo di Crespo: un grande gol di un grande bomber.
C'è tempo anche per l'esultanza come sempre colorita di mister Malesani, una sorta di giocatore aggiunto al gruppo. Una finale dominata che vista a posteriori lascia un po' di malinconia, di quando eravamo davvero una superpotenza a livello continentale.
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